Ecco a voi la Digital Generation. Presentato il Rapporto dell’Osservatorio sull’editoria digitale Aie

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Presentati ieri, 22 marzo 2006, a Roma i risultati del Rapporto 2006 dell’Osservatorio sull’editoria digitale dell’Associazione italiana degli editori (Aie). Che i giovani fossero in genere più abili a giostrarsi con la tecnologia ormai è un fatto appurato e confermato anche da numerose ricerche. Occorreva capire però se questa facilità nell’utilizzare le nuove tecnologie avesse già cambiato o stesse cambiando anche il modo di “vivere” dei giovani: di comunicare, relazionarsi, studiare, ed anche quindi di accedere ai contenuti (musicali, video, editoriali, ecc…). E come questo cambiamento possa oggi impattare su altri contesti: relazioni sociali, consumi, ecc.

Per rispondere a queste domande Gestimpresa ha realizzato, per conto dell’AIE, una duplice indagine:

  • Un’indagine quantitativa a livello nazionale, attraverso un questionario sottoposto telefonicamente ai ragazzi tra i 14-24enni;

  • Un’indagine qualitativa consistente in 3 focus group distinti per età (10-13enni, 14-18anni; 19-24anni) su un target di ragazzi con un buon rapporto con la tecnologia.

Cosa ne è emerso?

 

Intanto una conferma: solo il 5% dei giovani non usa il pc e solo il 4% usa solo il pc e non Internet. Ma il 91% dei giovani tra i 14 e i 24 anni è internauta.

 

Un nuovo utilizzo del tempo per accedere ai media, musica e intrattenimento attraverso strumenti tecnologici e tradizionali. I ragazzi dedicano circa lo stesso tempo (circa 3 ore la settimana) per leggere i quotidiani su internet o su carta: pur riconoscendo un livello di approfondimento diverso ai due strumenti, il tempo che impiegano per informarsi è il medesimo.

La televisione continua ad essere vista principalmente attraverso il canale tradizionale (l’83% dei ragazzi dichiara di averla vista la settimana prima, in media 7,5 ore); forse è ancora presto per vedere mutamenti rilevanti essendo on line solo da poco tempo. Il tempo, invece, per l’ascolto della radio su internet e della musica sull’iPod (4 ore circa) sta pian piano raggiungendo quello impiegato per l’ascolto attraverso hi fi e radio tradizionali (7 ore in media). Un dato davvero significativo se rapportato al fatto che il 53% dei giovani dichiara di possedere un lettore mp3 o IPOD.

 

Una curiosità: è però l’integrazione tra il consumo tecnologico e quello tradizionale a vincere tra gli internauti. Il 52% legge comunque riviste e quotidiani tanto su internet quanto in forma cartacea (il 27% lo legge solo in modo tradizionale). Il 52% ascolta radio/info/musica nelle forme tradizionali, ma il 29% lo fa integrando internet e le nuove tecnologie. E per la tv è il 72% a seguire i programmi sui canali tradizionali; il 18% lo sta integrando con i consumi tecnologici su internet.

 

Ma i ragazzi cosa fanno principalmente on line? Al di là dell’utilizzare i motori di ricerca (84% degli internauti lo fa almeno una volta alla settimana), di inviare o ricevere email (66% degli internauti lo fa almeno una volta alla settimana) o recuperare i contenuti per il proprio studio e lavoro (il 27%) – attività comuni per i giovani internauti più occasionali -, vi sono altre nuove forme di utilizzo che stanno prendendo piede rapidamente tra i ragazzi.

 

Il 25% dei giovani internauti dichiara di partecipare almeno settimanalmente a chat, forum, ecc.. il 9% afferma di avere un proprio blog personale dove inserisce settimanalmente i propri pensieri, poesie, ecc…

 

La chat sta davvero sostituendo dunque la classica telefonata pomeridiana all’amico o al compagno di scuola? Sì e non solo: la chat offre ai ragazzi l’opportunità di poter moltiplicare la propria identità. Grazie al “nickname“, i giovani possono crearsi una gamma di identità diverse per relazionarsi con gli altri senza esporsi troppo. Questo può provocare non poche conseguenze: crisi di identità, relazioni provvisorie, de-responsabilizzazione…

 

I giovani non si percepiscono come soggetti passivi del mondo informatico, ma come protagonisti attivi della produzione dei suoi contenuti da scambiare e condividere: partecipazione e condivisione diventano dunque le nuove “regole” di utilizzo della rete. Il 42% degli internauti ha utilizzato internet almeno una volta per partecipare a chat, blog, forum o per inserire scritti personali, pensieri, poesie nel proprio blog personale.

 

L’identikit del blogger/ “frequentatore di chat”? Ha un titolo di studio di media inferiore (per il 46%); abita in una grande città (per il 50%); usa internet tutti i giorni (60%); accede a internet prevalentemente da casa (per il 55%).

 

Si condividono i pensieri, nelle chat, nei blog, ma si condividono anche i files: ecco il file sharing, ossia un nuovo metodo di condivisione che permette di scaricare musica, libri, interi cd musicali senza pagarli. Si istituisce una sorta di baratto, che permette a ciascuno di attingere al patrimonio comune mettendo a disposizione qualcosa di “proprio”, che rappresenta così la condizione per poter accedervi (immagini, fotografie, film, file audio o video, contenuti librari, programmi software) senza preoccuparsi della titolarità dei diritti.

 

Quanto è diffuso il fenomeno del file sharing? Ben il 42% dei giovani internauti ha dichiarato di aver scaricato, nell’ultimo anno, almeno un file da internet con i programmi di condivisione. Si osserva dunque una elevata propensione all’archiviazione digitale considerata come una sorta di accumulazione di una ricchezza utile all’acquisizione di nuovi contenuti (editoriali, musicali, ecc…). E questo avviene pur nella consapevolezza, tra gli internauti abituali, che si tratta di programmi fuorilegge.

Al diritto d’autore ci pensa però il 50% degli intervistati utilizzatori di internet e non (anche se poi magari volutamente non sempre lo rispetta, mentre l’altra metà se ne dimentica del tutto). Coloro che utilizzano spesso internet, quelli che scaricano, sono ovviamente tra i più scettici: il 59% degli intervistati afferma che scaricare opere protette, fotocopiare libri o masterizzare un cd non li considera dei veri e propri reati. Percentuale che diventa il 62% tra gli internauti abituali, il 63% tra chi scarica on line e il 66% tra chi masterizza cd/dvd. Inoltre solo 1 giovane su 2 verifica quando scarica da internet un’opera, se quest’ultima è protetta da copyright. L’abitudine alla condivisione, per la nuova generazione di internauti, rende poco “accettabile” che questo fatto violi il diritto d’autore.

 

Tutto questo, quale impatto ha sui consumi dei giovani? Secondo quanto dichiarano i giovani internauti abituali, l’impatto è più visibile sulle motivazioni di acquisto che sui comportamenti effettivi. Il cd musicale viene acquistato per farne delle copie da regalare agli amici, o se il cantante o gli autori piacciono particolarmente, come forma di collezionismo, oggetto di culto, riconoscimento anche economico verso gli autori. Così, il 78% degli intervistati dichiara di avere acquistato almeno un cd musicale, un libro durante l’anno e il 61%, un film in dvd/vhs. Se si tratta di acquisti effettuati in edicola, allegati al giornale o nelle riviste, o fatti in librerie o megastore, non lo sappiamo.

 

Rapporto Aie 2006 – Osservatorio sull’editoria digitale

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