Dal digitale terrestre, al servizio pubblico, passando per Mediaset. Giorni di confronto sul futuro mercato Tv

di Raffaella Natale |

Italia


Mercato Tv

Servizio pubblico radiotelevisivo, convergenza digitale, futuro Rai, strategie e quadro giuridico… sono alcuni degli argomenti al centro del dibattito interdisciplinare promosso oggi, dalle 15, alla sala delle conferenze della Camera, dall’Istituto per lo Studio dell’Innovazione nei Media e per la Multimedialità (Isimm).

Presenti giuristi e rappresentanti delle istituzioni: il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, il presidente Rai Claudio Petruccioli, il presidente Commissione Parlamentare Vigilanza, Mario Landolfi.

Ma anche Enrico Manca, presidente dell’Isimm, Enzo Cheli (Università di Firenze); Vincenzo Zeno-Zencovich (Università di Roma 3) e Massimo Fichera dell’Isimm.

In occasione dell’incontro verrà presentato il volume “Quale futuro per il servizio pubblico radiotelevisivo? curato da Anna Alessi dell’Isimm. Il saggio affronta gli aspetti più significativi del futuro del servizio pubblico radiotelevisivo: quello della proprietà, della cosiddetta governance e del finanziamento dell’azienda Rai.

I punti di riferimento del dibattito sono il documento del presidente della Rai Claudio Petruccioli “Per una discussione su televisione e servizio pubblico. Dentro e fuori la Rai“.

 

Tv digitale e futuro della Tv generalista sono tra gli argomenti di grande attualità, che accendono il dibattito sul progetto di riforma del sistema radiotelevisivo a firma del Ministro Gentiloni.

Ieri alla assemblea della Federazione Radio Televisioni si è parlato anche di questo, soprattutto dell’atteggiamento di Mediaset che si sente colpita da una riforma che ritiene ‘danneggi’ la prima Tv commerciale.

L’evento è stato occasione perché il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, tornasse sull’argomento con parole più incisive, accendendo il confronto.

 

“…Sul Ddl Gentiloni mi aspetto da Confalonieri la più ferma coerenza liberale”, ha risposto Pietro Folena, presidente della commissione Cultura della Camera e relatore, insieme a Michele Meta, del disegno di legge per il riordino del sistema radioTv.

“…Non è che qualcuno vuole punire Mediaset, o la Rai, ma semplicemente stiamo procedendo verso una riforma liberale del sistema televisivo. Quando Confalonieri afferma che Mediaset perderebbe un quarto del fatturato – ha aggiunto in una nota – fa una previsione molto discutibile, che considera il mercato pubblicitario un mondo chiuso. L’Italia ha un mercato pubblicitario inferiore a quello degli altri Paesi europei proprio a causa del duopolio. Aprire il mercato, a partire dalle emittenti locali, vuol dire accrescerlo e diversificarlo, dando anche alla carta stampata nuove risorse“.

 

Isabella Bertolini (Forza Italia) ha affermato: “…Il Ministro Gentiloni non la racconta giusta. Il suo Ddl ha un chiaro intento punitivo contro il leader dell’opposizione Berlusconi e contro Mediaset. E’ una vera e propria rappresaglia legislativa. Il presidente Confalonieri ha ragione da vendere. La verità è che il governo Prodi usa ogni mezzo per colpire Silvio Berlusconi…”.

 

Nel suo intervento, Confalonieri ha detto senza mezzi termini che il Ddl Gentiloni rappresenta una “vendetta politica“, che rischia di fare perdere a Mediaset “un quarto del fatturato“.

Il presidente di Mediaset la definisce “…Una legge tutta a favore del ‘Cavaliere Bianco’, cioè di Rupert Murdoch e della sua Sky Italia“.

Per la prima volta, a due mesi e mezzo dall’approvazione in Consiglio dei ministri il 12 ottobre, Confalonieri esce allo scoperto contro il Ddl Gentiloni di riassetto del sistema Tv.

Sul palco, accanto a Confalonieri, lo stesso Gentiloni che subito ha replicato: “…Da parte del Governo non c’è nessuna idea vendicativa e politica da parte del governo, ma c’è una linea coerente con le posizioni che il centrosinistra ha ripetuto quasi ossessivamente negli ultimi cinque o forse dieci anni, e cioè l’opposizione al duopolio”.

 

“…Come azienda – ha ribadito Confalonieri – abbiamo detto a caldo che questo Ddl è una vendetta politica e a freddo continuo a pensarla così. Perché il famoso conflitto di interessi di cui si è parlato quando Berlusconi è entrato in politica ha fatto sì che, per colpire l’avversario politico, si colpisca la sua creatura. Ma ricordo che oggi il 65% del capitale di Mediaset è in mano ad altri investitori. Gentiloni dice che questa legge apre il mercato, ma ormai noi abbiamo 2,8 miliardi di introiti, Sky ne ha 2,1. E sappiamo benissimo che il mercato è fatto di acquisti, vendite, abbonamenti, canone Rai”.

Confalonieri non ha esitato a quantificare i “danni devastanti” che il Ddl comporta per Mediaset: “…Sono calcoli che può fare anche un bambino: c’è un quarto del fatturato che se ne va, senza tener conto dell’impatto della migrazione anticipata di una rete sul digitale e della norma sulle telepromozioni“, ricondotte entro i limiti degli affollamenti pubblicitari.

