Privacy e internet: Gentiloni, ‘Necessaria una regolamentazione circa l’uso dei dati acquisiti’  

di Raffaella Natale |

Stefano Rodotà (ex Garante Privacy): ‘Si lavora a Dichiarazione universale dei diritti della privacy’.  

Italia


Privacy

Privacy al centro della puntata del Maurizio Costanzo Show su Canale5 dove, presenti il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni e il past Presidente dell’Autorità garante per la privacy Stefano Rodotà, si è discusso di quanto l’arrivo delle nuove tecnologie minacci la vita privata di ognuno di noi.  
 

Aspetto ampiamente messo in risalto da Gentiloni che ha evidenziato come i new media negli ultimi anni, oltre ai notevoli vantaggi apportati, abbiano posto il problema della privacy.

Si presenta, quindi, ha commentato il Ministro delle Comunicazioni l’esigenza di  “…una regolamentazione circa l’uso dei dati acquisiti”, diversamente, ha aggiunto, “…rischiamo di farci del male con questa progressione tecnologica. E tra dieci anni finiremo con l’essere seguiti passo dopo passo”.

Per Gentiloni, “…Non arriveremo mai sulla rete internet, a meno che la sfida dei prossimi anni non passi per gli utilizzatori stessi di internet”.

Il Ministro ha sostenuto che mentre su altri fronti si può in qualche modo assicurare la tutela della privacy, la vera sfida è quella sul web, dove nel giro di pochissimi minuti un fatto, una notizia, una foto diventa di pubblico dominio.

 

Quanto invece agli organi di stampa, in particolare giornali, Gentiloni ha auspicato che anche questi facciano delle scelte appropriate e opportune. E ha spiegato che “…i giornali sono l’ultimo anello della catena nella vicenda delle intercettazioni e della loro diffusione, ma anche la stampa può fare le sue scelte su che cosa rendere pubblico e cosa no”.

 

Il Ministro ha sostenuto che in questi ultimi tempi più certezze vengono grazie al lavoro svolto dal Garante, ma maggiori garanzie si hanno con nuove leggi (come il recente decreto contro le intercettazioni illegali), e poi attraverso il Disegno di Legge che impone ai magistrati di eliminare dagli atti di un’inchiesta le intercettazioni non utili alla stessa, così da evitare che fatti prettamente privati finiscano con il divenire oggetto di pubblica e morbosa curiosità.

Secondo il Ministro, comunque, “…le intercettazioni sono strumento di indagini che come tale non si può eliminare“, è nel loro diventare pubbliche che nasce il problema. “…I giornali dovrebbero fare una prima scrematura – ha detto ancora – anche se non glielo può imporre la legge“. Altra questione è, invece, quella “…delle intercettazioni illegali nel quale caso c’è e ci deve essere un atteggiamento più severo“. Ai giornalisti, ha concluso Gentiloni, “…in ogni caso, direi che, se anche filtrano dagli uffici giudiziari bisognerebbe pubblicarle se hanno rilevanza per le indagini”.

 

Secondo l’ex presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali, “…C’è un problema fondamentale che è quello della rettifica per tutelare la dignità umana”.

“…Sono più di dieci anni che è all’ordine del giorno il problema delle intercettazioni. Nei processi bisogna fare in modo che queste siano eliminate prima che arrivino nelle mani degli avvocati. I magistrati quando hanno le trascrizioni convocano le parti e vedono cosa è rilevante e cosa no per il processo, il resto deve essere distrutto, senza che venga neanche depositato in un archivio segreto”.

 

“…Siamo sempre controllati, lo siamo sempre di più: ogni chiamata su cellulare resta sui tabulati dei gestori per 4-6 anni, come pure ogni movimento della nostra carta di credito“, ha commentato Rodotà, sottolineando che mediamente sono almeno un miliardo al giorno i dati sensibili che vengono archiviati, tra telefonate da apparecchio fisso, chiamate da cellulare, eMail, movimenti di carte di credito.

“…C’è un problema di libertà – ha aggiunto – in un mondo dove il controllo diventa sempre più marcato“. A proposito poi di figure pubbliche che sono oggetto dell’attenzione dei fotografi in ogni momento, o quasi, della loro esistenza, Rodotà ha evidenziato che “…mai queste figure devono essere oggetto di persecuzione sistematica, di violazione della propria intimità“. L’ex presidente dell’Authority sulla privacy ha quindi annunciato che sta lavorando a un progetto di un’agenzia delle Nazioni Unite finalizzato alla definizione di una sorta di “…Dichiarazione universale dei diritti della privacy“.

 

La proposta del direttore di Libero, Vittorio Feltri – in collegamento da Milano – è quella che “…i magistrati non mettano negli atti intercettazioni che non hanno rilevanza per le indagini. Non è giusto pretendere che la scelta sia fatta dai giornalisti”.

Mentre il direttore del Messaggero, Roberto Napoletano, ha posto l’accento sul fatto che “…le intercettazioni in Italia sono troppe: ce ne sono più che negli Stati Uniti”, ma esiste anche il “…problema della gestione delle intercettazioni non rilevanti“, mentre mette in luce che “…quando arrivano ai giornali si tratta dell’ultimo momento della catena”.

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