BT il primo ISP europeo a bloccare l’accesso ai siti pedopornografici

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BT ha dichiarato guerra alla pedopornografia su Internet, annunciando l’arrivo sul mercato di una nuova tecnologia capace di bloccare l’accesso a siti che contengono immagini di bambini ripresi in atteggiamenti sessuali.

I dettagli relativi allo strumento censorio è per una volta il termine “benvenuto” non sono ancora stati resi noti. Quello che la società ha comunicato che verrà bloccato l’accesso ai siti Web contenenti materiale pedopornografico, siti già catalogati in una lista nera compilata dall’Internet Watch Foundation (IWF).

La lista include siti di tutto il mondo, contenenti immagini relative ad abusi sessuali sui minori, la cui visione – nonchè la produzione – illegale in Gran Bretagna dal 1978, in seguito all’approvazione del Child Protection Act.

La lista si basa su criteri strettamente legali e non morali o soggettivi e copre soltanto i siti web che contengono immagini di abusi sessuali sui minori. BT non ha avuto alcun ruolo nella sua compilazione dice il gruppo in un comunicato.

A chiunque tenterà di accedere su uno di questi siti comparirà un messaggio di errore 404, che indica che la pagina non è raggiungibile.

Il progetto, conosciuto come Cleenfeed, prenderà il via la prossima settimana e BT ha reso noto che la tecnologia verrà presto messa a disposizione degli altri ISP, molti dei quali si sono già detti interessati a implementarla.

Si tratta del maggiore sforzo finora compiuto da un ISP per impedire ai suoi abbonati di accedere a siti di questo tipo, proprio mentre le forze di polizia di tutto il mondo domandano più collaborazione da parte di tutti i player Internet nella lotta contro i le reti pedofile.

Da tempo inoltre, anche le associazioni a tutela dei bambini come la NCH si battono perchè tutte le parti coinvolte, dai regolatori agli ISP, prendano provvedimenti per proteggere i minori dai pericoli della Rete.

Secondo i dati del rapporto annuale di IWF, ogni anno si aggiungono alla “lista neraï” circa 3.500 siti pedopornografici.

“Crediamo che ognuno possa commettere un abuso in un ambiente libero come Internet. Il nostro database contiene i dettagli di siti che, se frequentati dagli utenti britannici, potrebbero indurli a violare la legge. Prevenendo l’accesso a questi siti, BT non fa altro che proteggere i suoi clienti”, ha dichiarato Peter Robbins, CEO di IWF.

La decisone presa da BT, tuttavia, non è stata delle più facili, dal momento che ogni censura sul web è sempre invisa all’opinione pubblica, ne’ la soluzione proposta da uno dei maggiori operatori europei pretende di risolvere completamente il problema.

Soprattutto, bisogner� vedere come i siti interessati riusciranno a farsi trovare ugualmente, magari semplicemente cambiando host o URL.


I paladini della libertà di espressione si sono subito mobilitati in vista del rischio che l’interdizione all’accesso ai contenuti possa trasferirsi anche ad altri ambiti.
“La cosa più inquietante” dicono alla Privacy International è che non si sta creando solo un precedente, ma una vera e propria infrastruttura per lo sviluppo della censura dei siti web”.

Ma nessuno, al momento, sembra avere questa intenzione, dato che la tecnologia non verrà estesa ai siti incitanti il terrorismo o l’odio razziale, ne’ alle reti peer-to-peer.


La soluzione, sicuramente, non mancherà di far discutere per molto tempo ancora, ma ben vengano i dibattiti se lo scopo della censura non è quello di limitare la visione di qualsiasi tipo di contenuto bensì di arginare un fenomeno odioso come lo sfruttamento dei bambini a fini sessuali.

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Alessandra Talarico