Speranze hi-tech: a breve programmi per smascherare i politici bugiardi?

di Alessandra Talarico |

Mondo


Eric Schmidt

Una generazione di ‘politici televisivi’, abituati a stare di fronte alle telecamere ma che non ha ancora compreso a fondo la reale portata del fenomeno internet.

Questo il ritratto che il presidente di Google Eric Schmidt – casualmente in Gran Bretagna, ma il discorso, ahinoi è valido ovunque – traccia dell’attuale classe dirigente, che deve ancora svegliarsi e comprendere l’impatto della rete, soprattutto perchè – ammettiamolo – i politici sono tutti abbastanza vecchiotti e quindi quello che sanno del web lo hanno appreso dal loro staff o dai figli.

 

Nel suo discorso al congresso del partito conservatore britannico, Schmidt si chiede se questi politici cresciuti a pane e comparse televisive si siano resi conto che il mondo è cambiato e internet non è più soltanto uno strumento per raccogliere fondi e organizzare militanti, ma è diventato uno strumento di potere, finalmente dalla parte degli elettori.

 

Appena internet sarà solo un po’ più diffuso di adesso, e saranno messi a punto gli strumenti tecnologici adatti, i politici avranno di che temere. Entro 5-6 anni, prevede infatti il boss di una delle più potenti web company del mondo, ci saranno in circolazione programmi che permetteranno di valutare immediatamente la veridicità delle loro dichiarazioni confrontandole con date e avvenimenti passati.

 

“Immaginate dunque – dice Schmidt – che ogni singolo elettore sia costantemente online e possa attuare un controllo ‘vero o falso’ sulle vostre dichiarazioni”.

Quali sono le implicazioni di questo (non troppo) avveniristico scenario? Un effetto immediato sul voto, quindi sulla carriera del politico in odore di menzogna.

 

È dunque troppo ottimistico pensare che se la televisione ha creato questa generazione di politici, magari internet sarà utile a crearne una migliore, magari un po’ più onesta ?

“Noi (a Google), non abbiamo la verità in tasca – spiega Schmidt – ma potremmo essere in grado di offrire un’opportunità per averla a portata di mano”.

 

Per spiegare meglio il Google-pensiero, Schmidt ha proseguito con una metafora: “Internet – ha detto – sta democratizzando la conoscenza, ma può anche essere considerato come un bambino che sperimenta per la prima volta le sue capacità”.

 

Alcuni governi, che ancora non hanno ben capito come usarlo, ne hanno anche un po’ paura e tentano di restringerne l’uso, adducendo le motivazioni più svariate, dalla sacrosanta privacy alla lotta al terrorismo.

 

Il mio consiglio – ha concluso Schmidt – è quello di non opporsi al cambiamento e di non dimenticare che internet è uno strumento talmente pervasivo e rivoluzionario che “tentare di frenare il flusso delle informazioni è pressoché impossibile”.

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