Verso una ‘Società della conoscenza’: report Unesco sottolinea le sfide per colmare il digital divide

di Alessandra Talarico |

Mondo


digital divide

Per diminuire il gap che esiste tra paesi in via di sviluppo ed economie avanzate, i governi devono investire maggiormente in istruzione, facilitando l’accesso alle tecnologie ICT e condividendo la conoscenza scientifica oltre i confini nazionali, sostiene un report dell’UNESCO.

 

Il rapporto “Towards Knowledge Societies”, presentato a Parigi alla vigilia del World Summit on the Information Society (WSIS), analizza l’importante e crescente ruolo giocato dalla conoscenza nella crescita economica e l’importanza della promozione di una nuova fase per lo sviluppo del sud del mondo.

 

Le ‘società della conoscenza’, spiegano gli autori del rapporto, non devono essere confuse con le ‘società dell’informazione’.

Le prime contribuiscono al benessere degli individui e della collettività e abbracciano tutte le dimensioni di una nazione: da quella culturale a quella sociale, etica e politica.

 

Un esempio di successo della società della conoscenza è Singapore che, partita come nazione al di fuori dei paesi in via di sviluppo, ha ottenuto, in 40 anni, tassi di crescita economici superiori alle nazioni industrializzate, investendo e promuovendo l’istruzione ed una visione creativa.

Un altro esempio, meno conosciuto, è quello di Villa El Salvador in Peru, una comunità costituita da alcune miglialia di persone espulse da Lima nel 1971.

Confinati nel deserto, gli abitanti di Villa El Salvador sono stati in grado di costruire, senza alcun aiuto esterno, scuole e centri educativi, che hanno trasformato il ghetto in una città organizzata con 400 mila abitanti, in cui il 98% dei bambini va a scuola, la percentuale di adulti analfabeti è la più bassa del Paese e più di 15 mila studenti sono iscritti all’Università.

 

Le società dell’informazione, dall’altro lato, sono basate su “scoperte tecnologiche” che rischiano di fornire poco più che “una massa indistinta di dati” per tutti coloro i quali non hanno le conoscenze adeguate per beneficiarne

 

Lo scenario dipinto da report dell’Unesco, dipinge il futuro a tratti a volte promettenti, a volte inquietanti.

Promettenti, dice il Direttore Generale, “perché il potenziale offerto da un uso razionale e mirato delle nuove tecnologie offre prospettive di sviluppo concrete e sostenibili e permette la costruzione di società più democratiche”.

Inquietanti, “perché gli ostacoli e le trappole sul cammino sono anch’essi reali”.

 

 

Uno degli ostacoli maggiori, secondo il Report, è la disparità di accesso alle tecnologie ICT, meglio nota come ‘digital divide’.

Soltanto l’11% della popolazione mondiale ha accesso a Internet e il 90% delle persone connesse vive in un paese industrializzato.

 

Il digital divide, spiegano ancora gli autori, è esso stesso conseguenza di una più seria spaccatura: il ‘knowledge divide’, che “oggi più che mai, divide i paesi dotati di un forte potenziale nella ricerca e sviluppo, di sistemi educativi efficaci e di tutta una serie di servizi culturali, da quelli che invece hanno sistemi educativi carenti e centri di ricerca privi di risorse, e che soffrono, di conseguenza, della cosiddetta fuga dei cervelli”.

 

Incoraggiare lo sviluppo di ‘società della conoscenza’, vuol dire colmare questi gap attraverso il consolidamento di due pilastri  della società dell’informazione globale che sono ancora non uniformemente garantiti: “l’accesso alle informazioni per tutti e la libertà di espressione”.

 

Fondamentali per lo sviluppo delle società della conoscenza, sono anche le diversità culturali e linguistiche, che devono essere preservate proprio perché ultimamente sempre più vulnerabili.

Con la scomparsa di una lingua ogni due settimane, spiega l’Unesco, molto di questo patrimonio sarà perso per sempre.

 

La scommessa è dunque delle più importanti, poiché il costo dell’ignoranza è maggiore di quello dell’educazione e della condivisione della conoscenza.

In sostanza, conclude il Report, il futuro è di quelle società che saranno in grado di integrare tutti i loro membri e promuovere nuove forme di solidarietà che coinvolgano le generazioni presenti e future.

Nessuno dovrebbe essere escluso dalla società della conoscenza, dove la conoscenza sarà un bene pubblico, disponibile ad ogni individuo.