Ambiente: 30 anni di devastazioni del Pianeta su Google Earth

di Alessandra Talarico |

Mondo


Lago Chad

Non è facile rendersi conto di quanto le diverse attività dell’uomo abbiano inciso sul cambiamento – troppo spesso in negativo – del nostro Pianeta.

 

Da oggi, però, sarà forse più semplice – almeno visivamente – farsi un’idea dei cambiamenti a volte devastanti provocati dall’uomo e sui pericoli legati alle conseguenze della nostra indifferenza, grazie a un accordo tra Google e il Programma Onu per l’Ambiente (UNEP) che permetterà di volare virtualmente sul Pianeta e visualizzare l’aspetto originario di quelle che sono oggi aree in piena emergenza ambientale.

 

Attraverso foto satellitari, ci si potrà dunque rendere conto, tra le altre cose, degli effetti della deforestazione in Amazzonia, dello scioglimento dei ghiacci polari, della distruzione delle mangrovie in Asia, della crescita esplosiva di città come Las Vegas, del lento e inesorabile prosciugamento del Lago di Aral in Asia centrale e del lago Chad in Africa e degli effetti dello sfruttamento petrolifero nei giacimenti canadesi di Athabasca.

 

Immagini di per sé molto suggestive, ma che vogliono anche scuotere le coscienze ed essere una chiamata alle armi per milioni di persone che si possono mobilitare e fare la differenza.

 

L’iniziativa è possibile grazie alle immagini raccolte in 35 anni di copertura globale dal Landsat programme e raccolte nel volume UNEP “Atlas of our Changing Environment”, prodotto in collaborazione con la Nasa.

 

Queste immagini, sicuramente spettacolari, trasportate nel mondo virtuale di Google Earth, permettono di avere una visione dettagliata del ‘prima’ e del ‘dopo’ e anche un contesto geografico completo che consente agli utenti che vogliono saperne di più, ad esempio,  sul lago Chad – un tempo il sesto lago più grande del mondo – di vedere non solo il suo ridimensionamento da un’area di più di 26 mila km2 negli anni ’60 a poco più di 1.500 Km2 nel 2000, ma anche arrivare al sistema di lagune di Chari che non riescono più a fornire abbastanza acqua per mantenere il lago a causa della diminuzione delle precipitazioni e all’utilizzo in continuo aumento di acqua per l’irrigazione. E così fino alle città che ne pagano le conseguenze, dal momento il lago assicura l’approvvigionamento idrico a più di 20 milioni di persone che vivono nei paesi che lo circondano.

 

Lo stesso avviene per altri 100 siti soggetti ad estremo degrado ambientale: dal Lago Kivu, in Uganda, minacciato da un vulcano attivo alle foreste di mangrovie troppo vicine alla città malese di Kuala Lumpur – in vertiginosa espansione  – per poter sopravvivere.

 

Servirà a sensibilizzare gli animi sulle devastazioni che giorno dopo giorno provochiamo anche nel nostro piccolo personale ecosistema di consumatori sfrenati? Ci auguriamo di sì, sicuramente, o il nostro grande, fragile Pianeta potrebbe essere lui a ricordarci di stare più attenti. E forse allora sarà troppo tardi per rimediare.

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