Google: a giorni la presentazione della strategia mobile. Piattaforma ‘open’ e modello person-to-person per scuotere il settore

di Alessandra Talarico |

Mondo


Larry Page e Sergey Brin di Google

Google potrebbe svelare già nelle prossime settimane la tanto attesa strategia d’ingresso nel mercato della telefonia mobile. Ne è convinto il Wall Street Journal, secondo cui l’entrata non sarà contrassegnata tanto dall’arrivo di un telefonino targato Google, quanto da una serie di applicazioni e servizi accessibili dal telefonino così come avviene dal Web.

 

L’obiettivo di Google è quello di garantire agli utenti mobili la stessa facilità d’uso delle applicazioni internet: che si tratti di mappe, messaggeria istantanea, posta elettronica, video sharing, social networking, tutto dovrà essere raggiungibile in maniera semplice e immediata proprio come avviene dal computer di casa.

 

I particolari della strategia mobile di Google dovrebbero essere resi noti entro al massimo un paio di settimane per consentire ai produttori di integrare nei nuovi apparecchi i software e i servizi della casa di Mountain View già dalla metà del prossimo anno.

 

Secondo il Wall Street Journal Google avrebbe incontrato nei giorni scorsi diversi costruttori – tra cui il taiwanese HTC e il sud coreano LG – per realizzare anche un telefonino tagliato su misura per i software Google. La società sarebbe inoltre alla ricerca di potenziali partnership con gli operatori mobili: negli Usa i più accreditati sono Verizon Wireless – joint venture di proprietà di Verizon Communications e Vodafone – e Sprint Nextel, mentre in Europa ci sarebbero stati contatti con la filiale di France Telecom, Orange, e con 3UK.

 

Il compito intrapreso dal re dei motori di ricerca non è dei più semplici: bisognerà infatti superare innanzitutto la resistenza degli operatori all’ingresso nel business di un player di cotanto peso, senza contare la difficoltà di gestire questioni delicate come la privacy e la sicurezza dei dati.

 

Altro obiettivo – tutt’altro che semplice – è quello di allentare il controllo degli operatori sui software e i servizi utilizzati sulle reti mobili: al momento, infatti, gli operatori hanno l’ultima parola su quale telefonino o servizio a banda larga può essere usato sulla loro rete e spesso utilizzano questo privilegio per bloccare i vendor e i fornitori di contenti e servizi con contratti esclusivi.

 

Grazie alla piattaforma ‘open’ di Google, invece, gli sviluppatori indipendenti potranno avere accesso agli strumenti di cui hanno bisogno per realizzare nuovi servizi, basati ad esempio, su Google Maps o altre applicazioni della società.

 

Google aveva già tentato di aprire un varco verso una maggiore apertura di reti e servizi, dicendosi pronto a spendere 4,6 miliardi di dollari per partecipare all’asta FCC volta a riallocare le frequenze lasciate libere dal passaggio alla Tv digitale, ma  solo se la FCC avesse adottato regole che assicurassero che “a prescindere dal vincitore dell’asta, siano serviti gli interessi dei consumatori”. Una sorta di ‘network neutrality’ simile a quella richiesta dalla web company – con scarso successo – per le reti fisse.

L’idea è quella di permettere a tutta una serie di servizi come il social networking, la localizzazione di farsi strada ‘naturalmente’ sui telefonini come è avvenuto sul web. Google, allo stesso tempo, potrà collezionare dati per inviare spot mirati sui telefonini degli utenti.

 

Secondo il Ceo della società, Eric Schmidt, Google si concentrerà non tanto sulla creazione di nuove piattaforme, quanto sull’appoggio di terze parti che lo faranno al posto suo. “Perché è così che nasce l’innovazione”.

 

Non mancano, tuttavia, i rischi: anche se molti sviluppatori presumibilmente accoglieranno di buon grado la piattaforma aperta di Google, la società dovrà prestare molta attenzione ad alcuni fattori cruciali come la protezione dei dati degli utenti, che se non verrà tutelata adeguatamente potrebbe trasformare il progetto della società in un boomerang.

 

Negli ultimi anni, comunque, Google ha comunque creato un ecosistema di accordi e collaborazioni per aprire la strada al suo ingresso nel settore mobile: a cominciare dalle partnership sui software con Motorola e Samsung, per finire a quelle con Vodafone per i servizi YouTube via cellulare.

 

Vincere la diffidenza degli operatori, però, sarà un compito molto più arduo e Google lo sa.

 

L’ingresso della società, che potrebbe far valere la sua posizione dominante nel settore dell’advertising per offrire servizi completamente gratuiti, rischia infatti di vanificare gli sforzi fin qui fatti dagli operatori mobili per convincere gli utenti a navigare internet dalle loro reti mobili.

 

Dopo la marea di soldi spesi, è naturale che i player ‘puri’ vogliano recuperare gli investimenti, in parte attraverso l’advertising, e Google e gli altri motori di ricerca non sono che competitors che vogliono mettere le mani sulla loro stessa fetta di torta.

Non sarà una passeggiata insomma, anche se l’intento è quello di trasportare le dinamiche del web – libero dal controllo dagli operatori – alla telefonia mobile.

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