Digitale terrestre: la Ue boccia gli incentivi ai decoder. I broadcaster coinvolti dovranno ‘rimborsare parzialmente’

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Commissione europea

Come era già trapelato da giorni, la Commissione Ue ha deciso di bocciare i contributi assegnati nel 2004-2005 dal Governo Berlusconi per l’acquisto dei decoder per il digitale terrestre.

Di stamani la comunicazione ufficiale, nella quale il Commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, ha definito quegli aiuti “illegali“, in quanto hanno determinato un “vantaggio indiretto” alle emittenti televisive terrestri e agli operatori via cavo, nella misura in cui hanno permesso di aumentare l’audience del numerico, che rappresenta una parte essenziale della cifre di affari della Pay TV o di un diffusore che voglia sfruttare i suoi servizi di televisione a pagamento. La Commissione ha aperto un’indagine nel merito, dopo aver ricevuto segnalazione da parte di alcuni operatori di televisione terrestre e satellitare.

 

Più precisamente, per l’Antitrust Ue, si tratta di sussidi “…incompatibili con le regole per gli aiuti di Stato in quanto non sono neutrali da un punto di vista tecnologico e creano una distorsione indebita della concorrenza, escludendo la tecnologia satellitare“. E saranno sempre i broadcaster a dover adesso “rimborsare parzialmente” gli incentivi in questione. Le società coinvolte sono Rai, Mediaset, La7 di Telecom Italia Media e Fastweb.

 

Risultano invece legittimi gli aiuti del 2006 per Sardegna e Valle d’Aosta, in quanto “…neutri da un punto di vista tecnologico e proporzionati all’obiettivo di promuovere la transizione alla televisione digitale e l’interoperabilità”.

Ricordiamo che le due regioni saranno quelle che per prime effettueranno il passaggio alla nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva, abbandonando il segnale analogico.

 

Secondo il parere di Neelie Kroes, le “…due decisioni mostrano ancora una volta che la Commissione è impegnata ad aiutare la transizione alla televisione digitale e all’interoperatività. Il sostegno dello Stato per questi obiettivi può essere fornito nel rispetto delle regole sugli aiuti di Stato. Ma la Commissione non è pronta ad accettare il sostegno dello Stato che crea distorsioni inutili della concorrenza tra piattaforme di trasmissione”.

 

Nel 2004 e 2005, l ‘Italia ha versato rispettivamente 150 e 70 milioni di euro, per un totale di oltre 200 milioni di euro, di aiuti per comprare o affittare decoder digitali, senza notificare le misure alla Commissione. I sussidi sono stati forniti per i decoder interoperativi in grado di ricevere i programmi con la tecnologia digitale terrestre oppure gli stessi programmi ritrasmessi via cavo. Nel 2006 l ‘Italia ha notificato una nuova misura che dava contributi per l’acquisto, da parte dei consumatori di Sardegna e Valle d’Aosta, di decoder interattivi con un’interfaccia di programmazione aperta.

 

Stamattina avviato anche l’iter di approvazione del Ddl Gentiloni, che riforma il mercato radiotelevisivo e segna il passaggio al digitale terrestre. Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, è stato ascoltato oggi dalle Commissioni Cultura e Trasporti della Camera che hanno aperto il percorso con le relazioni dei due presidenti-relatori Pietro Folena e Michele Meta.

 

Non si farà alcuna legge di riforma. Di questo ne è convinto l’ex Ministro delle Comunicazioni Marzio Gasparri (Alleanza nazionale).

“…Non si può avviare nessuna discussione sul disegno di legge di riforma del sistema radiotelevisivo – ha detto Gasparri – perché‚ il Governo ha annunciato un altro disegno di legge sulla Rai, che dovrebbe essere prima discusso,non si sa bene con chi, e poi presentato nei prossimi mesi. Non si può fare una mezza riforma per poi farne un’altra nei prossimi mesi. Il Governo deve calare tutte le carte sul tavolo e solo allora si potrà avviare un confronto sull’eventuale riforma del sistema radiotelevisivo pubblico e privato. Non si può fare come vorrebbe il Governo e su questo il centrodestra sarà molto determinato. Un falso dibattito parziale – ha concluso – solo per alcune vendette politiche non lo consentiremo”.

 

Ma il Ministro Gentiloni è convinto che “…non solo si possa ma che si debba avviare separatamente l’analisi del Ddl sul digitale da quello in arrivo sulla Rai, e affrontare con urgenza il Ddl 1825. Se non lo facessimo, ci prenderemmo una responsabilità piuttosto grave”.

“…Il Ddl 1825 – ha spiegato Gentiloni – si concentra su un punto strategico per il Paese: la fase di transizione. Il regolatore decide sulla fase che va dal 2007 al 2012, anche se alcune norme saranno valide anche a regime. Non è una riforma generale del testo unico radiotelevisivo, che non è detto debba essere fatta ogni due o tre anni”.

 

Il Governo, ha spiegato il Ministro, presenterà “…entro quest’anno altre iniziative. La prima è quella già in discussione, sui diritti del calcio. La seconda è la riforma della Rai, che riguarda un assetto immutato in 32 anni. L’ultima riforma è del 1975 e gli interventi successivi hanno riguardato solo il Cda, tutto il resto non è mai stato minimamente preso in considerazione. Credo che il tema sia di grande importanza”.

A questo proposito ha sottolineato che “…il ministero ha aperto una consultazione sulle linee guida, che sono state concertate con il presidente del consiglio, ma esprimono il punto di vista molto aperto del Ministro delle comunicazioni”.

 

L’idea è di “…portarle in Consiglio dei ministri entro i primi sei mesi del 2007, ma l’unica data stabilita al momento è il termine della consultazione per fine febbraio”, ha precisato Gentiloni. Inoltre “…con il ministero dei Beni culturali abbiamo messo in piedi una iniziativa sui contenuti culturali della rete. Ne parleremo poi perché è solo all’inizio ma il tema va approfondito rispetto a quello contenuto nella 122 e nel testo unico, e richiede un intervento”.

Infine, per la seconda parte della legislatura, secondo il Ministro sarebbe utile mettere mano ai due testi unici, quello sulle tlc e quello sulla Tv, nel nome della convergenza.

“…Dispiace – ha aggiunto al termine – se ai parlamentari dell’opposizione non è piaciuta la mia relazione e non gli è parsa sufficientemente convincente. Credo di aver argomentato che il Governo ritiene che non solo si possa ma che si debba avviare separatamente l’analisi del Ddl sul digitale da quello in arrivo sulla Rai, e affrontare con urgenza il Ddl 1825. Se non lo facessimo ci prenderemmo la responsabilità piuttosto grave verso la giurisprudenza costituzionale che con più sentenze, l’ultima di quattro anni fa, ha definito ‘incompatibile con i principi del pluralismo’ il nostro sistema Tv. Inoltre non si darebbe nessuna risposta alla richiesta Ue dopo l’apertura della procedura d’infrazione sulla legge Gasparri, né si renderebbe possibile quella transizione al digitale che è finita in un vicolo cieco. Ci assumeremmo la responsabilità di condannare l’Italia ad una situazione di ritardo. Il Governo ritiene che è un dovere procedere autonomamente all’esame delle due questioni”.