Incompatibilità Meocci: la Rai decide il ricorso contro la decisione dell’Agcom  

di Raffaella Natale |

Corrado Calabrò 'E’ stata una decisione ispirata esclusivamente da un giudizio di legittimità'

Italia


Alfredo Meocci

Prosegue il dibattito sul caso Meocci. All’indomani della decisione dell’Autorità garante per le comunicazioni, che ha giudicato incompatibile il suo ruolo alla dirigenza generale della Rai, con i precedenti incarichi.

La sanzione comminata dall’Autorità in questione ammonta esattamente a 14 milioni 379mila e 307 euro, ed è stata determinata in base all’art. 2 comma 9 della legge 481 del 1995, che è la legge di riferimento per valutare o meno l’incompatibilità da parte dell’Agcom.

Una sanzione pari a 373.923 euro è stata decisa per lo stesso Meocci, che si presume proporrà anch’egli ricorso contro le decisioni dell’Autorità. A cominciare da quella principale, cioè di averlo dichiarato incompatibile con la carica di direttore generale Rai.

 

“Rispetto tutte le decisioni delle Autorità indipendenti. Applico questa regola anche al caso Meocci e pertanto non commento la sostanza della pronuncia”, è quanto sottolinea il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, che aggiunge: “Debbo però rilevare che la scelta delle modalità, dei tempi e dei meccanismi del voto la dicono lunga, in questo caso, sulla indipendenza e quindi sull’autorevolezza dell’organo che ha decretato la fine della sua credibilità”.

 

Parole pesanti che mettono in discussione le modalità di intervento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ma non è la prima volta che da più parti piovono accuse all’operato dell’Agcom.

 

Dalla Rai, il presidente Claudio Petruccioli con tutto il Cda ha espresso affetto e apprezzamento per l’opera svolta dal direttore generale, Alfredo Meocci nel suo incarico di questi mesi. “Per la Rai si apre un momento non semplice – ha detto Petruccioli – ma noi siamo abituati ad avere momenti non semplici”.

“Noi naturalmente – ha continuato Petruccioli – siamo rispettosi delle decisioni. Per questo motivo oggi il direttore generale Meocci per sua sensibilità ha deciso la sua partecipazione attraverso me pur se non vi era alcun impedimento formale. E’ una dimostrazione di grande sensibilità”.

Il presidente ha quindi dichiarato che questo passaggio verrà affrontato partendo da questo rispetto e verificando le chance che vengono offerte dalle procedure e dalle sedi legali. Il presidente ha anche confermato la volontà dell’azienda pubblica di procedere al ricorso contro la decisione dell’Agcom che ha definito incompatibile la carica del direttore generale, Alfredo Meocci, con i suoi precedenti incarichi.

 

E’ apparso preoccupato per l’azienda il consigliere Rai Sandro Curzi. “E’ un momento molto delicato e molto complesso”, dice il consigliere, ribadendo che sulla decisione dell’Autorità Tlc “la Rai farà certamente un ricorso, credo che sia inevitabile”. Intanto “Martedì si riunirà il Cda” per definire le misure d’urgenza in questa fase interlocutoria, prima di iniziare a parlare di una soluzione definitiva con l’azionista, il Tesoro. 

 

Intanto oltre a dover risolvere il problema dell’incompatibilità di Alfredo Meocci, la Rai deve affrontare anche quello di una sanzione economica “che è molto rilevante, oltre 14 milioni, una cifra che fa impressione: sarebbe un salasso – ha detto Curzi – dopo gli sforzi fatti per portare il bilancio in utile. Lo stesso Stato che, con l’azionista Tesoro, ha deciso la nomina di Meocci a direttore generale, con l’Autorità Tlc ci toglie dei soldi, ci rimprovera e ci sanziona. L’Autorità dovrebbe rimproverare il Tesoro”.

 

Stamani il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, commentando la decisione presa nei confronti di Meocci, ha sottolineato: “Se l’Autorità si fosse lasciata andare a una valutazione permissiva o addirittura trasgressiva di una norma chiara, ancorché severa, sarebbe stato un vulnus, una ferita alla credibilità di questa Autorità che è chiamata a sanzionare poteri forti, i più forti di questo Paese e lo fa con determinazione“.

Secondo Calabrò “è stata una decisione ispirata esclusivamente da una valutazione, da un giudizio di legittimità, in questo caso non c’era spazio per considerazioni discrezionali e nemmeno per considerazioni di opportunità”. Anche se, ha aggiunto il presidente dell’Authority Tlc, “l’apprezzamento per le qualità del dottor Meocci per il modo in cui ha gestito l’azienda in questi mesi era un retropensiero di tutti noi. Ma il versante della legittimità si è rivelato insuperabile, la legge forse è severa ma è chiara”.

