L’identità nell’era internet: dai pericoli per la privacy alle opportunità dei sistemi di gestione user-centric

di Alessandra Talarico |

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Come è cambiato il concetto di identità nell’era internet? Quali sono le minacce che riguardano da vicino la sua determinazione e la sua percezione online?

Nel passato, l’identità era definita dalla geografia, dalla comunità e dalle relazioni familiari. Se un individuo era nato in una famiglia ricca e conosciuta di Londra, ad esempio, era quello l’ambiente in cui esso sarebbe rimasto e nel quale sarebbe stato individuato. Lo stesso valeva per una persona nata in una remota comunità dell’India: il suo status sarebbe stato relegato a quel contesto, senza possibilità di cambiamenti nel corso della sua vita.

 

Lo spazio geofisico e il posto nella società erano dunque inestricabilmente legati, la libertà di movimento era severamente limitata.

Con i tempi ‘moderni’ arriva anche una maggiore scelta, la possibilità di muoversi attraverso i vari strati sociali ed economici della società.

 

Mentre nel passato, per provare la propria identità bastava una dichiarazione col nome, la città o il villaggio da cui si proveniva, nel mondo cosiddetto ‘post-moderno‘, l’individuo ha molte più possibilità di scelta, in diversi aspetti della vita e questo è il concetto fondante delle ‘reti sociali’.

Come fanno notare i sociologi, le relazioni sono sempre più transitorie e a breve termine.

La diffusa e costante disponibilità di informazioni e comunicazioni nell’ambiente circostante hanno fatto del cambiamento costante e dell’imprevedibilità una vera e propria regola e il cambiamento nella percezione dell’identità è una diretta conseguenza di questo fenomeno.

 

L’ubiquità di internet ha reso la questione dell’identità ancora più complicata per il fatto che sono sempre più i siti che richiedono una qualche sorta di registrazione o identificazione.

 

Questo stato di fatto costringe gli utenti a dover ricordare una miriade di password, a volte di difficile memorizzazione, associate ai diversi siti web, in aggiunta ai diversi identificativi che ci si porta dietro nel mondo offilne.

 

Per ovviare a questo fardello di numeri e codici, molte persone utilizzano sempre le stesse password per i diversi servizi e questo – spiega l’ITU – espone gli utenti al rischio di furto di identità.

Secondo l’agenzia ONU per le telecomunicazioni, aziende e legislatori dovrebbero identificare nuove soluzioni per regolare il flusso di informazioni personali su internet, mettendo a punto metodi di identificazione più sicuri di quelli attuali.

 

Internet, infatti, è stato sviluppato senza un meccanismo coerente per determinare a chi e a cosa ci si connette. Come la rete stessa, sul principio di informazione ad hoc, anche le identità online esistono in forma di ‘patchwork di pezzi unici’.

 

Questo stato di cose, sottolinea l’ITU, permette di violare facilmente i sistemi di sicurezza, rendendoli vulnerabili alle macchinazioni di ladri d’identità sempre più numerosi e fantasiosi.

 

“La mancanza di coordinamento nei sistemi di identificazione è fonte di crescenti inconvenienti per gli utenti ed è un problema da affrontare e risolvere al più presto”, ha spiegato l’agenzia che ha altresì sottolineato i rischi per la privacy legati al crescente uso di internet da parte di privati e aziende. Rischi da ascrivere soprattutto alle pratiche utilizzate dalle società di marketing, che tracciano le preferenze e il traffico dei browser di un numero sempre maggiore di siti popolari.

 

Se gli utenti acquisissero maggiore dimestichezza con i sistemi di gestione dell’identità – spiega ancora l’ITU – il problema della proliferazione dei cookies e di altri strumenti cattura-dati, spesso utilizzati dalle società di advertising.

 

L’agenzia ha anche sottolineato che se la situazione non venisse risolta ne conseguirebbe un calo della fiducia da parte degli utenti, che potrebbe mettere in pericolo la futura espansione dell’e-commerce.

 

La privacy è oggi un argomento molto controverso e dibattuto: ne è esempio il recente boicottaggio della Benetton in seguito all’annuncio che il gruppo avrebbe integrato le etichette RFID nei suoi prodotti.

 

Il fatto è che oggi è molto facile violare la privacy senza che il diretto defraudato se ne renda conto.

Dal punto di vista etico, sottolinea l’ITU, si dovrebbe scoraggiare ed eventualmente eliminare un ambiente in cui i cittadini sono obbligati a fornire sempre più dati personali in cambio, magari, di offerte conveniente o sconti.

 

Per esempio, molti siti internet obbligano gli utenti – anche senza la loro consapevolezza – ad accettare cookies che tracciano i loro movimenti online, un fenomeno che solo pochi anni fa era considerata una seria invasione della privacy. Addirittura molti siti sono inutilizzabili per le persone che non vogliono essere tracciate.

 

Un approccio chiaro e trasparente ai sistemi di identity management – conclude l’ITU – potrebbe permettere agli utenti di interagire in maniera più consapevole e sicura, beneficiando delle opportunità offerte da internet senza paura di essere rintracciati o monitorati.

 

Sistemi di gestione user-centric, in sostanza, aumenteranno la fiducia degli utenti, che potranno creare le loro impressioni e le rappresentazioni nel mondo digitale piuttosto che averne di preconfezionate da meccanismi al di fuori del loro controllo.