Dopo l´approvazione della Direttiva sulla proprietà intellettuale, il dibattito continua

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Europa



Con 330 s&#236, 151 no e 39 astensioni &#232 passata al Parlamento europeo la Direttiva sulla Propriet&#224 Intellettuale (IPR – Intellectual Property Rights) e industriale.

La Direttiva, la cui relatrice &#232 Janelly Fourtou (PPE), &#232 passata con larga maggioranza ma &#232 stata stemperata in certuni aspetti cardinali dall”approvazione di alcuni emendamenti.

Rispetto al testo inizialmente predisposto, sono state apportate alcune significative modifiche, specie per quanto riguarda la completa depenalizzazione del reato, rimangono infatti solo sanzioni amministrative, ed i singoli Stati membri potranno avvalersi della facolt&#224 di aggiungere postille penali al momento per&#242 non previste a livello comunitario.

La Direttiva si applicher&#224 solo dove le energie della criminalit&#224 sono state impiegate per usi commerciali, vale a dire nei confronti di commette l¿infrazione ¿per ottenere un vantaggio economico e commerciale diretto o indiretto¿.

Queste disposizioni escludono quindi i singoli utenti che possono commettere la violazione dei diritti di propriet&#224 intellettuale in buona fede.

La Fourtou ha spiegato che il nuovo provvedimento non tocca le Direttive specifiche adottate in materia, che riguardano in particolare il copyright, l¿e-commerce, o i software.

¿Nel momento in cui la contraffazione e la pirateria crescono in modo esponenziale, &#232 vitale per la nostra economia dotarsi degli strumenti necessari per assicurare il rispetto dei diritti della propriet&#224 intellettuale¿, &#232 stato il commento della Fourtou.

Le nuove norme scagionano definitivamente, quindi, con un emendamento approvato solo al termine della discussione, gli utenti delle tecnologie peer-to-peer per uso strettamente personale.

Obiettivo della legge &#232 dunque colpire l”uso commerciale dei file illegali. Si sentono sollevati tutti gli utenti Internet assidui fruitori della downloading di musica dalla Rete, attraverso le reti di file-sharing.

Grazie a questo discrimen, sar&#224 possibile distinguere tra attivit&#224 innocue e attivit&#224 criminose, permettendo diverse applicazioni della normativa in funzione della svariata casistica.

Si fa esplicitamente l”esempio dello scaricamento di musica da Internet a fini personali, che non sar&#224 perseguibile.

Questo perch&#233 il testo &#232 stato rivisto per colpire, in particolare, lo sfruttamento commerciale della contraffazione e della pirateria “su scala commerciale”. Una definizione in realt&#224 ambigua che probabilmente trover&#224 una sua soluzione nella ratifica da parte dei singoli Stati.

Inoltre, sebbene la Direttiva abbia rimosso le sanzioni penali per gli abusi mantenendo soltanto provvedimenti di tipo amministrativo, i singoli Stati membri potranno comunque introdurre forme di restrizione alla libert&#224 personale nei casi di violazione.

Questo significa, come ben spiegato da Robin Gross di IP Justice, che l”Europa adotter&#224 un meccanismo che gi&#224 ha dimostrato i suoi limiti e che solleva problemi negli Stati Uniti. La grossa differenza rispetto alle normative americane sul copyright, sta nel fatto che la direttiva europea, come noto, copre tutte le forme della propriet&#224 intellettuale, rendendo assai pi&#249 ampio il campo d”azione.

Con questa direttiva – ha commentato Gross, uno dei principali oppositori alla legge – i dati personali dei cittadini europei devono essere forzatamente rivelati ad aziende come Vivendi Universal che potranno ora colpire ed estorcere denaro anche ai consumatori europei”.

Ricordiamo che il diritto d”autore non ricopre solo l”ambito musicale, ma si estende a tuttotondo con implicazioni molto pi&#249 vaste rispetto alle normative statunitense.

La Direttiva, la cui interpretazione risulta al momento tutt”altro che agevole, secondo una nota diffusa dall”Ufficio stampa parlamentare ha comunque tolto di mezzo una delle principali preoccupazioni degli attivisti, vale a dire la punibilit&#224 di “atti commessi in buona fede dai consumatori”.

Gli Stati membri avranno adesso due anni di tempo per armonizzare le proprie leggi alla nuova Direttiva.

In merito all¿approvazione della Direttiva sulla propriet&#224 intellettuale, si era aperta un¿importante disputa che aveva determinato una presa di posizione netta anche da parte dei principali operatori Tlc europei e statunitensi, tra cui Vodafone, Deutsche Telekom, British Telecom, Telecom Italia, Yahoo e Verizon, che avvertivano che modificare la portata della Direttiva con gli emendamenti proposti dalla Fourtou e da altri parlamentari, avrebbe significato ampliarne la portata e imporre misure troppo rigide sul rispetto della propriet&#224 intellettuale.

Questo in altre parole avrebbe determinato per gli utenti il rischio di violare il diritto d¿autore e di propriet&#224 ogni qualvolta avessero scaricato un file, una foto, un Mp3 dalla Rete, anche senza fini commerciali.

Key4biz.it e Puntoit hanno anche portato avanti questa posizione presso gli addetti ai lavori italiani.

Secondo i player, la Direttiva non doveva estendersi a chi commette delle violazioni dei diritti di propriet&#224 intellettuale inconsapevolmente. Stesso parere per i governi nazionali che avevano obiettato che l”Unione europea non aveva competenza per forzarli all”imposizione di tali misure.

Contrapposti alle major, gli Internet service provider e gli operatori Tlc, che ritenevano che la legge, cos&#236 come si voleva emendare, avrebbe criminalizzato gli utenti Internet che scaricano musica dalla Rete.

