Carrelli (Eurescom): ´Ricerca e Sviluppo´ e Cooperazione, due fattori essenziali per lo sviluppo dell¿ICT

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Proseguiamo la pubblicazione degli interventi al Seminario: “Rethinking the european ICT Agenda” tenutosi a Roma il 27 settembre 2004, organizzato da Puntoit e Key4biz.


di Claudio Carrelli

Direttore Eurescom – www.eurescom.de

Il ruolo della R&S: obiettivi, tempi e impegno

Nei pochi minuti a mia disposizione tratter&#242 fondamentalmente due temi: la R&S e l¿importanza della collaborazione, due fattori essenziali per lo sviluppo dell¿ICT. In termini di breakthrough:

  • riconoscere la necessit&#224 della ricerca e dei tempi entro i quali essa garantisce il ritorno degli investimenti

  • esprimere in termini chiari l¿impegno e lo sforzo che si &#232 pronti ad intraprendere per raggiungere obbiettivi prefissati.

Non basta dichiarare la volont&#224 di raggiungere il valore del 3% del PIL (obbiettivo di Lisbona, che tra l¿altro prevede che i 2/3 siano a carico dall¿Industria) se questa non &#232 poi accompagnata da un effettivo ¿commitment¿.

Non giova neanche continuare a dibattere sul rimpallo di responsabilit&#224 tra pubblico e privato. E¿, semmai, necessario trovare una sinergia tra i due comparti e creare un circolo virtuoso.

Qual &#232 allora il ruolo della Ricerca & Sviluppo?

La R&S non &#232 una forma di sovvenzionamento, n&#233 una tassa.

E¿ un investimento.

La Ricerca& Sviluppo trasforma il denaro in Know-how e l¿innovazione trasforma il Know-how in denaro.

Ma oggi c¿e¿ anche una difficolt&#224 interna, una sfida sempre pi&#249 difficile.

L¿attenzione &#232 rivolta quasi esclusivamente alle risorse finanziarie. Al contrario, occorre soprattutto valorizzare le risorse umane, che nel clima attuale rischiano di perdere motivazione (ricordiamo il proverbio cinese: se pianifichi per un anno pianta grano; se pianifichi per dieci anni, pianta alberi; se pianifichi per la vita, investi negli uomini)

Vi &#232 quindi la necessit&#224 di trovare risorse umane di qualit&#224, con grande preparazione tecnica, entusiasmo, capacit&#224 manageriale e forte impegno.

Ma attenzione!

Gli studenti sono oggi molto pi&#249 stimolati dal traguardo di un successo commerciale che non dal raggiungimento di una riconosciuta reputazione scientifica!

Un altro aspetto cruciale &#232 quello relativo al cosiddetto tempo di ricaduta. La old economy era fortemente caratterizzata da dimensioni, stabilit&#224 e quantit&#224. La new economy &#232 connotata da velocit&#224, agilit&#224 e qualit&#224.

Chi governa il mondo delle TLC?

Se proviamo a riassumere, pur sommariamente, si pu&#242 osservare come 20 anni fa il mondo delle TLC era fondamentalmente governato dagli ingegneri; ¿10 anni fa dai commerciali, ¿5 anni fa dai regolamentatori, ..oggi dalla finanza. Domani? Forse gli avvocati … e il ciclo ricomincer&#224?

E cos&#236, se guardiamo all¿oggi, l¿eccesso di ¿finanza¿ nelle TLC ha decisamente spostato l¿attenzione sul ritorno degli investimenti verso tempi sempre pi&#249 ristretti.

Ma con tale approccio si rischia di non guardare sufficientemente al futuro.

Non sempre &#232 realistico o possibile comprimere i tempi, anche se, per assurdo, si disponesse di un enorme surplus di risorse (se occorrono 9 mesi ad una donna per fare un figlio, 9 donne non fanno un figlio in 1 mese!).

Di esempi se ne possono citare molti: quando Napoleone sugger&#236 di piantare alberi lungo le strade per fare ombra ai cavalli, gli fu risposto che sarebbero stati necessari almeno venti anni per la crescita delle piante.

La sua immediata reazione fu: ¿Allora che aspettiamo a piantarli? Non perdiamo altro tempo!¿

Vale la pena ricordare anche le considerazioni del PITAC Report (President InformationTechnology Advisory Committee) negli USA: The current USA IT boom is built on fundamental R&D in computer science carried out more than a decade ago,..there is an urgent need to replenish the knowledge base¿¿.

Necessit&#224 quindi di guardare al medio-lungo termine e non solo ai famosi (a volte anche tristemente) ¿Quarterly reports¿.

