Wind: la procura di Roma indaga sulla vendita a Sawiris

di Alessandra Talarico |

Italia


Naguib Sawiris

La vendita di Wind al tycoon egiziano Naguib Sawiris è stata caratterizzata o no da anomalie? È quanto tenterà di appurare la Procura di Roma che, partendo dalle indagini svolte da Milena Gabanelli e dai suoi collaboratori per la puntata di Report dello scorso 13 maggio, ha aperto un’inchiesta per il momento senza indagati.

 

I Pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli hanno già ascoltato come persone informate dei fatti sia la Gabanelli che Paolo Mondani, curatore dell’inchiesta incentrata sulle modalità di compravendita di Wind, avvenuta non attraverso una gara pubblica (Enel, anche se controllata dal ministero del tesoro, è una società privata), ma neanche, secondo le testimonianze raccolte da Report, in base a “criteri di trasparenza e lealtà”.

 

L’inchiesta ricostruisce le fasi salienti della vicenda Wind, partendo dal 1997, quando la società venne fondata dall’ente per l’energia elettrica con un investimento di circa 17 miliardi di euro che sancisce il ritorno della “mano pubblica in un settore privatizzato”.

Dopo 8 anni, a causa degli ingenti investimenti previsti, Enel decide di vendere Wind per una cifra di circa 12 miliardi di euro.

 

“La perdita è di più di 4 miliardi di euro – spiegava Mondani nell’inchiesta – Quello che colpisce è il fatto che il Tesoro, che ha funzione di controllo sul pagamento delle tasse di tutti noi, permette a una sua controllata di eluderle”.

Ma all’imprenditore egiziano come si è arrivati?

 

In lista per l’acquisizione di Wind nell’aprile del 2005, arrivano il fondo americano Blackstone e l’egiziana Orascom, controllata da Sawiris.

 

L’intermediario è Alessandro Benedetti, presidente della società lussemburghese Weather Investment nella quale compare anche Naguib Sawiris, e che è la società che materialmente compra Wind.

 

Blackstone e Sawiris mettono sul piatto rispettivamente 12,8 miliardi di euro e 11,7 miliardi ma, con modalità ancora tutte da chiarire “dall’alta dirigenza Enel, parte una telefonata a Sawiris e Benedetti per la presentazione di una nuova una nuova offerta, che arriva a 12,132 miliardi”, senza che Blackstone venisse contattata per una nuova offerta .

 

“Un’offerta – ha spiegato un testimone citato da Mondani – che viene fatta all’ultimo momento, viene corretta all’ultimo momento e che risulta vincente anche con un azzardo”.

 

Una vendita, insomma, conclusa senza che ci fosse gara: secondo Mondani, Enel aprì con i potenziali compratori due trattative private, senza bando di gara né criteri precisi e vincolanti.

 

Resta da chiedersi, Naguib Sawiris come ha pagato Wind?

 

Wind costa a Sawiris 12,132 miliardi di euro, dei quali 11,8 miliardi vengono concessi in prestito da un gruppo di banche.

“I restanti 332 milioni – ha quindi spiegato Mondani – vengono raccolti da Sawiris tramite un fondo iracheno composto da 22 soci arabi tra cui lui stesso. 332 diviso 22 fa 15. Insomma, su 12,132 miliardi, Sawiris di suo ci mette 15 milioni”.

Anzi, secondo alcuni testimoni la cifra spesa da Sawiris sarebbe stata ancora inferiore.

 

A destare le maggiori contestazioni – tra le quali anche quelle del ministro per le infrastrutture Antonio Di Pietro – la cifra di 414 milioni di euro (di cui 317 alle banche e 97 a Benedetti per consulenze varie) catalogata sotto la voce “costi di transazione”.

Senza mezzi termini, Di Pietro definisce questa cifra, il doppio rispetto a una normale transazione di questo tipo, una “mazzetta” pagata alle banche per l’impegno a finanziare Sawiris, più l’organizzazione dell’intera operazione.

 

“Quell’operazione – si chiedeva quindi il Ministro – è un’operazione sostanzialmente poco trasparente, quindi a livello politico c’è o non c’è coinvolgimento? O c’è, o sono stati raggirati, ma ci vuole un inchiesta per scoprirlo. Certo che i politici che vengono raggirati sarebbe una versione molto nuova”.

 

Tutti questi interrogativi dovranno ora essere chiariti dall’inchiesta aperta dalla Procura di Roma, sulla scia, come spesso purtroppo avviene, di qualche raro esempio di ‘buona televisione’.

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