Mondo del cinema in guerra. Il governo ritira il decreto legge sulle misure a sostegno del settore

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Roberto Benigni

Il governo ha ritirato il decreto legge che regolamentava le misure a sostegno del cinema, già da giorni all’ordine del giorno dei lavori della Camera per la conversione. Lo ha annunciato all’Assemblea il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, facendo riferimento alla lettera del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi. Il governo ha spiegato che tra le diverse motivazioni della rinuncia alla conversione del provvedimento in scadenza c’è sicuramente l’azione ostativa dei rappresentanti dell’opposizione, che protesta contro l’ipotesi di riforma della legge elettorale.

 

Ma questa giustificazione non è piaciuta all’Unione. Pronta la replica di Piero Ruzzante (Ds) che ha chiesto al presidente della Camera di mettere a verbale che la decisione del governo è da imputare alla volontà della Casa delle Libertà di procedere nel voto sulla riforma elettorale.

 

Intanto i lavoratori dello spettacolo hanno fatto sapere che il prossimo venerdì 14 ottobre ci sarà uno sciopero e una grande manifestazione nazionale per protestare contro i tagli al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) previsti nella Finanziaria 2006.

Il taglio prevede che i 464 milioni di euro stanziati lo scorso anno si riducano a 300. E questo è stato solo il primo degli interventi, visto che il governo ha anche deciso di far decadere il decreto legge che contiene provvidenze e contributi per il cinema italiano. La data di decadenza è il 17 ottobre.

 

Slogan della manifestazione: “Chiudere un giorno per non chiudere sempre“. Si fermeranno tutte le attività che aderiranno all’iniziativa, quindi anche i cinema, con il rischio di uno slittamento per le pellicole la cui uscita è prevista per quel giorno. Sempre per il 14 è stata convocata anche una manifestazione nazionale a Roma, al Centro Congressi Capranica.

 

L’attacco allo spettacolo e al fondamentale diritto alla cultura dei cittadini ha raggiunto in questi giorni livelli mai toccati prima – si legge in una nota congiunta di Agis, Anica, Anac, Slc Cgil, Sindacato Attori Italiani, Fistel Cisl, Forum Attori Italiani, Uilcom Uil, Coordinamento Attori Uilcom -. La Finanziaria 2006 prevede un ulteriore taglio del 40% di tutte le risorse pubbliche per lo spettacolo, tra decurtazione del Fondo Unico che passa dai già insufficienti 464 a 300 milioni di euro, eliminazione delle quote Lotto destinate al settore e minori trasferimenti agli enti locali”.

Tutto ciò – continua il comunicato – aggravato da pesanti ritardi normativi che rischiano di determinare il blocco delle attività cinematografiche e la paralisi totale dello spettacolo dal vivo dal prossimo 1° gennaio. Un’operazione di queste dimensioni, nella situazione già estremamente precaria di tutto lo spettacolo, dovuta alle politiche fin qui adottate, provocherà una drastica riduzione dell’offerta di eventi al pubblico e metterà in serio pericolo l’esistenza di circa 5 mila aziende e il posto di lavoro di oltre 60 mila addetti, dei 200 mila che il settore complessivamente occupa”.

 

Alberto Francesconi, presidente dell’Agis, ha dichiarato: “Noi speriamo proprio di andare a fare un danno. Il 14 è anche il giorno previsto per l’uscita del film La tigre e la neve di Roberto Benigni, che sarà distribuito in oltre 800 sale, la risposta degli esercenti e dei lavoratori dello spettacolo deve essere forte, perché colpire la cultura come il governo sta facendo mi sembra devastante. Siamo stati accoppiati alle auto blu e agli stipendi dei parlamentari. E comunque non mi sembra che ci sia un settore che subisca tagli pesanti come il nostro”.

 

Rocco Buttiglione, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, parla di un maxiemendamento alla Finanziaria. “In quella sede – ha commentato Buttiglione – credo che tutte le forze politiche che sostengono il governo si renderanno conto dell’inaccettabilità del taglio previsto. Tanto più che le risorse a favore dello spettacolo, essenziali per la sopravvivenza del settore, rappresentano un percentuale minima nel bilancio dello Stato. Non si salva la finanza pubblica affondando la cultura”.

Nei giorni scorsi anche Davide Croff, presidente della Biennale di Venezia, aveva espresso preoccupazione per i tagli al FUS. Se i tagli venissero applicati in modo proporzionale ” aveva commentato – certamente non saremmo in grado di fare la Mostra del Cinema“.

Croff si dichiarava però anche “fiducioso“. “L’iter non è concluso ” aveva sottolineato – e quindi ritengo che, pur nel necessario rigore che l’Italia deve avere, si potranno trovare spazi per salvaguardare un patrimonio che è della Biennale, ma è anche di tutto il Paese e che ha un forte impatto sul piano internazionale. Ritengo che i sacrifici vadano calibrati in base agli effetti che avranno, anche sugli enti che li subiscono“. Entrando nel dettaglio, Croff aveva ricordato che negli ultimi anni “i fondi pubblici hanno coperto per il 60-65 per cento i costi della Mostra del Cinema di Venezia: alla progressiva riduzione abbiamo fatto fronte aumentando il livello di efficienza e coinvolgendo i privati. Per l’ultima Mostra abbiamo ricevuto fondi per circa 5,5 milioni di euro, e quel livello va mantenuto: un taglio del 40% ci metterebbe sicuramente in ginocchio”.