Separazione della rete: AIIP ribatte a Ruggiero, ‘Incrementare la flessibilità di Openreach favorirebbe solo Telecom Italia’

di Alessandra Talarico |

Italia


Riccardo Ruggiero

L’Associazione italiana degli internet provider (AIIP) è d’accordo con l’Amministratore delegato di Telecom Italia, Riccardo Ruggiero, quando afferma che Openreach, la società inglese che gestisce la rete di BT in Gran Bretagna, “è un punto di partenza, una base, ma non è un dogma”.

 

Alcuni giorni fa, Ruggiero aveva affrontato il tema della separazione della Rete, ribattendo a chi chiede che in Italia venga riproposto il modello della Gran Bretagna, dove BT Group ha creato una divisione che si occupa di tutte le operazioni legate all’ultimo miglio – quello cioè che va dalla presa in casa degli utenti fino alla centrale telefonica più vicina dove il cavo di rame può entrare in un server di BT o in quello di uno dei suoi concorrenti – con un Board che risponde al Board di BT Group e al suo fianco un Equality of Access Board, un organo di garanzia paritetico composto da 5 membri, 2 dei quali nominati da BT e 3 membri esterni, la cui nomina è sottoposta a ratifica da parte di BT.

 

BT ha impiegato due anni per dar vita a Openreach e quando la società è stata costituita, ha sottolineato l’ad di Telecom, sul mercato inglese non esisteva l’unbundling.

Il contesto regolamentare e competitivo italiano è per Ruggiero molto più solido e flessibile, con 2,5 milioni di linee in unbundling.

 

Anche secondo AIIP, “…la separazione funzionale attuata da Openreach fu pensata per incentivare la infrastrutturazione attraverso l’unbundling ma, con il passaggio alle reti di nuova generazione non è più idonea a garantire un sufficiente livello di competizione sul mercato”.

 

Le reti NGN, richiedono un processo di ottimizzazione delle risorse realizzato “attraverso la condivisione dell’infrastruttura di accesso da parte di tutti i fornitori di servizi”.

Perché ciò avvenga e tutti gli operatori ricevano lo stesso trattamento, occorre quindi “che la separazione della rete sia anche di tipo societario e non più solo funzionale come nel modello Openreach”.

 

Per Ruggiero, si può trovare una “formula più virtuosa” adottando qualche “flessibilità in più” rispetto al modello inglese, alla luce del fatto che il regolatore italiano “ha dimostrato di essere molto avanti”, mentre lo sviluppo di una rete di nuova generazione, ha ribadito, “deve essere assolutamente definito dal mercato”, senza ingerenze regolatorie.

 

C’è dunque convergenza con l’analisi fatta da Ruggiero, ma non sulle conclusioni: per l’associazione dei provider italiani, infatti, “incrementare la flessibilità del modello inglese, così come auspica Ruggiero…permetterebbe a Telecom Italia di consolidare ed espandere ulteriormente una quota di mercato talmente alta da non trovare riscontro in nessuno dei maggiori Paesi europei”.

 

Sul fatto che Openreach sia un modello tutt’altro che perfetto, anzi “largamente perfettibile” è d’accordo anche l’amministratore delegato di Tiscali, Tommaso Pompei che si oppone all’idea di “importare” un modello legato a un’infrastruttura così importante e parla invece di “adattare” l’esperienza inglese alle peculiarità del nostro mercato.

Bisogna innanzitutto, ha detto Pompei, accelerare le tappe fondamentali del processo di separazione della rete, per permettere a chi opera nel mercato di decidere quali modelli di business adottare e di valutare le ricadute degli investimenti.

 

L’Agcom, da canto suo, è impegnata su più fronti per garantire un accesso paritario alle infrastrutture tlc e sta anche valutando la possibilità di obbligare gli operatori mobili ad aprire le loro reti anche ai gestori di rete fissa che volessero diventare MVNO.

 

L’Authority, che alla luce della convergenza tra reti e servizi fissi e mobili ha deciso ad aprile di avviare una nuova analisi del ‘mercato 15’ per valutare l’introduzione di obblighi regolamentari volti a favorire l’ingresso degli operatori mobili virtuali, ha di recente dato il via libera condizionato alle offerte integrate fisso-mobile di Telecom Italia e Vodafone, dopo un lungo contenzioso che ha visto contrapposte le due società in tribunale.

 

Il fatto che operatori mobili possano accedere alla rete fissa con offerte integrate, ha nel corso di un seminario organizzato dall’Isimm, impone una riflessione sulla necessità di garantire anche agli operatori fissi la possibilità di offrire servizi altrettanto integrati sfruttando la rete mobile. “Molto probabilmente – ha spiegato il commissario Agcom Enzo Savarese nel corso del convegno ISIMMbisognerà valutare la presenza di operatori mobili virtuali di rete fissa in maniera anche regolatoria”.

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