Esempi di politiche a lungo termine e relative pianificazioni nel settore ICT certamente non mancano: dall¿esperienza della Francia di fine anni Settanta di introduzione del numerico e della telematica, attraverso il Minitel, a quella pi&#249 recente dell¿India con il suo forte impegno nell¿industria del software (impensabile appena dieci anni fa, con il governo indiano che assorbe oggi il 28% del mercato IT nazionale) o alla Korea per l¿industria elettronica e per la larga banda, o, infine alla Cina per la dichiarata volont&#224 di indipendenza dagli standard internazionali e relativi IPRs (ed &#232 interessante, in tale contesto, il recente caso Motorola, che ha deciso di seguire lo standard cinese).

E allora?

Qual¿&#232 il vero commitment nella R&S? Quale e¿ la situazione in Italia?

Pasquale Pistorio l¿ha efficacemente sintetizzata in una recente intervista (io vivo in Germania e l¿ho letta sul Financial Time del 22 settembre 2004), rilevando come la percentuale di ricercatori sia oggi pi&#249 elevata in Croazia e in Bulgaria che non nella terra di Leonardo da Vinci.

In Italia il valore percentuale della R&S rispetto al PIL &#232 al di sotto della media (circa 1,1% rispetto all¿1.8% di media europea o circa 3% per i Paesi pi&#249 avanzati, come Svezia e Finlandia), ma va anche rilevato come la percentuale dell¿industria sia oggi ben al di sotto del target.

Vogliamo veramente rivedere gli obiettivi di Lisbona?

E allora &#232 necessario un incremento dell¿ordine del 20% annuo, costante, per raggiungere l¿obiettivo prefissato!

Ben venga quindi la proposta Moratti dell¿8 per mille dell¿IRPEF per la ricerca.

Ma qual¿&#232 il ruolo che intende giocare la grande industria?

La maggior parte delle proposte provenienti dall¿industria sembrano indirizzate pi&#249 ad una richiesta di maggiori incentivi (di varia natura) da parte dello Stato, piuttosto che verso dichiarati ¿self-commitment¿; ma qual¿e¿ il loro impegno nella ricerca? In un recente giro a livello europeo ho incontrato diversi gestori, ma soltanto uno ha esplicitamente indicato che nel corso del 2004 gli investimenti in R&S saranno superiori del 20% rispetto a quelli dello scorso anno.

E allora, vogliamo unire gli sforzi, anche a livello europeo?

E qui vengo al mio secondo punto.

Rafforzare la cooperazione nazionale ed internazionale e riaffermare una significativa presenza degli operatori nel processo di standardizzazione

Tutti ricordiamo il successo del GSM e, come europei, ne siamo giustamente orgogliosi.

La tecnologia era disponibile world-wide, ma l¿Europa ha saputo guardare avanti ed ha fatto s&#236 che nascesse una nuova vision.

America e Giappone disponevano forse anche di tecnologie pi&#249 avanzate, ma e¿ stata la vision che ha permesso agli europei di ottenere traguardi insperati, tali da assicurare all¿Europa la leadership internazionale.

Il comune impegno di operatori e manifatturieri ha creato le condizioni per una soluzione vincente.

Negli ultimi anni abbiamo purtroppo assistito al progressivo disimpegno degli operatori, (certamente dovuto anche alla crescente competizione nazionale ed internazionale).

La prevalenza dei manifatturieri ha riproposto pesantemente le problematiche e le difficolt&#224 legate agli IPR (Intellectual Property Rights); difficolt&#224 che sono risultate evidenti gi&#224 nell¿UMTS (dove le opzioni sono certamente troppe) e negli MMS (dove prevalgono ancora soluzioni di marca).

Vi &#232 quindi la necessit&#224 di una rinnovata e forte sinergia tra operatori e manifatturieri per evitare che la standardizzazione sia vista solo come un ritorno a breve termine (just more sales for a specific Industry), ma piuttosto come un vantaggio per i consumatori.

Solo tale sinergia potr&#224 garantire in un arco temporale di medio lungo periodo, il massimo beneficio per la societ&#224 ed un adeguato ritorno degli investimenti per l¿industria.

L¿Europa non e¿ stata sempre leader nelle tecnologie, e forse non lo sar&#224 neanche in futuro, ma pu&#242 esserlo nella capacit&#224 di creare una vision, e lo ha gi&#224 dimostrato.

Ed &#232 su questo punto che &#232 necessario investire.

