Tv e minori: presto un Testo unico sulla comunicazione per il Lazio, che rafforzerà ruolo e responsabilità del Corecom

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Riportiamo di seguito l’intervento di Massimo Pineschi, Presidente del Consiglio regionale, al Convegno “Tv, Minori e Corecom. Un triangolo virtuoso”, Roma - 19 ottobre 2006.

Italia


Massimo Pineschi

Prima di soffermarmi brevemente sul tema, che investe aspetti rilevanti e molto sentiti della nostra società civile riguardanti l’educazione dei minori e la loro tutela nei confronti delle trasmissioni televisive che esercitano un impatto e un’influenza importante sulla loro educazione e sulla loro formazione, vorrei sottolineare quanto sia fondamentale il tema dell’informazione e della comunicazione e, dunque, importante la funzione al riguardo svolta dai Comitati regionali per la comunicazione.

 

Sul tema della informazione, ho avuto l’onore di svolgere, non appena insediato in Consiglio regionale, una relazione nell’ambito dell’Assemblea nazionale degli eletti, svoltasi presso  la Camera dei Deputati.

Ricordavo che si trattava di un tema di altissimo rilievo costituzionale, che stava particolarmente a cuore al Presidente della Repubblica, allora Carlo Azeglio Ciampi, che aveva inviato alla Camera il suo primo messaggio proprio su questo tema. Così come oggi sta a cuore del Presidente Giorgio Napolitano.

Ricordavo anche che il Consiglio regionale del Lazio aveva istituito una Commissione permanente di vigilanza sul pluralismo dell’informazione.

Il suo compito è quello di riservare una centralità a questo problema, trattandosi di una vera e propria “precondizione per il corretto esercizio delle funzioni da parte dei soggetti che ne sono titolari”.

 

Come sappiamo, il Titolo V della seconda parte della nuova Costituzione individua l’ordinamento della comunicazione tra le materie soggette a legislazione concorrente, di Stato e Regioni.

Si tratta di una equilibrata via di mezzo tra l’esigenza di una legislazione uniforme a livello nazionale, che non crei isole di privilegio né aree di sottosviluppo comunicativo, e l’esigenza di tenere nella giusta considerazione le particolari caratteristiche e tipicità locali, che costituiscono una delle ricchezze del nostro Paese.

Proprio in base al dettato costituzionale il Consiglio regionale è impegnato per dotarsi di un Testo unico sulla comunicazione, del quale sono già state formulate alcune proposte, e che dovrebbe rafforzare ulteriormente il ruolo e le responsabilità dello stesso Corecom.

 

E ricordavo, infine, l’importanza del Corecom quale organismo pienamente indipendente, che, oltre a essere organo funzionale dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, è altresì organo di consulenza e di gestione della Regione in materia di sistemi convenzionali e informatici delle telecomunicazioni e radiotelevisive.

 

Nel quadro generale della vigilanza sui contenuti, quella sui diritti dei minori riveste un carattere particolarmente difficile – ma anche meritorio, se eseguita con efficacia – e per sua natura deve necessariamente utilizzare apparecchiature di ricezione fisse installate presso le varie province, e in grado di dialogare con il centro di controllo unico.

 

Da questo punto di vista,  la Regione Lazio ha le carte in regola, essendo rientrata nel gruppo delle prime 4 regioni alle quali l’Autorità ha assegnata la delega a svolgere questo funzione, e avendo in programma di intensificare questa funzione. 

 

Vorrei inoltre sottolineare due questioni.

 

La prima riguarda le funzioni del Corecom che, a mio avviso, sono di grande rilievo proprio in quanto afferiscono a veri e propri diritti dei cittadini, non soltanto quelli riguardanti l’informazione ma anche quelli inerenti la salute, l’educazione e la qualità dell’ambiente.

 

La seconda questione riguarda il rapporto tra il Corecom e la nostra Regione, un rapporto importante e che deve essere oggetto di un’attenta riflessione.

Al riguardo, ho apprezzato il fatto che proprio in questi giorni  la Commissione di vigilanza sul pluralismo dell’informazione, che è una Commissione prevista dallo stesso Statuto regionale, ha avuto un’udienza conoscitiva con il Corecom e con il suo presidente Angelo Gallippi.

 

Ritengo che le indicazioni emerse siano della massima importanza poiché attengono non solo agli aspetti legislativi e regolamentari ma anche a quelli riguardanti le funzioni e gli aspetti organizzativi del Corecom, sui quali sarà certamente avviata una riflessione approfondita.

 

Il rapporto tra il Consiglio regionale e il Corecom deve essere certamente impostato in modo da garantire un costante dialogo, uno scambio di informazioni e una verifica delle esigenze che richiedono interventi concreti.

Spetta anche all’Ufficio di Presidenza del Consiglio il compito di approvare il piano di attività del Corecom, un adempimento essenziale per garantire a tale organismo di svolgere con piena efficacia le sue molteplici funzioni nell’interesse della nostra Regione.

 

La potenza dei mezzi radiotelevisivi impone un loro utilizzo responsabile. La platea dei consumatori annovera una varietà di fasce sociali tra le quali, quella dei bambini, dei ragazzi e infine dei minori.

Questa fascia deve essere assolutamente posta al riparo da un uso inappropriato, diseducativo e persino pericoloso per la formazione dei valori di fondo ai quali le famiglie dovrebbero ispirare la loro opera educatrice.

Sono convinto che servono regole chiare alle quali gli operatori Tv locali e i broadcaster nazionali si devono attenere. 

 

Se possono essere importanti dei codici di autocomportamento, però in una realtà come quella italiana si deve comunque assicurare una regolamentazione che fissi limiti e doveri invalicabili.

Si tratta di difendere un bene prezioso come quello della qualità dell’informazione, della comunicazione.

È dunque importante garantire quel triangolo virtuoso che vede coinvolti Tv, minori e organi di vigilanza in questo grande impegno civile e sociale.

 

Ricordo che  la nostra Costituzione impegna la comunità nazionale a proteggere l’infanzia e la gioventù.

La Convenzione dell’Onu del 1989 impone a tutti di collaborare perché i minori vivano una vita autonoma nella società e che è fatto divieto assoluto di sottoporli a interferenze arbitrarie e illegali nella loro privacy e comunque a forme di violenza, danno, abuso mentale e sfruttamento.

 

Il minore dunque è un cittadino soggetto di diritti e come tale abbiamo il dovere di riservargli la massima attenzione e il massimo rispetto.

 

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