Gli operatori opponevano che qualsiasi emendamento che ampliasse il campo di applicazione della Direttiva, avrebbe reso le misure della direttiva applicabili a qualsiasi tipo di violazione, a prescindere dalla sua intenzionalit&#224, scopo o gravit&#224 del danno causato, e pertanto rischierebbe di avere effetti devastanti sull¿intero mondo dell¿industria che ruota attorno ai servizi Internet (o anche della Societ&#224 dell¿Informazione o della larga banda).

E ancora, il senso di sfiducia da parte del consumatore finale arrecato dalle regole vessatorie di una simile Direttiva si sarebbe ripercosso negativamente sullo sviluppo dell¿industria di Internet e della larga banda, con effetti a catena sia sugli operatori di Rete, che sugli Isp, fornitori di contenuti e dei titolari dei diritti di propriet&#224 intellettuale

Gli Isp non escono per&#242 interamente soddisfatti da questa battaglia, pur essendo riusciti a spuntarla su diversi aspetti contro le major discografiche, che avrebbero voluto misure pi&#249 rigide contro la pirateria.

Gli Internet provider dovranno infatti tener traccia di tutte le attivit&#224 P2P al fine di consegnare i dati utili all”identificazione di possibili utenti denunciati per una illegale attivit&#224 di scambio con finalit&#224 lucrose.

E¿ doverosa a questo punto una postilla sulla relatrice del provvedimento, Madame Fourtou.

Nominata relatrice il 20 Febbraio 2003 dalla Commissione giuridica e per il mercato interno del Parlamento Ue, Janelly Fourtou si &#232 subito contraddistinta per aver assunto un atteggiamento molto forte contro la pirateria.

Nella prima relazione &#232 stata la stessa Fourtou a eliminare il distinguo tra finalit&#224 private e finalit&#224 commerciali. La cosa che fa faire la grimace (come direbbero i francesi) &#232 che la signora Fourtou &#232 la moglie del ben noto Jean-Ren&#233 Fourtou, CEO (Chief Executive Officier) di Vivendi Universal, il Gruppo francese di media che possiede la prima major di musica del mondo, la Universal Music Group.

La signora Fourtou naturalmente ha sempre negato che esistano legami tra la sua pressione per l¿adozione delle nuove disposizioni in materia di propriet&#224 intellettuale e gli interessi di Vivendi nella difesa della musica e altre forme di copyright nell¿ambito dei media.

Cosa che per&#242 non &#232 andata gi&#249 a diversi operatori del settore. Come spesso accade in questi casi, la formula di mediazione trovata, rappresenta un punto di incontro mediano a volte non accettato o non condiviso interamente da gruppi di interesse collocati nell”uno o nell”altro versante.

All”esterno del Parlamento, in contemporanea alle votazioni, si svolgeva infatti una manifestazione del CODE che tentava di sollevare il caso rispolverando i temi della libert&#224 e della privacy come baluardi insormontabili.

Manifestava pacificamente anche un piccolo gruppo di attivisti, secondo cui le restrizioni introdotte da Strasburgo costituiscono un gigantesco favore alle pressanti richieste delle multinazionali del software, della musica e del cinema. Provvedimenti simili sono gi&#224 stati adottati tempo fa dalle big corporate degli Stati Uniti, ottenendo per&#242 scarsi risultati e fortissime proteste da parte dei cittadini.

Secondo il CODE (Campaign for an Open Digital Environment), ¿Le libert&#224 civili in Europa hanno subito un grave colpo con l¿adozione di questa Direttiva, che punir&#224 i consumatori che violano accidentalmente il diritto d¿autore con le stesse sanzioni riservate ai contraffattori per mestiere¿.

Questa Direttiva ha sollevato polemiche tra associazioni che ritengono che ¿I semplici utenti non possono essere considerati come dei professionisti della contraffazione¿.

Le associazioni temono anche che accordando ai detentori di diritti un ¿diritto all¿informazione¿ e ¿all¿assegnazione¿, la Direttiva ¿violi la privacy dei cittadini europei¿.

Questo perch&#233, ai sensi delle nuove norme, un produttore potr&#224 esigere da un Isp le coordinate di un utente sospettato d¿aver scaricato illegalmente dei file.

Infine, le associazioni rimettono in causa la reale imparzialit&#224 della Fourtou in questa spinosa questione.

Anche l¿Associazione americana BSA (Business Software Association), che difende gli interessi dei produttori di software, si oppone a questa Direttiva, ma per delle ragioni diverse.

I propri membri, come quelli dell¿IFPI (International Federation of Phonographic Industry), ritengono insufficienti le disposizioni in materia di protezione dei diritti di propriet&#224 intellettuale.

Per questo motivo, la Fourtou aveva proposto delle pene detentive contro gli internauti ritenuti delinquenti.

In collaborazione con l¿EDRI (European Digital Rights), la CODE, le associazioni britanniche IP Justice e FIPR, come anche la tedesca FFII, l”IRIS hanno organizzato dei sit-in, l¿8 e il 9 marzo, a Strasburgo davanti al Parlamento Ue.

Tutto questo fa pensare che la battaglia non sia ancora da considerare definitivamente chiusa.

&#169 2004 Key4biz.it

Raffaella Natale

Allegato:

Relazione sulla proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle misure e alle procedure volte ad assicurare il rispetto dei diritti di propriet&#224 intellettuale (Relatrice Janelly FOURTOU, PPE/DE, F)

Per approfondimenti, consulta:

Archivio delle news sul Decreto Urbani, la Direttiva Europea e la Proprieta¿ intellettuale


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