IT: timidi segni di ripresa, ma le aziende ancora troppo diffidenti. Rapporto Assintel 2006

di Alessandra Talarico |

Italia


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L’ICT italiano comincia a dare timidi segni di ripresa, all’interno di un quadro macroeconomico globale che evidenzia una fase di espansione dell’attività di cui beneficia anche il settore hi-tech.

Su queste premesse si basa il Report Assintel 2006 “Il mercato del Software e Servizi in Italia”, un documento che, partendo dall’analisi delle tendenze del mercato,  vuole servire da orientamento per le scelte strategiche e di business delle aziende, in un settore che segna anche il polso della competitività e della capacità di innovazione del Sistema-Paese.

 

Realizzata su un campione di 500 aziende piccole e grandi (da 50 a 500 dipendenti), la ricerca valuta “la propensione e la priorità degli investimenti nelle diverse aree applicative, fornendo un quadro utile all’identificazione di strategie di posizionamento competitivo e di definizione dell’offerta”.

 

Tra i dati significativi, la moderata crescita del settore, che segna un +1,5%, per una spesa globale di 21 miliardi di euro. Cifra che, seppur ancora sotto il livello del 2001 e 2002, è cresciuta rispetto agli ultimi tre anni.

L’Hardware si attesta su una spesa di 7,4 miliardi di euro, con una crescita di +2,2%, confermando un trend di risalita che ormai dura da tre anni mentre tornano a registrare un minimo livello di crescita anche il settore dei servizi IT che cresce dello 0,6% per una spesa di 9,7 miliardi di euro (a fronte però della crescita del 5,7% in Europa) e del Software che segna un +2,6% a 3,9 miliardi di euro.

 

In testa alle classifiche di spesa IT sono le Banche con investimenti per 4,7 miliardi di euro, e l’Industria con 4,4 miliardi di euro, entrambi con incrementi modesti sull’anno precedente, rispettivamente di +0,8% e +0,6%.

Solo il settore consumer, conferma anche il rapporto Assintel, continua a segnare ritmi di crescita notevoli, con un +8,3% e 1 miliardo di euro di spesa, mentre gli investimenti di Tlc e Media crescono del 3,4% per un valore di 2,5 miliardi di euro.

 

Questi dati, ha spiegato il presidente Assintel Giorgio Rapari, indicano che il nostro Paese “è a un punto di svolta che può condurre a un ritorno dello sviluppo” grazie alla capacità di reazione dell’imprenditoria italiana che “ha tutte le qualità per riprendersi e giocare un ruolo di primo piano nella competizione globale”.

 

Eppure, dall’analisi effettuata da Assintel emerge chiaramente che le imprese italiane non considerano ancora le tecnologie IT come uno strumento essenziale per migliorare la propria competitività e in grado di influenzare i risultati economici, come dimostra il fatto che per i prossimi 12 mesi il 94,3% delle aziende non apporterà nessuna variazione al budget destinato al settore.

“Solo le imprese Top e Grandi si differenziano – spiega Assintel – segnalando nel 36% dei casi un incremento fino al 5% sullo stanziamento attuale, e nel 7% dei casi aumenti tra il 5% e il 10%”.

 

Per questo è essenziale che sia proprio l’industria ICT a rilanciare il messaggio dell’importanza degli investimenti tecnologici come leva per migliorare non solo la produttività ma anche la qualità di prodotti e servizi offerti.

 

Il punto è che le aziende sono ancora diffidenti riguardo l’ICT e non considerano, come succede altrove, che un investimento nel settore ha un ritorno medio tre volte superiore a qualsiasi altro investimento effettuato da un’impresa in un orizzonte temporale di tre anni.

 

“E’ su questo piano che bisogna lavorare – ha spiegato Alfredo Gatti, Managing Partner di Next value – offrendo metodologie di misurazione del valore credibili e puntuali. Il differenziale competitivo oggi si costruisce sul ritmo dell’innovazione, sulla capacità di adeguarsi rapidamente ai mutamenti di scenario. Il software e i servizi IT sono il cuore dell’innovazione e giocheranno un ruolo di primo piano nella sfida della competizione globale”.

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