Direttiva Ue sull¿Iva: le Tv penalizzate dal nuovo regime fiscale

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Rivoluzionata la tassazione Iva per i servizi di radiodiffusione e di televisione e i servizi prestati tramite mezzi elettronici. Dal primo luglio l¿imposta &#232 dovuta, di norma, non pi&#249 nel paese in cui risiede il fornitore del servizio, ma in quello di residenza del committente.

Le imprese comunitarie, pertanto, non dovranno pi&#249 applicare l¿imposta sui servizi diretti verso Paesi terzi. Questo per effetto della direttiva 2002/38/Ce del Consiglio d¿Europa, datata 7 maggio 2002, che modifica temporaneamente la sesta direttiva Iva.

Le disposizioni della direttiva, come stabilisce l¿articolo 4, si applicano per un triennio, a decorrere dal 1°luglio 2003.

La conseguenza pi&#249 importante di questo provvedimento &#232 l¿eliminazione, per le imprese con base nell¿Unione europea, dell¿obbligo di applicare automaticamente l¿imposta sui servizi diretti al di fuori dei confini dell¿Ue. Parallelamente, le societ&#224 straniere che effettuano prestazioni online nei confronti di privati consumatori residenti nella Ue, saranno obbligate a identificarsi, ai fini Iva, in uno Stato della Comunit&#224 Europea la cui scelta ricadr&#224 nel luogo in cui si realizza la prima operazione tassabile.

La modifica alla precedente direttiva &#232 stata resa necessaria dall¿inadeguatezza di quella norma a tassare la totalit&#224 dei servizi il cui consumo ha luogo all”interno della Comunit&#224 e per impedire distorsioni di concorrenza nel settore delle vendite sulla Rete.

La direttiva comprende anche un allegato H, con la lista del servizi che potranno beneficiare di un tasso di riduzione sull¿Iva.

Ma quelli che subiranno maggiori conseguenze da questa modifica normativa sono soprattutto i servizi audiovisivi pubblici.

A oggi, la Tv a pagamento &#232 sottoposta a un¿Iva del 5% mentre il canone beneficia di un tasso ridotto del 2,2%.

Se le proposte del Commissario europeo Frits Bolkestein – responsabile del mercato interno e della fiscalit&#224 ¿ arriveranno a buon fine, significher&#224 che la maggior parte delle Tv europee dovranno versare un¿Iva del 20% con il rischio di mettere in pericolo il loro equilibrio economico e generare perdite considerevoli.

E se per l¿Italia il problema ancora non si pone, non essendo stato emanato il decreto legislativo previsto dalla legge-delega n.14 del 2003; Per gli altri Stati le cose si mettono male. Secondo le prime stime, per esempio, la Pay TV francese CanalPlus potrebbe veder ridurre le proprie entrate fino a 170 milioni di euro.

Una vera e propria catastrofe, che travolger&#224 le Tv a pagamento. Peggio ancora si metteranno le cose per le emittenti pubbliche, la maggior parte delle quali hanno gi&#224 grossi buchi nei propri bilanci. Perdite di circa 360 milioni di euro potrebbero riguardare la Tv pubblica francese, come anche quella britannica e tedesca.

Molti Stati hanno gi&#224 espresso il proprio dissenso. E per giustificare la loro posizione, hanno fatto presente che in un prossimo futuro la Tv sar&#224 diffusa via Internet, e questo sistema non prevede nessuna forma di agevolazione per il versamento dell¿Iva. Si tratta di allineare tutti i modi di diffusione allo stesso regime fiscale.

I poteri pubblici, soprattutto quello francese, hanno fatto presente che sicuramente le nuove disposizioni faranno da ostacolo ai primi esperimenti di Tv via Adsl.

La direttiva di Bolkestein, che sembra nascondere forti motivazioni politiche e finanziarie, potrebbe quindi trovare un fronte compatto di opposizione.

L¿Italia, ma anche la Francia, il Belgio o ancora l¿Austria, si stanno battendo perch&#233 il mercato del disco benefici di una riduzione dell¿Iva.

Un¿eventualit&#224 alla quale si oppone la Commissione della fiscalit&#224, che, al contrario, vorrebbe ridurre le deroghe e armonizzare il pi&#249 possibile i sistemi fiscali europei.

Proporre di inserire l¿audiovisivo nella disciplina del diritto comune fiscale, &#232 un modo per rafforzare il ruolo della Commissione in materia.

Per il momento rimane tutto sospeso. Ed &#232 quasi certo che gli Stati membri rifiuteranno all¿unanimit&#224 queste modifiche che, politicamente, non sono soddisfacenti.

La Commissione Ue decider&#224 di andare avanti ugualmente? Con il rischio di mettersi contro la maggior parte dei Paesi d¿Europa?