Cattiva televisione, l’Europa si confronta e fa partire una collaborazione sinergica per ridare centralità alla tutela dei minori  

di Raffaella Natale |

Italia


Tv e minori

Minori e televisione, controverso e a volte pericoloso rapporto che preoccupa sempre le famiglie, ma anche il legislatore chiamato ad adottare una normativa sicura che tuteli i ragazzi che passano ore e ore davanti al piccolo schermo, spesso telespettatori passivi di contenuti violenti.

Si presenta, oggi più che mai, la necessità di ritrovare una televisione di qualità, che riscopra il ruolo di educatore, ma non solo. E’ di questo che si è discusso al Convegno “Ragazzi e Tv in Europa (Musei Capitolini, Roma – 09 gennaio 2006). Scopo dell’incontro, promuovere scambi periodici di dati ed esperienze, consultazioni e ricerche comparative tra gli organismi che in Europa si occupano di tutela dei piccoli in rapporto al mezzo televisivo.

 

In un serrato dibattito si sono, infatti, confrontanti i rappresentanti dei comitati europei per la tutela dei minori riuniti per la prima volta su invito del Comitato italiano per l’applicazione del Codice di Autoregolamentazione Tv e Minori.

 

Presenti all’evento il Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, il direttore generale della Rai, Alfredo Meocci, i presidenti della Commissione di Vigilanza, Paolo Gentiloni e dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e in rappresentanza del sindaco Walter Veltroni, l’Assessore alle Politiche dell’Infanzia, Pamela Pantano.

Alla conferenza europea è giunto un messaggio del Commissario europeo Franco Frattini, che ha ricordato la dimensione europea del tema: La nuova Europa allargata – ha scritto – dovrà saper essere interprete attiva di una cultura dei diritti dei minori, promuovere e armonizzare anche quella parte di cultura dei diritti dei più piccoli che si chiama televisione. C’è una ‘pedagogia del mondo peggiore’ che molta cattiva televisione insegna ai nostri ragazzi che va combattuta insieme”.

 

L’evento è stato anche occasione per la presentazione di una Ricerca comparativa che ha messo a confronto i sistemi di regolamentazione del broadcasting televisivo a tutela dei minori realizzati in nove Paesi (Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Irlanda, Spagna, Portogallo e Svezia).

 

Le principali tendenze emerse dall’Indagine riguardano il consolidamento generalizzato del modello di co-regolamentazione e del principio della corresponsabilità di broadcaster, famiglie e Istituzioni. L’evoluzione tecnologica, di cui ha parlato il Ministro delle Comunicazioni, sembra essere da stimolo a soluzioni nuove in riferimento alla dissociazione tra prodotto e piattaforma di distribuzione e del passaggio al digitale.

La televisione non deve essere vista come una babysitter“, ha spiegato Landolfi che ha quindi detto di gradire la proposta lanciata da Giovanni Minoli per una Tv di qualità che porti a definire un “bollino blu” per i programmi.

La televisione, ha aggiunto, “come tutte le tecnologie è asettica per struttura. A renderla buona o cattiva è l’utilizzo che se ne fa. E tanto più è centrale la tutela dei minori oggi che la televisione ha raggiunto una dimensione e una diffusione che non si conosceva. La legge di riordino della Tv ha capito l’importanza di questo tema dando rilievo al comitato per la tutela dei minori e oggi la dimensione della tutela è più forte trovando rappresentanza nelle sedi deputate al controllo come nelle strutture periferiche. Esiste una sensibilità nuova che va assecondata”.

 

“I nostri ragazzi sfruttano le nuove tecnologie, guardano canali che noi non vediamo, navigano in Internet e sono tecnologicamente più avanzati di noi. Il controllo quindi non può essere relegato esclusivamente alle Istituzioni che pure fanno il loro dovere, ma c’è bisogno di un maggiore coinvolgimento sul tema della tutela dei minori anche delle famiglie e della scuola“, ha concluso il ministro, annunciando che nella definizione del nuovo contratto di servizio con la Rai verrà rafforzato il ruolo dei Comitati per la tutela dei minori in Tv. 

 

Nel 2004 le emittenti televisive nazionali sono state monitorate per circa diecimila ore di programmazione e nello stesso anno sono stati conclusi 45 procedimenti sanzionatori, 24 dei quali sfociati in ordinanze-ingiunzioni, ha ricordato il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, secondo il quale il sistema normativo in vigore non è “né scarno, né labile, ma è basato esclusivamente su una cornice di divieti. Penso – ha proseguito – che la televisione invece possa e debba svolgere anche una funzione positiva, attiva e propositiva”

Calabrò ha poi centrato la sua attenzione sul tema della qualità contestando chi sostiene che la qualità non possa essere giudicata un segno distintivo e chi si dichiara convinto che il prodotto che aumenta l’audience sia per ciò stesso un prodotto di qualità: “mi sembra un discorso da pubblicitari e non da esponenti del servizio pubblico che invece come tale deve avere una funzione nella crescita culturale e nella formazione del gusto”.

 

Il presidente della Commissione di Vigilanza, Paolo Gentiloni, nel suo intervento ha parlato di “passi in avanti significativi” da un punto di vista normativo, ma a tutto ciò “non è sempre corrisposto un miglioramento dei contenuti“. “C’è ancora un grande scarto – ha detto Gentiloni – tra le norme e ciò che effettivamente entra nelle nostre case”. Per intervenire in questa situazione secondo Gentiloni serve da una parte “un maggiore controllo e dall’altra una applicazione rigorosa delle norme”. Gentiloni ha quindi criticato il contenzioso fra la Rai e il Comitato.

“Il servizio pubblico – ha detto – non gli deve creare ostacoli giuridici. Al servizio pubblico spetta l’obbligo di essere il primo della classe nell’applicazione delle normative”.

 

Pronta la risposta del direttore generale della Rai, Alfredo Meocci, che ha assicurato il suo impegno il proprio personale impegno perché sia superato qualunque contenzioso fra la Tv pubblica e il Comitato italiano per il Codice di Autoregolamentazione.

 “Nelle nostre case non entra più solamente la televisione generalista – ha spiegato Meocci – ma anche Internet e altre piattaforme“. Diventa quindi fondamentale secondo Meocci un’opera di prevenzione che miri all’utilizzo dei nuovi media.

“Serve una campagna di informazione per preparare all’utilizzo dei nuovi media – ha spiegato – Oggi su questo tema siamo ancora indietro, ma serve l’impegno di tutti: Governo, Istituzioni e privati”. Infine il direttore generale della Rai ha annunciato che per il prossimo anno la programmazione dedicata ai minori salirà all’11% del totale e solamente nel 2005 sono state 1.660 le ore di trasmissione dedicate ai ragazzi.

   

Pamela Pantano, presso il cui Assessorato è stato istituito un Osservatorio sul rapporto media-bambini, ha portato i risultati di una Indagine condotta su 3.000 ragazzi delle scuole medie romane: il 60% guarda la televisione senza avere al fianco la presenza di un adulto, e il 30% di questi ragazzi soli davanti al piccolo schermo guarda programmi contrassegnati dal bollino rosso. Davanti alle immagini di violenza, ha spiegato la Pantano, i bambini dimostrano di avere reazioni differenti: “c’è chi cambia canale, e sono i più sicuri, altri spengono la televisione, ma ci sono anche coloro che piangono e quelli che confessano di rimanere paralizzati dall’orrore”. Per l’assessore “è importante arricchire la professionalità di chi si occupa della televisione perché è un mezzo che può manipolare e incidere sulla formazione dei ragazzi”.

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