Internet e sicurezza: Italia pioniere in Europa in materia legislativa, ma necessario contrastare il rischio dei ‘paradisi digitali’

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Roberto Castelli - Ministro della Giustizia

L’Italia si conferma leader in Europa come strumento di contrasto per la pedopornografia e le truffe telematiche, ma anche battistrada in sede di Consiglio europeo per quanto attiene la legislazione sulla conservazione dei dati internet e telefonici  nella lotta internazionale al terrorismo internazionale.

Questo, in sintesi, è quanto dichiarato dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, nel corso del convegno Reti telematiche e sicurezza economica – fininanziaria‘, organizzato dalla Scuola di polizia tributaria della Guardia di Finanza di  Lido di Ostia, al quale è intervenuto come relatore per discutere, assieme ad altri esponenti istituzionali e del mondo dell’impresa, del delicato rapporto Internet e Sicurezza.

“Le legislazioni di tutti gli altri Paesi Ue e la stessa direttiva comunitaria – ha sottolineato il Ministro – sono meno potenti ed efficaci della nostra legge 115 del 31 luglio 2005 con cui è possibile la conservazione del traffico delle email e delle telefonate senza risposta, sottolineando come la decisione quadro adottata in sede europea sia soddisfacente, per quanto “non all’altezza di quella del nostro Paese”.
“Certo – ha ammesso il Guardasigilli – si cammina sempre su un sottile crinale, che è quello di garantire da un lato la sicurezza dei cittadini e dall’altro la loro privacy’…Ma nella lotta al terrorismo internazionale la prevenzione è più importante della persecuzione dei colpevoli”.

Un equilibrio delicato, quello fra privacy e sicurezza, che si colora di diverse sfumature e assume nuove connotazioni se lo si rapporta ad un fenomeno di fortissima attualità come quello delle truffe online e del furto di dati personali per via telematica.
Ad allarmare gli esperti del settore, infatti, è soprattutto il phishing, che attraverso la clonazione dei siti e degli strumenti di pagamento porta ad un accesso illecito ai dati personali e alle password telematiche degli utenti.

Poste italiane Spa – ha evidenziato Stefano Grassi, Direttore Centrale Tutela Aziendale della società – ha registrato, solo nel 2005, ben 500 tentativi di intrusione al giorno e circa 71 mila case di intercettazione di virus informatici.
“Il rischio –
ha aggiunto Domenico Santececca, Responsabile Area Servizi di Mercato dell’ABI – è ancora più alto nel campo delle transazioni finanziarie on line visto che il sistema delle reti interbancarie è costituito da un modello circolare che comprende banche, aziende, istituzioni e privati: ecco perchè per la sicurezza vengono spesi circa cinque miliardi di euro l’ anno, di cui oltre un miliardo destinato alla sicurezza delle telecomunicazioni”.

Affrontando il problema con un ottica di respiro ancora più ampio, Roberto Speciale, Comandante Generale delle Fiamme Gialle, ha quindi messo in luce la necessità di contrastare la criminalità informatica e i reati commessi via web in maniera sinergica e comune, “senza prescindere dallo sviluppo di strette forme di cooperazione internazionale tra Stati”.
Questo perchè, considerate le caratteristiche di transnazionalità del web e della sua estensione  mondiale è necessario poter individuare la localizzazione fisica presso cui si commette il reato, per poter poi procedere a stabilirne la perseguibilità e definirne i limiti per l’applicazione della normativa nazionale di riferimento.

Secondo il Gen. Speciale, dinanzi allo sviluppo esponenziale di Internet e dei conseguenti rischi, non solo è indispensabile la cooperazione internazionale tra Stati ma anche “creare le necessarie sinergie tra istituzioni pubbliche, forze di polizia ed enti privati allo scopo di opporre un’efficace azione di contrasto al crimine informatico”.

In particolare, queste misure e strategie sono fondamentali per una piena  ‘regolamentazione tributaria’ degli scambi telematici.
“Il rischio, altrimenti è la concretizzazione di forme di evasione e il pericolo, tutt’altro che remoto, della nascita di veri e propri ‘paradisi digitali’ in quei paesi che, chiudendo le porte a forme di collaborazione tra Stati, consentono di operare su internet senza alcun obbligo di identificazione’.