 

Confalonieri è certamente contrariato dalla decisione delle Commissioni della Camera di darsi tempi molto stretti per l’esame del Disegno di legge.

“…Speravo in un confronto ampio e attento da parte del Parlamento – ha detto Confalonieri davanti a Gentiloni – e invece mi sembra che ci sia una gran fretta di approvare la legge e che tutto vada alla velocità accelerata delle comiche di Ridolini. Qui non c’è la volontà di nessuna interlocuzione. Le leggi precedenti erano leggi di sistema, questa è una legge che colpisce una sola società…”.

 

Per il Ministro delle Comunicazioni, scopo del provvedimento è “…fissare regole che aiutino la transizione al digitale superando alcuni colli di bottiglia ereditati dal passato, e cioè un livello di concentrazione della pubblicità nel duopolio che non ha paragoni negli altri sistemi Tv e un livello di indisponibilità delle frequenze che rende molto difficile il passaggio al digitale”.

In ogni caso, ha sottolineato ancora il Ministro, non ci sarà fretta di approvare il Ddl in Parlamento: “…L’iter inizia la prossima settimana e non credo che sarà un confronto-lampo. Avremo mesi di tempo per discutere”

 

Il Ministro ha poi sottolineato: “…abbiamo un problema di accompagnare la transizione al digitale, e di darci delle regole per i prossimi 5-7 anni che ci permettano di superare i ‘colli di bottiglia e le ‘strozzature’ ereditate: una concentrazione senza eguali in Europa delle risorse pubblicitarie e una indisponibilità di frequenze per far entrare nuovi operatori. Questi sono i temi reali del Ddl, su cui ci sarà modo di confrontarsi in Parlamento a cominciare dalla prossima settimana. Non ci sarà un’approvazione lampo delle norme, perché il nostro sistema bicamerale ha dei tempi ben precisi”.

Quel che è sicuro è che dalla prossima settimana le commissioni Cultura e Trasporti della Camera inizieranno a far sul serio sul Ddl Gentiloni. Martedì 5 dicembre sarà messo a punto un calendario delle audizioni, che inizieranno prima della pausa natalizia. Per la fine di gennaio è prevista la presentazione degli emendamenti per arrivare a fine febbraio a dare mandato ai relatori per la discussione in Aula che la maggioranza vuole calendarizzare per i primi giorni di marzo.

 

Il Ministro ha poi affrontato la questione centrale del convegno, vale a dire il futuro delle emittenti locali.

“Il sistema  – ha assicurato – garantirà una quota di capacità trasmissiva alle emittenti locali”.

“La transizione verso la Tv del futuro – ha quindi spiegato – ha bisogno della forza e della ricchezza delle Tv locali. Il Governo ha fatto sforzi, in questa Finanziaria, per mettere a disposizione risorse ulteriori” e in questo senso “…ritengo la riforma del mercato pubblicitario indispensabile, perché la Tv del futuro deve essere caratterizzata da una maggiore offerta, più pluralismo, più editori e più protagonisti”.

“…La concentrazione pubblicitaria e i monopoli delle frequenze – ha precisato il Ministro – vanno ridotti gradualmente. Credo che questo sia linfa vitale per tutto il sistema e che non rappresenti un elemento punitivo per nessuno”.

 

Rispondendo a una sollecitazione del presidente di Frt, Filippo Rebecchini, che durante l’assemblea aveva espresso la sua preoccupazione per la prospettiva di frammentazione delle Tv locali in tante Tv regionali, con altrettanti contratti di servizio, Gentiloni ha detto che “…l’equilibrio delle Tv locali è stato costruito negli anni ed è un equilibrio che regge. Per il momento non mi preoccupa il richiamo dell’Unione europea, che si è limitata a chiedere al Governo informazioni sullo stato di attuazione delle norme del Titolo V, che prevede proprio la possibilità di stipulare contratti di servizio a livello regionale. Il Governo ora ha dato le informazioni richieste e al momento la questione è chiusa qui”.

 

 “…Non c’è dubbio però – ha aggiunto il Ministro – che quest’equilibrio non può essere rotto attraverso una nuova fase di espansione del servizio pubblico in 20 Tv regionali. Oggi ci sono dei mercati aperti regionali, in cui ci sono soggetti pubblici e privati. L’ideale sarebbe che collaborassero. In questi mesi comunque, lavoreremo al massimo per assicurare la massima apertura possibile del sistema”.

Quanto alle radio, il Ministro ha poi affermato che “…la transizione digitale è importante anche per loro” e che quello della radio “…è un mercato che ha un livello di competizione soddisfacente. Solo che ha un grosso problema dal punto di vista tecnologico e delle frequenze nella transizione al digitale”.

Visto che “…il sistema funziona e il mercato, con i suoi 38 milioni di ascoltatori al giorno, è in crescita e ha un grande futuro“, secondo Gentiloni “…è importante che si svolga la consultazione pubblica iniziata dall’Autorità. Subito dopo – ha concluso – ci metteremo al lavoro noi come ministero per assicurare anche in questo settore la transizione al digitale”.

 

 

27 novembre 2002 – 27 novembre 2006

      

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