Wi-Fi: Assoprovider scrive al ministro Gasparri sui ritardi nella emenazione del regolamento autorizzativo

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera inviata dall¿associazione Assoprovider al Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, al Sottosegretario Giancarlo Innocenzi e al Consigliere del Ministro Gianluca Petrillo, sui ritardi nella emenazione del regolamento autorizzativo sull”uso del wireless.

Da due anni un¿intera generazione di giovani imprenditori nel settore innovativo del wireless unlicensed viene sistematicamente ignorata dal mondo della politica italiana.

Gli imprenditori del wireless unlicensed, universalmente riconosciuto come il futuro della larga banda, vengono tenuti al palo in attesa di un nuovo regolamento che finalmente ammetta l¿uso di queste tecnologie per connettersi ad Internet. Come se ci&#242 non bastasse viene ventilata la preoccupante ipotesi che l¿uso commerciale al massimo sarebbe concesso sulle montagne e sugli scogli del mare italico, perch&#233 escluso dove &#232 gi&#224 presente l¿Adsl; i giovaniimprenditori delle TLC in Italia, invece di essere incoraggiati e aiutati, verrebbero in questa infausta prospettiva relegati nelle riserve, come i pellerossa negli Stati Uniti dei secoli scorsi.

Tutto questo ignorando le direttive europee, che invece sostengono i seguenti punti*:

  • La neutralit&#224 tecnologica e l¿impulso alla concorrenza nella infrastrutturazione a banda larga, che significa non penalizzare il wireless 802.xx rispetto al cavo, come si sta invece verificando in Italia e per legge.

  • L¿uso del wireless unlicensed come una delle infrastrutture per la fruizione di contenuti.

  • L¿importanza strategica, visto il formidabile progresso, di un uso flessibile (contrapposto alle attuali rigidit&#224) dello spettro elettromagnetico, sopratutto come fonte di innovazione, gi&#224 fatto proprio dalle tecnologie unlicensed del Wi-Fi e del WiMax.

Noi siamo certi che questo orribile scenario da riserva indiana sia stato solo ipotizzato e mai preso in seria considerazione da chi ha il compito di decidere, ma il ritardo registrato in Italia nell¿approvare un regolamento, che sia coerente con l¿Europa (e con quello che l¿Italia si aspetta), rimane un triste dato di fatto a due anni dall¿autorizzazione alle sperimentazioni da parte del Ministero delle Comunicazioni, sperimentazioni che sin da subito hanno dato esito positivo e sulle quali si sono strutturate esperienze esaltanti, a detta anche delle Autorit&#224.

Al convegno su Agire Digitale del 25 gennaio 2005 a Roma, &#232 stato dichiarato dal Ministero delle Comunicazioni che il nuovo regolamento da noi richiesto &#232 ormai pronto e la sua uscita &#232 solo una questione amministrativa, ma &#232 passato gi&#224 pi&#249 di un mese da quella data e la situazione non &#232 ancora cambiata.

I media e la finanza ormai ignorano (e a ragione dal loro punto di vista)gli imprenditori del wireless unlicensed, data l¿assenza attuale di prospettive regolamentari. Tutta la raccolta finanziaria destinata ad investimenti in TLC dai prudenti finanzieri italiani va ovviamente a finire, come al solito, alle due o tre solite grandi aziende del cavo tradizionale (di rame o fibra che sia), che hanno garantito dalla politica un bel recinto di protezione, robusto e sicuro per fare crescere business e utili.

A nessuno interessa ovviamente che l&#236, sul cavo, la concorrenza non possa in realt&#224 esistere poich&#233:

  • i costi delle nuove infrastrutture sul cavo (rame o fibra) sono elevatissimi;

  • le regole dei mercati oligopolistici (come il cavo italiano) non vengono in Italia applicate dagli operatori dominanti, n&#232 fatte rispettare loro dai controllori.

Di conseguenza le barriere all¿ingresso di nuovi operatori nel cavo sono di fatto insormontabili e questo ha fatto s&#236 che sui cavi italiani si sia bruciata una incredibile quantit&#224 di denaro dei risparmiatori che incautamente credevano nella possibile crescita di sviluppo dei nuovi concorrenti, con il risultato di una infrastrutturazione su cavo mediocre, eppure costata carissima.

Con il wireless unlicensed da subito si pu&#242 realizzare una infrastruttura alternativa light a costi ridottissimi, dando vita ad uno scenario realmente competitivo.

Ma quale finanziatore investirebbe (e figuriamoci in Italia) in un business ancora vietato per legge?Divieto che non trova giustificazioni (oltre, diremo noi polemicamente, una forma di protezione delle tecnologie tradizionali in opposizione ai principi europei gi&#224 sopra enunciati), poich&#233 tecnologie del wireless unlicensed sono gi&#224 ampiamente testate in tutto il mondo e hanno gi&#224 dimostrato il loro perfetto funzionamento.

Abbiamo sperimentato sul campo per fare crescere il Paese a nostre spese, e ci aspettiamo che le richieste siano accolte perch&#233 ne abbiamo diritto, visto che l¿Italia &#232 una democrazia economica facente parte dell¿Europa.

Dopo due anni di sperimentazione e a cinque mesi ormai dalla audizione conclusiva che avrebbe dovuto portare in tempi rapidissimi al varo del nuovo regolamento, le richieste di Assoprovider al Ministero sono sempre le stesse:

  1. Libero uso delle frequenze delle bande non protette R-LAN ed Hyper-Lan (2,4 e 5 GHz) sia in modalit&#224 punto-multipunto (offerta di servizio alle utenze fisse) che punto-punto (offerta di servizio al pubblico e trunking tra sedi e stazioni base dell”operatore);

  2. Nessun costo di licenza n&#233 per l”operatore n&#233 per l”utenza;

  3. Nessuna limitazione sulle aree di copertura n&#233 geografiche n&#233 territoriali;

  4. Nessuna limitazione circa la tipologia di servizi IP offerti con tecnologia wireless.

Roma, 03 marzo 2005

Cordiali saluti

Dott. Matteo Fici
Presidente Assoprovider

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* Si veda ad esempio Rethinking the European ICT agenda; Ten ICT-breakthroughs for reaching Lisbon goals, The Hague, August 2004, il fondamentale rapporto elaborato da ricewaterhouseCoopers su commissione della presidenza olandese di turno della CE come contributo alla discussione di avvio della nuova agenda delle TLC europee


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