La vision ha una sua complessit&#224 propria del problem setting, che non ha meno valore della soluzione tecnica del problem solving, generalmente di pi&#249 facile accezione.

La tecnologia segue la vision, ….talvolta anche a distanza di secoli (ricordiamo per es. l¿elicottero di Leonardo o il sottomarino di Verne). La consapevolezza della vision permette di partire in pole position anche in un ambiente competitivo.

L¿attuale tendenza a personalizzare i terminali (fondamentalmente a scopo di customer retention) pu&#242 alla lunga diventare perdente (o quanto meno complessa), per le limitazioni che, pur senza volere, pu&#242 talvolta introdurre nell¿offerta presente (significativo, a questo proposito, il caso del decoder Sky Italia).

Sarebbe bene, quindi, evitare anche situazioni tipo quella creatasi per il ¿mobile commerce¿, dove, pur in presenza di diverse soluzioni tecnologiche valide, l¿interesse dei singoli (e forse anche una scarsa lungimiranza), hanno frenato lo sviluppo di una soluzione standardizzata. L¿attenzione dei consumatori in tale settore &#232 decisamente calata, anche perch&#233 dopo grandi promesse, non &#232 arrivato nulla.

E¿ chiaro che investire in R&S e nel processo di standardizzazione richiede forti risorse finanziarie ed umane. Ma e¿ proprio qui che la sinergia pu&#242 permettere di raggiungere gli ambiziosi obbiettivi fissati.

Le iniziative gi&#224 in atto in tale settore, anche se ben avviate, non sono ancora in grado di garantire una rapida crescita dell¿Europa nel suo complesso.

Una pi&#249 forte collaborazione tra operatori e manifatturieri &#232 condizione essenziale per un significativo rilancio del settore.

E poich&#233 parliamo di Europa &#232 necessario anche stabilire un forte dialogo tra la Commissione e l¿industria nel suo complesso per rendere gli sforzi di cooperazione pi&#249 forti ed integrati nell¿ambito dell¿Unione.

La tavola dei CEO, gia avviata a Bruxelles e nota come BRT (Brussels Round Table), e¿ certamente un buon inizio, ma non basta.

Una pi&#249 forte sinergia &#232 necessaria sia per consolidare il marchio Europa sia per rafforzare l¿insieme delle industrie che la compongono.

E, sotto questo profilo, teniamo anche conto delle maggiori difficolt&#224 che si potranno incontrare nei rapporti con la nuova Commissione, a seguito del frazionamento dei Direttorati ¿Industria¿ e ¿Infosoc¿, che vede tali responsabilit&#224 non pi&#249 sotto il controllo di un unico Commissario, ma distribuite tra due Commissari, Verheugen e Reding.

Alcune riflessioni di Claudio Carrelli su Convergenza e Integrazione:


Integrazione Fisso-Mobile
La nuova Convergenza Tv-Pc

&#169 2004 Key4biz.it

Per ulteriori approfondimenti, leggi:

Cesare Avenia: Conoscenza, qualit&#224 della vita, sicurezza, per dare valore alle ICT e rilanciare una leadership europea
Daniel Kraus: ICT come motore della competitivit&#224 e dello sviluppo sociale europeo

Bruno Lamborghini: Rilanciare l¿Europa dell¿ICT, il suo sistema industriale, il suo mercato

Sandro Frova: Chi ha detto che la regolazione &#232 incompatibile con investimenti ed innovazione?

Roberto Schisano: ICT e Piccole e Medie imprese: una dorsale di nuovo sviluppo per il Sistema-Paese

Luigi De Vecchis: Rilanciare l¿agenda di Lisbona e ripensare il ruolo europeo delle ICT

Corrado Sciolla: Rilanciare la liberalizzazione: dare mercato ai nuovi servizi e incentivi alle reti, stimolare la domanda

Oscar Cicchetti: Any content, any time, anywhere, any platform. Il futuro pi&#249 promettente? Applicazioni e contenuti sul mobile

Lorenzo Cesa alla Reding: Tlc, serve una politica per favorire gli investimenti

Rethinking the european ICT Agenda: Si apre anche in Italia il dibattito sul futuro dell¿ICT europeo

Il Commissario europeo Viviane Reding: Innovazione, inclusione e creativit&#224 per costruire la Societ&#224 dell¿Informazione

Documenti Ue: Fonti sullo sviluppo dell”Ict europeo

Rethinking the European ICT Agenda: il Rapporto della Presidenza olandese della UE( di PriceWaterhouseCooper)

Microsoft White Paper: Supporting the Lisbon 2010 goals – Autumn 2004