Web e propaganda nazista: si torna a parlare di Timothy Koogle

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&#200 attesa per il prossimo 16 marzo la sentenza della corte d¿appello di Parigi sul caso di Timothy Koogle, l¿ex presidente di Yahoo, gi&#224 prosciolto dall¿accusa di “apologia di reato” ed “esibizione di uniformi, insegne o emblemi associati a crimini contro l”umanit&#224″.

La vicenda, nonostante l¿assoluzione in prima istanza di Koogle, &#232 ancora un nervo scoperto per quanti non riescono a dimenticare l¿orrore del nazismo e ha dato vita a uno dei pi&#249 controversi processi dell¿era di Internet, che coinvolge una molteplicit&#224 di temi, dalla libert&#224 di espressione, ai limiti da imporre alla Rete, fino ai confini della legislazione nel cyber-spazio.

Il manager americano &#232 stato denunciato nell”ottobre del 2000 da un”associazione di ex deportati del campo di concentramento nazista di Auschwitz per aver messo in vendita su Internet oggetti a carattere nazista.

Per due anni, Koogle ha cercato di schivare il processo, sostenendo che un tribunale francese non pu&#242 giudicare un cittadino americano per presunti reati commessi negli Stati Uniti e che comunque, nell¿era della rete, una societ&#224 operativa sul piano mondiale non pu&#242 essere assoggettata alle leggi di ogni singolo paese.

I giudici francesi hanno comunque ritenuto che, essendo il portale accessibile in Francia, Koogle doveva sottostare alla legislazione francese.

In prima istanza, a febbraio del 2003, il Tribunale di Parigi ha per&#242 prosciolto Koogle, sentenziando che il reato di apologia “…suppone, per essere perseguibile, un”esaltazione, una lode, dei crimini nazisti”, cosa che non &#232 stata riscontrabile in questo caso specifico.

Il giudice aveva inoltre osservato che il reato di “esibizione di uniformi” non era pi&#249 perseguibile, perch&#233 condonato da una legge del 6 agosto 2002, successiva alla rielezione del presidente francese Jacques Chirac e che, in ogni caso, Koogle non sarebbe ugualmente perseguibile, perch&#233 gli elementi raccolti non sono sufficienti per l”imputazione del reato.

Nonostante dalla Francia siano piovute un sacco di denunce, solo due parti civili, il Movimento contro il razzismo e per l¿amicizia tra i popoli (MRAP) e l¿associazione di ex deportati, hanno fatto appello contro la sentenza.

La procura si &#232 astenuta e il proscioglimento di Koogle e di Yahoo &#232 diventato definitivo: la corte d¿appello non poteva dunque che considerare sugli interessi civili.

Le due associazioni reclamano, dunque, un risarcimento simbolico di un euro e la pubblicazione dell¿arresto su quattro giornali francesi, su un giornale di ogni Paese della Ue e su due giornali americani.

Davanti alla corte, l¿avvocato dell¿associazione degli ex deportati ha spiegato che i suoi assistiti sono motivati dalla volont&#224 di impedire ¿che vicende di tale sorta diventino fatti privi di significato¿, soprattutto perch&#233 il 27 gennaio di quest¿anno si commemorano i 60 anni della liberazione di Auschwitz, il pi&#249 grande campo della morte nazista, ad opera dell¿Armata Rossa.

¿Offrire simboli nazisti all¿asta &#232 un modo di esaltare la cosa¿ ha aggiunto l¿avvocato, ribadendo che facendo commercio di questi oggetti Koogle e il portale che all¿epoca dirigeva, hanno fatto un ¿grave insulto alla civilt&#224¿.

L¿avvocato di Yahoo, da canto suo, ha respinto queste accusa, sottolineando che la societ&#224 non aveva percepito ¿neanche un centesimo¿ dalla vendita di questo oggetti, dal momento che il servizio era ¿totalmente gratuito¿.

Il Gruppo, di fatti, aveva agito prontamente quando il Tribunale di Parigi aveva intimato la sospensione della vendita in Rete degli oggetti contestati, rendendo inaccessibile il sito in questione in sei paesi europei, nonostante la sentenza del giudice aveva chiesto l”oscuramento solo per gli internauti francesi.

L¿avvocato sostiene ancora che l¿Associazione sta combattendo una battaglia insensata, dal momento che il portale ha vietato in tutto il mondo la vendita di oggetti nazisti sui suoi siti.

Quello che chiedono i sostenitori di questa causa &#232 per&#242 &#232 molto pi&#249 di un capriccio, tanto pi&#249 che il risarcimento &#232 simbolico: lo scopo &#232 soprattutto quello di opporsi, dovunque essa possa avvenire, alla speculazione sulla sofferenza personale e incancellabile di milioni di persone.

Alessandra Talarico

Per ulteriori approfondimenti, leggi:

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