 

Tracciando brevemente il percorso che ha portato ieri il Consiglio ad adottare la delibera sul caso Meocci con una maggioranza di 5 voti a 3, il presidente dell’Autorità ha messo in evidenza che l’apprezzamento generale per le qualità professionali di Meocci. La norma della legge 481 del 1995, che stabilisce appunto che i componenti delle Autorità non possano, entro 4 anni dalla cessazione dell’incarico, ricoprire ruoli in società attive negli ambiti di competenza delle stesse Authority, è infatti “una norma forse severa, ma chiara“, ha concluso Calabrò.

 

Alla domanda sulle possibili mosse di viale Mazzini, il presidente dell’Autorità per le Comunicazioni ha spiegato che “la decisione sarà notificata nei prossimi giorni e poi la palla è alla Rai. Il ricorso al Tar è facoltà di tutti i cittadini, figuriamoci se non mi inchino io al Tar. Poi il Tar può sospendere o non sospendere la decisione, se sospende la decisione viene paralizzata temporaneamente”.

 

Calabrò ha poi detto che la fase più delicata, lunga e complicata della vicenda dell’incompatibilità di Meocci è stata quella dell’individuazione della competenza. E’ stato necessario rivolgersi al Consiglio di Stato, che ha individuato l’amministrazione competente proprio nell’Agcom, in considerazione dei connotati di indipendenza e di obiettività che la caratterizzano.

 

Intanto dal centrosinistra arrivano già ipotesi secondo cui a rispondere in solido debbano essere i consiglieri Rai che votarono a favore della nomina di Meocci a Dg di viale Mazzini, e viene auspicata l’apertura di un procedimento da parte della Corte dei Conti nei confronti di quegli stessi consiglieri per il danno economico eventualmente arrecato alla Rai con quella loro decisione pro-Meocci.

 

Il presidente Petruccioli potrebbe anche convocare un’assemblea degli azionisti (il ministero del Tesoro e Siae) per valutare le soluzioni da adottare. Assemblea che, scegliendo la via ordinaria, potrebbe arrivare quando il nuovo governo e quindi il nuovo Ministro del Tesoro sarebbero già in carica. Non ci sarebbe, invece, nullità per gli atti del Dg. In ogni caso, all’atto della nomina di Meocci – che passò con i cinque sì dei consiglieri di area Cdl, il no di Curzi, Rizzo Nervo e Rognoni e l’astensione del presidente Petruccioli – i consiglieri ottennero dall’azionista Tesoro la ‘copertura assicurativa’ per le loro responsabilità.

Ma in questo momento in consiglio c’è una maggioranza di centrodestra: l’Unione, quindi, dovrebbe anche puntare a sostituire il consigliere indicato dall’azionista (Angelo Maria Petroni) con un altro componente di suo gradimento.

Il toto-nomine è già partito da dopo le elezioni, su tutti si fa il nome di Giovanni Minoli, che sarebbe gradito a Romano Prodi, ma resterebbero nella rosa anche Giancarlo Leone, Antonello Perricone e Maurizio Beretta.

 

“Non è il caso di entrare nel merito di una decisione adottata, seppure con modalità quanto meno discutibili, da un’Autorità indipendente. Lascia però sicuramente perplessi la tempistica scelta che coincide con una delicata e complessa fase di transizione politico-amministrativa”. Lo afferma il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, commentando la decisione dell’Agcom a proposito della posizione di Alfredo Meocci.

Per Landolfi, “non si capisce infatti perché l’Agcom abbia atteso fino ad oggi prima di decidere, impedendo di fatto al governo di adottare tempestivamente provvedimenti consequenziali. Non vorremmo che fossimo in presenza di una nuova forma di spoil system: quello applicato da un organismo indipendente per conto di terzi”.

 

Sergio Bellucci, Responsabile del Dipartimento Comunicazione e Innovazione tecnologica del Prc, ha commentato: “L’incompatibilità dichiarata dall’Autorità su Meocci non scende dal cielo ma è il frutto di scelte politiche irresponsabili di cui il Governo Berlusconi è il principale, se non esclusivo, colpevole. Al momento della nomina il ministro del Tesoro sapeva, come sapevano i consiglieri che a maggioranza scelsero per l’incarico di Dg l’ex-commissario dell’Autorità”.

Aggiungendo, “il peso economico della condanna, causata dalle scelte sconsiderate del ministro e dei consiglieri legati alla ex-maggioranza, non può ricadere sulla offerta e la qualità dei programmi televisivi, sommando danno a danno”.

 

Appuntamento quindi alle 9 di mattina del 2 maggio per il consiglio Rai che affronterà formalmente in quella sede il caso dell’incompatibilità di Meocci.

Per quella data dovrebbe essere anche arrivata la notifica ufficiale a Viale Mazzini da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

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