Separazione della rete: OK da Bruxelles, purché avvenga ‘in coordinamento con la Ue’

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Telecomunicazioni

La separazione funzionale della rete sarà uno dei ‘remedies’ che la Commissione europea metterà a disposizione delle Autorità di regolazione nazionale come misura ‘eccezionale’ per aprire il mercato alla concorrenza.

Lo ha precisato il Commissario Ue ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding, incontrando il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.

 

Le Autorità – in ogni caso non il governo – potranno dunque imporre agli operatori dominanti la separazione funzionale della rete di accesso per favorire la concorrenza, ma questo provvedimento potrà essere adottato soltanto in casi eccezionali, “sulla base della legge europea sulle telecomunicazioni e in coordinamento con la Commissione europea”, ha spiegato la Reding.

 

L’Agcom, ha già stabilito che Telecom Italia detiene ancora un significativo potere di mercato in tutti i segmenti delle telecomunicazioni fisse, e ha avviato la scorsa settimana una consultazione pubblica per favorire il processo di convergenza di reti e servizi tlc e per garantire l’indipendenza gestionale delle attività di rete, attraverso appropriate regole di governance e di autonoma incentivazione del management.

 

Secondo l’ultima analisi di mercato datata ottobre 2006, infatti, Telecom controlla il 70% del mercato della banda larga, contro il 51% di France Télécom, il 50% di Deutsche Telekom e il 33% di BT Group.

Ancora più evidente lo squilibrio del mercato della telefonia fissa, dove l’incumbent controlla oltre il 95% del mercato degli accessi a banda stretta residenziale e il 93% del non residenziale.

 

La divisione che si occuperà di gestire le attività di rete, secondo il presidente Agcom Corrado Calabrò, dovrà godere di ampi poteri autonomi rispetto alle altre funzioni aziendali per evitare colli di bottiglia che possano ostacolare il passaggio alle reti di accesso di nuova generazione (Ngn) e portare a una “riconcentrazione del mercato finale, ossia ad una ulteriore restrizione del limitato grado di concorrenza”.

 

Lo strumento regolatorio verrà inserito nella riforma del quadro regolamentare delle telecomunicazioni, in via di definizione a Bruxelles e la posizione della Reding è sostenuta anche dall’Etno, l’associazione che riunisce gli operatori europei della telefonia fissa.

Secondo il presidente Michael Bartholomew, l’Italia, prima di procedere a un simile provvedimento, dovrà aspettare un pronunciamento della commissione.

 

“L’attuale quadro regolamentare per le comunicazioni elettroniche – ha spiegato Bartholomew – non include la separazione funzionale fra l’insieme degli obblighi esistenti”. Fino ad ora, infatti, questa soluzione è stata lasciata alla libera scelta delle singole società e comunque è stata attuata – ad esempio in Gran Bretagna con la creazione di Openreach – sulla base di un processo di analisi del mercato volto ad assicurare che la separazione è l’unica strada percorribile per mantenere e sviluppare la concorrenza in futuro avendo riguardo per gli investimenti e l’innovazione.

 

“L’Italia – ha aggiunto Bartholomew  al pari di ogni altro Stato membro, non dovrebbe quindi considerare l’imposizione di una tale misura prima che essa sia stata discussa ed approvata dall’Ue, dal momento che anticiperebbe il risultato di tale dibattito”.

 

Il rimedio, secondo il presidente Etno, è molto “intrusivo” e poco “opportuno per un mercato già competitivo come quello delle telecomunicazioni”.

La sua applicazione prima di una decisione avallata dalla Ue rischierebbe dunque di avere un forte impatto “sull’armonizzazione e sul raggiungimento del mercato interno delle telecomunicazioni”.


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