La Germania allarmata di fronte all¿avanzata straniera sul mercato nazionale dei media

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Europa



L¿acquisizione dell¿emittente tedesca di musica Viva da parte della societ&#224 americana Viacom ha riaperto in Germania il dibattito in merito all¿irrigidimento delle disposizioni normative che riguardano le acquisizioni da parte di societ&#224 straniere. L¿idea &#232 di proteggere i media nazionali dall¿avanzata degli investitori esteri, che negli ultimi mesi hanno moltiplicato i loro acquisti.

Il gigante americano, che controlla in particolare la rete via cavo musicale MTV, rilever&#224 in due tempi la societ&#224 Viva Media, che comprende due canali musicali (Viva e Viva Plus) e una societ&#224 di produzione (Brainpool).

Viacom ha gi&#224 siglato un accordo con 14 azionisti di maggioranza per rilevare il 75,8% del Gruppo, e lancer&#224 presto un Opa sul restante capitale. La transazione &#232 stimata in circa 310 milioni di euro.

Il mercato televisivo tedesco, il pi&#249 grande d¿Europa, fa gola agli investitori stranieri, che si sono tuffati sull¿opportunit&#224 aperta dal fallimento dell¿impero mediatico del magnate Leo Kirch, costretto a consegnare i bilanci nell¿aprile del 2002.

Il produttore israelo-americano Haim Saban ha preso il controllo della televisione privata ProSiebensat.1, gioiello di casa Kirch, mentre la Pay TV Premiere &#232 finita tra le propriet&#224 del Fondo di investimenti inglese Permira. Saban desidererebbe adesso mettere le mani sul canale sportivo DFS, secondo le indiscrezioni apparse sulla stampa tedesca.

Questi rapidi mutamenti stanno preoccupando la Germania, dove non esiste un reale ostacolo all¿ingresso di azionisti stranieri nel capitale dei Gruppi editoriali o di quelli audiovisivi.

L¿Osservatorio dei media dello Stato della Renania del Nord Westfalia ha chiesto un immediato intervento da parte del legislatore, come ha fatto recentemente per le industrie di difesa, dando al governo un diritto di veto sulle fusioni che riguardano questo settore.

Bisogna chiedersi ¿se l¿attuale legislazione, che permette di poter comprare tutti i media che si vuole, basta che si abbia il denaro, deve restare immutata¿, ha commentato il direttore di questo organismo, Norbert Schneider.

Ricorrendo poi all¿esempio di altri Paesi europei, ha aggiunto: ¿Alcune restrizioni sono necessarie per evitare situazioni critiche in un mercato globalizzato¿.

In Francia, per esempio, la legge vieta a un solo operatore di detenere pi&#249 del 49% di un canale televisivo analogico, senza tuttavia menzionare esplicitamente gli investitori stranieri. Regolamentati allo stesso modo, anche i settori della stampa scritta e la radio.

Il ministro tedesco dell¿Economia, Wolfgang Clement, si &#232 allarmato di fronte all¿appetito che recentemente stanno dimostrando gli investitori stranieri, in particolare per i giornali e le riviste tedesche, indeboliti dalla crisi del mercato pubblicitario.

Il governo ha elaborato un disegno di legge che dovr&#224 permettere ai giornali di avviare pi&#249 facilmente operazioni di fusione, con l¿obiettivo di sbarrare la strada ai raid venuti dall¿estero. Ma questo progetto &#232 tuttavia contestato violentemente da alcuni oppositori.

Per Martin Dieckmann, responsabile di un nucleo di riflessione sui media del sindacato ver.di, la soluzione si trova su ¿scala europea¿.

¿Non si pu&#242 limitare gli investimenti stranieri in Germania, mentre allo stesso tempo i media tedeschi acquistano a man bassa in altri Paesi¿ d¿Europa, ha sottolineato Dieckmann.

La stampa tedesca &#232 ben impianta in Europa centrale, ma anche in quella dell¿est, in particolare attraverso il Gruppo Westallgemeine Zeitung (WAZ), che recentemente ha preso il controllo del quotidiano serbo Dnevnik.

Il Gruppo Springer possiede il primo quotidiano polacco Fakt e cura l¿edizione all¿est di numerosi giornali americani, di cui ha ottenuto la licenza.

Quest¿ultimo ha anche recentemente partecipato alla corsa per la rilevazione del quotidiano britannico Daily Telegraph, prima di gettare la spugna per via di un prezzo ritenuto troppo eccessivo.

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Raffaella Natale