Cybersecurity: Massimo Artini (M5S), ‘Tema centrale quanto minaccia terrorismo’

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Massimo Artini

La questione delle difese dagli attacchi cibernetici al Paese è centrale almeno quanto quella dal terrorismo“. Così il vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati Massimo Artini intervenendo a Radio Radicale nella puntata del 9 marzo di “Presi per il Web“, trasmissione di Radio Radicale condotta da Marco Perduca, Marco Scialdone e Fulvio Sarzana con la collaborazione di Marco Ciaffone e Sara Sbaffi.

 

“Andare a disabilitare i sistemi informatici di un Paese e far crollare le comunicazioni – ha affermato Artini – è ormai il primo vero obiettivo quando si inizia un conflitto armato. Se il Congresso degli Usa fa passare il concetto che dall’attacco hacker di un singolo fino a qualcosa di più strutturato si possa considerare come aggressione militare in senso ampio questo ha delle ripercussioni anche sui trattati internazionali. Nell’ultimo anno in Commissione difesa abbiamo rilevato che c’era sempre poca attenzione verso i sitemi di sicurezza, vedere che finalmente si è arrivati ad un piano in questo senso è un buon segno, anche se tardivo; sono anni che come tecnici segnaliamo queste problematiche di controllo e verifica per i sistemi vitali di un Paese“.

 

Il 17 di marzo – ha spiegato Artini –  terminerà la prima fase di lavoro della Commissione alla quale farà seguito un’indagine conoscitiva sulle strumentazione d’arma e difesa cibernetica. Nel documento che stiamo cercando di stilare all’interno del Movimento è c’è proprio questo secondo aspetto, poco approfondito durante le audizioni in Commissione. Da informatico guardo il caso limite, il rischio peggiore, ed è a questo che bisogna dare risalto, almeno quanto si dà e si è dato ai pericoli del terrorismo. Dobbiamo essere consapevoli che subire un attacco oggi per l’Italia sarebbe deleterio per troppi aspetti. Quello che abbiamo visto questi giorni in Ucraina è emblematico, con Paesi come la Russia che hanno molto investito sule capacità professionali e tecniche per l’attacco e sulle strumentazioni di difesa“.

 

Parecchie tensioni si stanno sviluppando, in Sicilia, intorno al Muos di Niscemi. “Il Muos è un sistema mobile di comunicazione – ha spiegato – gli americani hanno sfruttato dispositive commerciali e le normali cellule 3G trasportando sul satellite il segnale. Sono state create quattro strutture tra le quali quella di Niscemi, interconnesse tra loro in fibra ottica. In ogni parte del mondo viene dato ad ogni singolo soldato la possibilità di creare con un dispositivo una rete cellulare nel raggio di un chilometro. Le tensioni di Niscemi non riguardano l’installazione fisica degli strumenti, fatta peraltro in deroga a tante norme, ma il fatto che si trova nel polo petrolchimico Gela-Priolo-Augusta e ha il problema di avere al suo interno altre 46 antenne ad alta e basse frequenza che portano la zona di Niscemi ad avere un rapporto Volt per metro di 5,5; il Muos farebbe sforare la soglia del 6 prevista dalla legge come massimo consentito. Ma il problema è che stiamo creando una zona di altissimo pericolo; per un nemico quell’infrastruttura diventa di sicuro un obiettivo di primo livello, ed è l’Italia che deve prendersi il carico di mettere in sicurezza quella zona“.

 

Rispondendo ad una domanda di Fulvio Sarzana, Artini ha parlato dei droni da parte dell’esercito italiano: “È risaputo che vengano usati, ma non sono armati. Al momento servono solo in azioni di controllo come quelle messe in campo nella Terra dei fuochi. L’Italia p uno dei Paesi che ha una capacità di certificazione dei dreni per scopi civili che altri non hanno“.

 

Infine, una chiosa sul Datagate: “La nostra legislazione – ha detto Artini – ha dei parametri e delle peculiarità molto diversi rispetto a quelli dei paesi anglosassoni, e gli stessi servizi segreti esteri, come si legge nei documenti filtrati durante il Datagate, parlano di questa capacità più limitata dei nostri servizi”.

 

Ospiti dell’appuntamento anche Corrado Giustozzi, informatico, giornalista e scrittore esperto di crittografia e criminalità informatica, Stefano Mele, avvocato specializzato in Diritto delle Tecnologie, privacy, sicurezza ed intelligence, e Marco Cappato, consigliere comunale radicale a Milano.