Prima sentenza della Corte di Giustizia europea sulla circolazione di dati personali via Internet

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Europa



La Corte di Giustizia europea si pronuncia per la prima volta per definire con una sentenza l”ambito di applicazione della direttiva sulla tutela dei dati personali e sulla loro circolazione sulle reti di comunicazione elettroniche (direttiva 2002/58/CE).

Secondo l¿organo di giustizia europeo, fare riferimento, in una pagina Internet, a persone individuandole con i loro nomi o con altri mezzi, costituisce un ¿trattamento di dati personali interamente o parzialmente automatizzato¿.

La sentenza emessa riguarda il caso di Bodil Lindqvist, una catechista della parrocchia di Alseda, in Svezia, che &#232 stata condannata a pagare un”ammenda di circa 450 euro per aver creato, alcuni anni fa, pagine web in cui aveva utilizzato dati personali nell”ambito di un trattamento automatizzato, senza prima informare la Datainspektion, l¿ente pubblico svedese per la tutela dei dati trasmessi per via informatica. Il sito creato dalla Lindqvist aveva lo scopo di consentire ai parrocchiani che si preparavano alla cresima di ottenere informazioni utili.

La Corte di Giustizia ha stabilito, inoltre, che spetta alle autorit&#224 e ai giudici nazionali incaricati di applicare la normativa che traspone la direttiva europea, garantire il giusto equilibrio tra i diritti fondamentali, come la libert&#224 di espressione, e il diritto alla privacy. Le disposizioni della direttiva non contengono, infatti, una restrizione incompatibile con i diritti fondamentali.

In Italia, la direttiva europea sul trattamento dei dati personali &#232 stata recepita con il decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, pubblicata sulla G.U. del 29 luglio 2003, che costituisce il nuovo Codice in materia di protezione dei dati personali e che entrer&#224 in vigore il 1° gennaio 2004, sostituendo la legge n.675/1996 e molte disposizioni di legge e di regolamento. (p.s.)

Direttiva 2002/58/CE

Il nuovo Codice in materia di protezione dei dati personali