Cyber pedofilo inglese condannato a cinque anni di prigione

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Un uomo inglese di 64 anni, descritto dalla polizia come il pi&#249 ricercato pedofilo del Regno Unito, &#232 stato condannato gioved&#236 a cinque anni di prigione per aver tentato di sequestrare due minorenni conosciute su Internet.

Douglas Lindsell, ex impiegato delle poste di Twickenham (sud est di Londra) frequentava abitualmente le chat room e, spacciandosi per un adolescente, tentava di convincere le ragazzine a incontrarlo. Secondo la polizia, l¿uomo intratteneva corrispondenze ¿esplicitamente sessuali¿ con almeno 54 adolescenti britanniche e con 19 straniere. Corrispondenze ampiamente confermate dal materiale ritrovato nella sua abitazione. Di almeno venti ragazze, aveva ottenuto anche l¿indirizzo eMail e il numero di telefonino. Di tutte conosceva la taglia del reggiseno e altri dati quali il colore della biancheria e se avevano avuto esperienze sessuali.

Lindsell era riuscito a convincere due ragazzine di 13 e 14 anni ad incontrarlo e quando queste sono arrivate all¿appuntamento ha tentato di farle salire sulla sua auto, ma le due sono riuscite a scappare appena intuite le reali intenzioni dell¿uomo.

Lindsell &#232 stato processato e condannato a cinque anni di prigione per tentata sottrazione di minore ma su di lui pesavano anche altre gravi imputazioni, quali intralcio alla giustizia (Lindsell si era messo in contatto con le sue piccole vittime intimandogli di cancellare i suoi messaggi) e attentato al pudore nei confronti di minori di 16 anni.

L¿uomo &#232 stato smascherato dopo che la madre di una delle ragazzine ha scoperto una sua foto, che lo ritraeva nudo, ricevuta per posta. La donna ha subito denunciato l¿uomo alla polizia che &#232 riuscita ad arrivare a lui prima che succedesse l¿irreparabile.

¿Lindsell era maniacale nella ricerca delle minorenni e ha continuato a perseguitarle anche dopo che gli era stato confiscato il computer, per mezzo di un canale televisivo interattivo via cavo che forniva un servizio di posta elettronica¿, ha dichiarato l¿ispettore capo Chris Watts. ¿Penso che se Lindsell non fosse stato arrestato sarebbe riuscito a sequestrare e aggredire delle innocenti¿ ha concluso.

La polizia ha raccolto parecchie testimonianze di ragazzine che hanno descritto come l¿uomo tentava di avvicinarle nei forum e nelle chat. Per adescare le sue vittime, Lindsell usava sempre lo stesso metodo: si spacciava per un adolescente e a volte, per intenerire le pi&#249 recalcitranti, affermava di avere gravi problemi di salute, poi tentava di capire quale scuola frequentassero al fine di incontrarle. Appena una di loro tentava di tagliare i contatti, lui cominciava a bombardarla di squilli sul telefonino.

¿La vostra ossessione per le ragazzine &#232 una ossessione sessuale legata all¿ossessione della violenza¿ ha detto il giudice Richard McGregor-Johnson a Lindsell. ¿Il vostro scopo &#232 di mettere in pratica le vostre fantasie sessuali¿.

¿Io non so ¿ ha aggiunto il giudice ¿ (¿) se &#232 vero che Internet rende considerevolmente pi&#249 facile per qualcuno come voi avvicinarsi a questo tipo di criminalit&#224, ma voi non potete scaricare le vostre colpe su Internet¿.

Imputare la colpa dell”intera vicenda a Internet, come ha constatato il giudice, sarebbe sbagliato ma &#232 anche vero che il fenomeno della pedofilia in rete &#232 sempre pi&#249 grave e inquietante. Al punto che dal 14 ottobre, Microsoft chiuder&#224 i servizi di chat del portale MSN proprio perch&#233 questi luoghi d”incontro virtuale – come spiega Stefano Maruzzi, direttore generale di Msn. It – si sono trasformati ¿¿nel ¿territorio di caccia¿ dei gestori di siti equivoci, in gara per procacciarsi clienti. Per non parlare dei pedofili o di tutti coloro che usano il sesso per i loro commerci. Non poteva andare avanti cos&#236, considerato che le chat non si possono monitorare 24 ore su 24: sono diventate un terreno minato¿.

Secondo uno studio pubblicato da N2H2, le pagine a carattere pornografico su Internet sono circa 260 milioni, il 1800% in pi&#249 rispetto a cinque anni fa. Ricercando la parola ¿porn¿ su Google, si ottengono 80 milioni di pagine, senza contare i siti che sfruttano gli inevitabili refusi ortografici per indirizzare a loro insaputa i navigatori verso siti a luci rosse.

Alessandra Talarico