Convergenza fisso-mobile: l’Agcom avvia indagine conoscitiva per verificare la replicabilità dell’offerta Telecom

di Alessandra Talarico |

Italia


Convergenza fisso-mobile

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) avvierà la prossima settimana un’indagine conoscitiva sulle attuali offerte convergenti fisso-mobili lanciate da Telecom Italia “per verificare la loro replicabilità da parte di tutti gli operatori”.

Lo ha reso noto il commissario Enzo Savarese, puntualizzando come il compito dell’Autorità sia quello di permettere un reale risparmio ai consumatori, oltre che di garantire la concorrenza sul mercato.

 

La questione è stata sollevata da Tiscali e Tele2 Italia che hanno lamentato l’indisponibilità, in Italia, di un’offerta all’ingrosso di ‘Adsl nudo’, comprendente cioè solo la linea dati, senza dover pagare il canone a Telecom Italia.

 

Sergio Fogli, direttore degli affari regolamentari di Telecom Italia, ha sottolineato che “Il VoIP non è solo un modo per fare telefonate a basso costo, ma tutta la nuova tecnologia IP è un’opportunità di fornire servizi a valore aggiunto alla clientela”.

La concorrenza, secondo Fogli, si creerà col tempo e presto si assisterà a una pluralità di offerte e piattaforme e l’Autorità dovrà comunque fornire “un’indicazione sui prezzi da applicare all’Adsl ‘nudo’ che dovrà comprendere una remunerazione del capitale investito nella rete se sarà cancellato il canone di abbonamento”.

 

Ma per l’ad di Tiscali, Sergio Cellini, il VoIP non è una tecnologia utilizzabile solo per servizi a valore aggiunto – come sostiene invece Telecom – “e quindi deve essere un’ offerta replicabile da parte dei competitor di Telecom”.

 

Per Tele2, invece, per risolvere l’empasse bisogna spingere sull’ingresso nel mercato degli operatori mobili virtuali, dal momento che l’Italia, oltre al Portogallo, è l’unico paese europeo a non prevedere questa possibilità. Al momento, secondo le rilevazioni dell’Agcom , l’assetto del mercato non rende necessaria l’introduzione dei MVNO, anche se la questione dovrebbe essere riesaminata entro la fine di quest’anno.

 

“Pensare di attendere fino al 2008 sarebbe deleterio per la concorrenza, e permetterebbe a Telecom di acquisire quote di mercato senza che gli altri operatori possano offrire alternative ai loro clienti”, ha dichiarato l’ad di Tele2, Andrea Filippetti.

 

La convergenza fisso-mobile (FMC), secondo uno studio di Yankee Group, avrà un effetto dirompente sull’industria delle telecomunicazioni e sul mercato consumer.

 

In un tipico scenario di convergenza tra servizi fissi e mobili, gli utenti hanno la possibilità di utilizzare lo stesso telefono per l’accesso a reti cellulari o fisse e di passare senza interruzioni tra le due tecnologie.

 

La posta in gioco è alta, ma ci vorrà del tempo prima che gli operatori e i fornitori di infrastrutture e dispositivi possano coglierne a pieno i vantaggi.

“La convergenza fisso-mobile è chiaramente emersa come un trend dirompente e avrà ampie ripercussioni sui modelli di business, la distribuzione dei contenuti e lo sviluppo di nuovi servizi avanzati”, ha spiegato Philip Marshall, vice presidente per le tecnologie wireless di Yankee Group.

 

“La maggior parte delle soluzioni FMC non centreranno però l’obiettivo e coloro i quali non riusciranno a trasformare i propri modelli di business per abbracciare il cambiamento ne resteranno vittime”, ha continuato Marshall.

 

Marshall ha anche aggiunto che le prime offerte lanciate sul mercato – come BT Fusion di BT Group – potrebbero anche non riscuotere il successo preventivato.

 

“L’iniziativa di BT è imperfetta perché cerca di istituire un modello di business senza le giuste condizioni”, ha spiegato l’analista, sottolineando che BT sta sovvenzionando il servizio per renderlo più attraente senza ancora disporre di un adeguato numero di dispositivi a supporto del servizio.

 

I servizi convergenti devono creare un adeguato valore per gli utenti “e ancora questo non c’è, almeno non combinato con un business case positivo”.

 

Un altro problema, e qui ci si potrebbe collegare al caso italiano, è legato al fatto che gli operatori non hanno ancora inteso la portata del cambiamento.

“Le telcos hanno sottostimato i nuovi player, gli Skype sparsi nel mondo” che pensano alla convergenza fisso-mobile più da un punto di vista della distribuzione e non sono sovraccaricati da tutti i fardelli degli operatori tradizionali.

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