L’Europa meglio della Silicon Valley? Torna la voglia di investire nell’hi-tech europeo

di Alessandra Talarico |

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Information Technology

I nuovi piani di collaborazione di Microsoft con due aziende dell’hi-tech europeo – la britannica Skinkers e l’irlandese Vimio – hanno riacceso le speranze su una nuova ‘primavera’ degli investimenti nel settore tecnologico europeo.

 

I due accordi, annunciati nel corso della conferenza Small and Medium Enterprise (SME) Innovation, sono di basso profilo finanziario: non riguardano infatti scambi di azioni o di contanti, ma prevedono piuttosto uno scambio di proprietà intellettuale.

A Skinkers, attiva nel mercato per soluzioni di notifica e content delivery di eventi direttamente sul desktop (in modalità peer-to-peer), Microsoft fornirà infatti una nuova tecnologia che le consentirà di raggiungere più clienti con un servizio più veloce ed affidabile e offrirà consulenza per le vendite e il marketing.

In cambio, la società di Bill Gates diventerà azionista al 10% di Skinkers e Andrew Herbert, direttore amministrativo del laboratorio Microsoft Research Cambridge, farà parte del consiglio d’amministrazione in qualità di osservatore.

 

Nell’arco del prossimo anno, la società londinese svilupperà il software in collaborazione con Microsoft: un’iniziativa a vantaggio di entrambe le società e il cui prodotto finale verrà introdotto nel mercato da Skinkers, mentre Microsoft prevede di integrare parte della tecnologia finale nella propria linea di prodotti.

 

Alla dublinese Vimio, fornitore di soluzioni per la distribuzione di contenuti multimediali mobili, Microsoft darà invece in licenza la sua tecnologia di ottimizzazione video che consente di distribuire video dai contorni più nitidi in ambienti a bassa larghezza di banda, con movimenti più fluidi e latenza ridotta rispetto alle altre tecnologie per dispositivi mobili.

 

In Europa, ha dichiarato Herbert a conferma dell’entusiasmo di molti analisti, “l’innovazione è ancora molto attiva e la gente ha ancora grandi idee”.

 

I sommovimenti di diversi ordini e grandezze sul mercato dell’hi-tech europeo, in effetti, sono cominciati già nelle scorse settimane, con Ericsson pronta a sborsare 32 milioni di euro per la compagnia di software telefonici svedese Netwise, mentre Motorola – numero due della telefonia mobile mondiale – ha rilevato la wireless company britannica TTP Communications per 194 milioni di dollari.

 

È giunto, dunque, il disgelo dopo il lungo e duro inverno per il settore hi-tech europeo?

Sembra quasi, dicono gli analisti, che le idee finite nel dimenticatoio dopo lo scoppio della bolla speculativa nel 2000, stiano finalmente sbocciando per attrarre gli investitori.

 

Secondo l’analista della londinese 3i Investments Patrick Sheehan, il contesto tecnologico europeo – con nomi di spicco nell’innovazione come la finlandese  Habbo Hotel, la francese  Netvibes, la svedese MySQL, la spagnola  MusicStrands“è migliore di quanto non sia mai stato”.

 

E così, mentre gli imprenditori europei si ritengono ostacolati da regole troppo pesanti, le società di venture capital hanno ragione di credere che l’Europa abbia tutte le carte in regola per competere con la Silicon Valley, culla dell’innovazione e della creatività tecnologica fin dai primi anni ’90.

 

Per molti analisti, infatti, in America non esistono più alcune delle condizioni che hanno permesso a molte aziende di raggiungere la leadership nei settori a più alto fattore di innovazione, mentre in un mondo ‘appiattito’ dalla maturità di internet, ogni società può progettare e realizzare una presenza internazionale sapendo, appunto, di poter contare su uno strumento di distribuzione e comunicazione senza precedenti come il web.

 

Le società hi-tech europee sono state pioniere in molte tecnologie d’avanguardia (una fra tutte il GSM) e continuano a essere leader in diversi settori ‘caldi’ del nuovo panorama tecnologico.

 

La creazione e lo sviluppo di software open-source – Linux è nato in Finlandia grazie all’inventiva di Linus Torvalds – è un esempio molto chiaro della lungimiranza europea: solo poche settimane fa la norvegese Trolltech (ex Quasar Technologies) ha annunciato la sua prossima quotazione in Borsa.

 

Tipicamente europeo, ha spiegato l’analista di Index Ventures Danny Rimer, è infatti il concetto che “ognuno può partecipare alla creazione e al miglioramento di un prodotto e trarre beneficio dal risultato che ha contribuito a realizzare”.

 

Un concetto che potrebbe essere anche applicato – a voler essere elastici – al peer-to-peer computing, in cui la maggior parte del lavoro di trasmissione su una rete è affidato a molti piccoli computer piuttosto che a un server centrale.

 

Non a caso, la rete di condivisione KaZaa è nata in Svezia e dai suoi creatori è nato anche il più celebre software VoIP – Skype – acquistato dalla statunitense eBay per 2,6 miliardi di dollari.

 

È un fenomeno tutto europeo, in definitiva, quello dell’offerta di contenuti digitali a un prezzo accessibile e la ragione di tutto ciò sono i costi della banda larga, molto più bassi in Europa rispetto agli Stati Uniti.

 

Quello che manca tuttavia all’Europa è la nozione di capitale di rischio, molto più radicata invece negli Usa. Ma qualcosa sembra stia cambiando.

Tanto per dare qualche cifra, le società di venture capital americane hanno investito lo scorso anno circa 22 miliardi di dollari, quelle europee circa 16,2 miliardi.

Secondo la European Private Equity and Venture Capital Association, la cifra investita in Europa è tuttavia cresciuta del 44% rispetto al 2004, tornando sui livelli del 2001.

 

La fetta destinata alle società hi-tech è cresciuta lo scorso anno a 7,2 miliardi di dollari, contro i 3,2 milioni dell’anno precedente.

 

L’importante, conclude Sheenan, che questa rinnovata ondata di investimenti e ottimismo non si riveli un’arma a doppio taglio, facendo in un certo senso ‘rilassare’ industria e istituzioni.

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