Convergenza fisso-mobile: l’Agcom avvia consultazione pubblica per definire le modalità di offerta dei servizi integrati

di Alessandra Talarico |

Consultazione pubblica anche sui costi di ricarica. Tra un mese la decisione finale

Italia


Vodafone

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha avviato una consultazione pubblica per valutare la modalità di fornitura dei servizi integrati fisso mobile, nell’ambito del contenzioso che vede contrapposti Vodafone Italia e Telecom Italia.

 

In seguito alla decisione del Ministero delle Comunicazioni di adottare un provvedimento per dare il via libera ‘condizionato’ alla sperimentazione del contestato servizio Vodafone Casa Numero Fisso, l’Agcom ha disposto una consultazione di 30 giorni che interesserà diversi aspetti della questione, quali la disciplina regolamentare applicabile a questa tipologia di servizi; l’eventuale necessità di riesame delle analisi di mercato e la possibilità di prevedere obblighi relativi all’accesso alle reti degli operatori mobili da parte di operatori mobili virtuali.

 

La consultazione si svolgerà in collaborazione con il ministero delle Comunicazioni che nel suo provvedimento ha disposto la commercializzazione limitata a 15 mila utenze domestiche del servizio che avrebbe dovuto segnare l’ingresso dell’operatore mobile britannico nel mercato fisso italiano.

 

L’Authority e l’Agcom hanno dunque mantenuto l’impegno a intervenire sulla spinosa vicenda, che se da un lato vuole porre l’accento sul rispetto delle norme in materia di comunicazioni elettroniche, dall’altro sottolinea quanto ancora ci sia da fare per rendere veramente aperto il mercato italiano.

Basti pensare che nelle comunicazioni da rete fissa Telecom Italia controlla ancora una quota pari all’80%.

 

La ruggine tra i due maggiori gruppi telecom italiani non è fresca: già a luglio, Vodafone aveva reclamato alla Corte d’Appello di Milano di imporre tempestivamente misure in grado di garantire il “ripristino di condizioni di effettiva concorrenza” sul mercato italiano, chiedendo a Telecom un risarcimento danni di 525,2 milioni di euro e una serie di misure volte a inibire il prosieguo di attività illecite e lesive della concorrenza. A novembre, poi, Vodafone ha citato in giudizio l’ex monopolista italiano presso il Tribunale Civile di Milano per concorrenza sleale dopo che la società guidata da Guido Rossi aveva sospeso la negoziazione con Vodafone riguardo l’apertura dell’interconnessione tra la propria rete e quella della società d’oltremanica.

 

Il 30 novembre, infine, il Tribunale di Roma ha deciso di bloccare la commercializzazione e la pubblicizzazione del servizio Vodafone Casa Numero Fisso, in particolare per quanto riguarda la parte che richiama alla possibilità di portare il numero fisso dalla rete di Telecom Italia sul telefonino.

 

Accogliendo un ricorso presentato da Telecom, la sentenza ha bloccato le incursioni pubblicitarie di Totti e Gattuso, in quanto il servizio costituirebbe un ‘illecito concorrenziale’. Secondo Vodafone Italia, tuttavia, la decisione ha di fatto “confermato la legittimità del servizio”, mentre resta aperta “la questione sollevata dal Giudice del Tribunale di Roma sulla possibilità di portare il numero dalla rete Telecom alla rete Vodafone”.

 

Tutta la vicenda ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 80 comma 2 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche che – pur assicurando “che tutti gli abbonati ai servizi telefonici accessibili al pubblico, compresi i servizi di telefonia mobile, che ne facciano richiesta conservino il proprio o i propri numeri, indipendentemente dall’impresa fornitrice del servizio” – non si applica “alla portabilità del numero tra reti che forniscono servizi in postazione fissa e reti mobili”.

 

Il Tribunale ha sottolineato che la service portability non è oggetto di regolamentazione “essenzialmente per esigenze di trasparenza tariffaria, in quanto è impossibile, per chi chiama, distinguere sulla base del prefisso chiamato, la tipologia del servizio utilizzato e si sarebbe dovuto adottare modelli tariffari volti ad addossare sull’utente chiamato un costo aggiuntivo legato alla mobilità”.

 

Telecom Italia non ha quindi l’obbligo di assicurare la portabilità dei propri numeri a beneficio di Vodafone “in quanto è regolamentata esclusivamente la service provider portability e non anche la service portability, quale quella del numero tra servizi di rete fissa e di rete mobile”.

 

La strada verso convergenza fisso-mobile (FMC) – grazie alla quale gli utenti hanno la possibilità di utilizzare lo stesso telefono per l’accesso a reti cellulari, fisse o a banda larga wireless e di passare senza interruzioni tra le diverse tecnologie – non ha avuto vita semplice nel nostro Paese, come conferma anche la storia del servizio ‘Unico’ della stessa Telecom Italia, per il quale l’Authority ad agosto ha disposto il via libera condizionato, con un’offerta commerciale limitata a 30 mila utenti, dopo averla messa in stand-by a giugno in seguito alle polemiche dei concorrenti che ne lamentavano la non replicabilità.

 

La questione era stata sollevata da Tiscali e Tele2 Italia che lamentavano l’indisponibilità, in Italia, di un’offerta all’ingrosso di ‘Adsl nudo’, comprendente cioè solo la linea dati, senza dover pagare il canone a Telecom Italia.

 

Oltre alla consultazione sui servizi fisso-mobili, l’Agcom ha anche esaminato gli esiti dell’indagine conoscitiva sui costi di ricarica, decidendo di promuovere un intervento regolamentare a tutela degli utenti attraverso lo svolgimento – ai sensi di legge – di una consultazione pubblica della durata di 30 giorni. A conclusione di tale consultazione, sarà assunta la decisione finale.

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