Musica digitale: rivedere i modelli di business. Dalla Francia best practices per rivitalizzare il mercato

di Raffaella Natale |

Francia


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L’industria della musica è alla ricerca di nuovi modelli economici. Occhi puntati, quindi, su Last.fm, Sellaband.com, Snocap e Jamendo che potrebbero contribuire a far uscire dalla crisi questo settore.

Lo Studio di questi business model e la concertazione con i player della filiera musicale ha consentito alla Fondation Internet Nouvelle Génération (Fing) di pubblicare un’analisi di sintesi che valuta il potenziale dell’economia digitale per rendere più dinamico il comparto.

 

Questo Rapporto, di oltre 100 pagine, intende porsi come una guida alle best practices per l’industria discografica che ancora non riesce ad avere la meglio sulla pirateria online.

Stando ai dati dell’Istituto GFK, la riduzione del 13,7% del fatturato del disco a 1,42 miliardi di euro per la Francia è in parte legata alle buone performance delle piattaforme di downloading che arrivano a 34,5 milioni di euro. D’altra parte, il mercato delle suonerie per cellulari comincia a mostrare qualche affanno anche se resta in crescita del 23% annuo a 90 milioni di euro.

 

Al centro dell’analisi la considerazione del modello più frequentemente utilizzato: la distribuzione di singoli file, protetti o meno da sistemi DRM, potrebbe non riuscire più a supportare la concorrenza delle offerte gratuite. Se a questo aggiungiamo che le piattaforme di downloading non guadagnano oggi che 0,02 centesimi per titolo venduto, i conti sono presto fatti. Queste cifre non sono, infatti, in grado di assicurare un livello di redditività durevole.

 

Lo studio dei modelli economici più efficaci ha portato la Fing ad avanzare delle soluzioni complementari. Le formule di abbonamento a forfait ai cataloghi accessibili in modo illimitato si iscrivono in un’economia di flusso vicina alla modalità odierna di consumo della musica.

L’abbonato accede a un catalogo in affitto tramite un canale personalizzato. Questo modello può essere finanziato dalla pubblicità ma anche dalla retribuzione indiretta degli aventi dritto proveniente dai produttori di lettori di musica compatibile, che diventa allora un prodotto di appeal.

 

I produttori possono ugualmente concentrarsi sulla rivalorizzazione della musica grazie a servizi complementari.

L’obiettivo è allora quello di abbattere l’offerta di un mercato dove l’abbondanza è ormai la regola.

Una delle soluzioni avanzate sarebbe quella di rivalutare la relazione con l’artista, proponendo ai fan di accedere a dei bonus esclusivi come quelli per i clip oppure i biglietti per i concerti a prezzi ridotti.

 

Lo Studio della Fing precisa tuttavia che esiste il rischio di vedere la filiera musicale – la distribuzione o ancora i social network – prendere il controllo del canale di valore grazie alla vicinanza agli appassionati di musica. 

 

Questa posizione di forza potrebbe condurre a una riorganizzazione industriale del settore musicale più favorevole ai produttori. La concentrazione dei social network, per i quali la musica rappresenta solo un prodotto a forte richiesta, combinato al finanziamento pubblicitario che si concentra sui segmenti più redditizi, potrebbe anche portare a una riduzione della diversità culturale.

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