WiMax: le osservazioni di Anti Digital Divide sul bando per l’assegnazione delle frequenze

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo dell’Associazione Antidigital Divide di seguito riportato.

Italia


WiMax

Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha presentato la procedura di assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze “WiMax” nella banda 3.4-3.6 GHz (banda 3.5 GHz).

  

Ecco di seguito i punti essenziali e le considerazioni avanzate sulla procedura dall’Associazione Anti Digital Divide.

  

1. Garanzie che il singolo aggiudicatario deve prestare: ogni aggiudicatario deve garantire una significativa copertura territoriale ed un particolare impegno nelle aree a “digital divide”. La copertura territoriale è calcolata con un meccanismo a punti previsto dal disciplinare di gara e risultante dall’installazione di impianti nei Comuni dell’area interessata.

  

2. I Comuni sono suddivisi in tre distinti elenchi: 30 dei 60 punti da raggiungere devono essere realizzati installando impianti nei Comuni a «digital divide totale», raccolti in un apposito elenco allegato al Bando di Gara.

  

3. Trascorsi i 30 mesi dal rilascio del relativo diritto d’uso, gli aggiudicatari che non utilizzino completamente le frequenze assegnate, sono tenuti a soddisfare richieste di soggetti terzi di accesso alle frequenze stesse, sulla base di negoziazione commerciale.

  

I primi due punti soddisfano e ricalcano le richieste che ADD aveva fatto pervenire all’AGCOM tramite la consultazione pubblica. ADD chiedeva: 

  

1. la priorità per le zone digital divise e a bassa competitività;

2. la suddivisione del territorio in 3 macro aree;

3. nessuna competitività (zone digital divise), bassa competitività (zone in cui non è possibile il distacco dall’incumbent, Telecom, attraverso Shared Access o Full Ull ecc.) e alta competitività (zone dove è possibile il distacco dall’incumbent attraverso Shared Access o Full Ull);

4. rapporto di copertura 1 a 1 tra zone digital divise e zone già coperte.

  

Ecco cosa scrivevamo nel documento inviato all’AGCOM:

  

5.2) Si condivide un orientamento che preveda di assoggettare i richiedenti, oltre agli appropriati requisiti soggettivi, ad obblighi di copertura ? Dovrebbero tali obblighi essere limitati alla sola verifica di un effettivo impiego delle frequenze assegnate (del tipo use it or lose it) ovvero essere maggiormente prescrittivi ?

Riteniamo che oltre all’effettivo impiego (tipo “use it or lose it”) sia d’uopo prevedere una forma di controllo che deve avere una cadenza periodica abbastanza ristretta. Vorremmo però soffermarci sugli obblighi di copertura, ribadendo che vi deve essere una priorità per le zone digital divise e a basso livello di concorrenza. Si potrebbe introdurre un vincolo di copertura, che preveda un rapporto di 1 a 1 tra zone DD e zone non DD. Cioè solo dopo aver coperto una zona DD si potrebbe procedere a coprire una zona non DD. Nel caso queste condizioni non fossero rispettate vi dovrebbero essere pesanti penali per gli operatori, che prevedano anche la perdita di una parte delle licenze acquistate. Una eventuale normativa che non sancisca una priorità per le zone digital divise ed a bassa competitività sarebbe anticostituzionale, in quanto violerebbe l’articolo 3 della Costituzione, che recita:

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

  

La suddivisione dei comuni in 3 elenchi potrebbe ricalcare in toto la richiesta di ADD e comunque la ricalca sicuramente per 2/3 visto che prevede che “30 dei 60 punti da raggiungere devono essere realizzati installando impianti nei Comuni a «digital divide totale»”. Quindi si rispetta il rapporto 1 a 1 richiesto da ADD anche se non c’è il vincolo di coprire prima la zona digital divisa.

  

Il punto dolente riguarda l’attesa di 30 mesi. Bisognerà chiarire se le garanzie previste nei primi due punti sono da intendere come obblighi e se le prime verifiche del rispetto di tale obblighi si avranno solo dopo 30 mesi. In questo caso la situazione sarebbe grave perchè permetterebbe di congelare la copertura di una zona per troppo tempo. Ci auguriamo che ci siano verifiche e obblighi intermedi, ad esempio ADD nella consultazione pubblica proponeva:

  

5.4) Quali altri obblighi occorrerebbe introdurre a carico degli assegnatari dei diritti d’uso delle frequenze? Si ritiene che occorrerebbe, in particolare, introdurre obblighi in merito alla tutela della salute pubblica?

Ovviamente riteniamo che tutti i dispositivi debbano essere omologati e le emissioni periodicamente controllate per evitare l’ingerenza nei confronti della salute pubblica. Oltre agli obblighi di priorità per le zone digital divise e di copertura entro il primo anno del 25% della popolazione, relativamente alla zona licenziata, crediamo che debbano essere introdotti SLA e QoS particolari per questo tipo di offerte.”

  

Altra nota dolente è che dopo 30 mesi le frequenze non utilizzate non verranno riassegnate ma si avranno delle negoziazioni commerciali e nel caso queste ricalcassero quelle per le normali adsl, potrebbero esserci tempi “biblici” per raggiungere degli accordi e rendere disponibili le frequenze, considerando i conflitti che potrebbero sorgere tra i vari operatori.

  

ADD aveva richiesto che se proprio il sistema delle licenze non si poteva evitare, bisognava almeno adottare lo strumento del beauty contest, cioè non guardare solamente ai ricavi economici ma anche ai vantaggi per la concorrenza e gli utenti. Avevamo richiesto che ci fosse la maggiore frammentazione possibile delle licenze in modo da generare più concorrenza. Purtroppo, invece, ci saranno:

  

– 2 licenze (macroregionali) più una terza (regionale, questa solo per operatori non UMTS);

– 7 macroregioni (5 + Sicilia e Sardegna)

  

Questo scarsissimo numero di licenze permetterà ai grandi operatori che già controllano il mercato delle TLC di monopolizzare anche il WiMax, con tutte le conseguenze negative del caso. Sarebbe stato necessario inserire almeno un’altra licenza regionale per operatori non UMTS per garantire un livello minimo accettabile di concorrenza, con una solo licenza c’è anche un eccessivo rischio che gli operatori possano mettere in atto dei cartelli sui prezzi. Gli operatori già posizionati nel mercato, inoltre, non hanno assolutamente interesse a fare nuovi investimenti che andrebbero a danneggiare e cannibalizzare il dominio che esercitano attraverso le infrastruttura esistenti, che possiedono e controllano. Il WiMax è una tecnologia in continua e rapidissima evoluzione, nel 2009 si parla di collegamenti a 1Gb/s quindi in grado di competere con le tecnologie su filo xdsl e nel mobile con l’UMTS, è evidente che gli operatori che dominano in questi settori avranno tutto l’interesse a rallentare il processo di diffusione del Wimax e all’Italia già pesantemente in ritardo dal punto di vista tecnologico e in particolare della connettività questo non gioverà assolutamente.

La durata delle licenze è fissata in 15 anni, rinnovabili, e le licenze non sono cedibili senza la preventiva autorizzazione del Ministero.

Anti Digital Divide nel documento inviato ad AGCOM aveva proposto una durata di 5 anni:

  

“I diritti d’uso devono avere un termine massimo quinquennale con la possibilità di rinnovo, la perdita di una licenza deve consentire l’inserimento di un nuovo operatore in tale territorio.”

  

Con una durata di 5 anni, l’operatore sarebbe incentivato a costruire più velocemente l’infrastruttura per sfruttarla economicamente e considerando che i costi per una infrastruttura WiMAX sono assolutamente inferiori, ad esempio, a quelli per l’UMTS, 5 anni sarebbero stati sufficienti.

  

Non è chiaro se sarà possibile adottare la versione 802.16e “mobile” e se se si potranno usare le frequenze per fare backhauling, ADD aveva richiesto l’interoperabilità e la non discriminazione tecnologica quindi si auspica che saranno previste queste possibilità.

  

Non c’è alcun obbligo di wholesale, mentre ADD aveva richiesto questo obbligo almeno per Telecom, che è operatore dominante sia nella telefonia sia nella banda larga, ha il monopolio assoluto sull’ultimo miglio e il più alto numero di utenze nel mercato del mobile.

  

Totalmente ignorato il tema open spectrum cioè la possibilità di poter destinare una parte delle frequenze necessarie alla tecnologia ad un uso LIBERO. Questo è un aspetto molto grave, in quanto il tema free Wimax sta animando le discussioni di diversi esperti, dell’Unione Europea e di 120 mila utenti che hanno firmato la petizione per un WiMax libero e almeno un accenno da parte del ministero sarebbe d’uopo.

  

Per ultimo parliamo dell’aspetto economico, ma solo per dare un’informazione completa, si parla di un monte licenze complessivo di 45 milioni di Euro. Questo è l’aspetto che meno interessa Anti Digital Divide che vedeva nel WiMax la possibilità di abbattere il Divario Digitale e di aprire il mercato della banda larga e della telefonia (liberalizzazione ultimo miglio), purtroppo considerato come è stata impostata l’assegnazione delle frequenze molte di queste speranze rischiano seriamente di essere disattese.

  

Queste osservazioni verranno inviate anche all’AGCOM e al ministro Gentiloni, affinchè vengano comunque a conoscenza della nostra posizione.

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