2012 anno nero dell’ICT italiana: le opportunità dell’Agenda Digitale e il manifesto ANITEC

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“Il 2012 si è chiuso confermandosi un anno ancora particolarmente difficile per l’economia del nostro Paese“, dichiara Cristiano Radaelli, Presidente di ANITEC – Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo, in occasione della presentazione del manifesto dell’associazione “Agenda Digitale: la via maestra per avvicinare cittadini, politica e istituzioni“, il 14 febbraio a Milano.

 

Per l’occasione, la società di consulenza e ricerche di mercato IDC ha presentato il rapporto 2013 sul mercato italiano dell’ICT, dal titolo, “Il mercato ICT in Italia: tendenze e prospettive” (scarica il documento). Con un valore complessivo di quasi 59 miliardi di euro nel 2012, il mercato italiano dell’Information & Communication Technology (ICT) è il quarto in Europa, con una contribuzione di circa il 10% sulla spesa ICT del vecchio continente (perimetro EU 25). Incertezza economica-finanziaria e volatilità dei mercati hanno caratterizzato tutto il 2012. Secondo i dati a preconsuntivo 2012, l’anno appena trascorso si è chiuso con una flessione complessiva intorno al 3,0% sul 2011.

 

Nel 2013 l’evoluzione del mercato ICT sarà influenzata dai seguenti fattori:

– rallentamento dei progetti di investimento per infrastrutture e servizi ICT;

– ritardo e incertezza nell’attuazione del Decreto sull’Agenda Digitale;

– diminuzione degli investimenti dei vendor ICT internazionali sull’Italia, a causa di una percezione negativa dell’ambiente economico.

 

Nel 2013 si presenteranno tuttavia in maniera ancora più marcata esigenze di innovazione IT e di processo da parte delle organizzazioni che, seppur in un quadro critico, non rinunceranno a investire in soluzioni e servizi ICT a supporto delle priorità di business“, dichiarano gli Analisti IDC. Negli ultimi 15 anni l’economia digitale ha creato 700.000 posti di lavoro in Italia e ha contribuito al 2% del GDP, inferiore al contributo raggiunto in Francia, con più del 3%, e nel Regno Unito e in Svezia, con più del 5% (Digital Advisory Group, 2011). Tuttavia dal 1997 ad oggi il tasso di crescita della produttività in Italia ed in Europa ha registrato una sensibile contrazione, con una visibile differenza negativa rispetto alle altre economie avanzate, soprattutto USA e Giappone.

 

Dal 2005 al 2009 l’economia digitale in Italia ha contribuito per il 14% alla crescita del GDP, sviluppandosi a un tasso molto più veloce del totale nazionale (Digital Advisory Group, 2011). Dal 2005 al 2009 l’economia digitale in Italia ha creato più occupazione di quanta ne abbia distrutta, con un contributo occupazionale netto di 320.000 unità, ovvero con la creazione di 1,8 posti di lavoro per ogni posto eliminato, rispetto a 2,6 della media di 13 paesi sviluppati o a 3,9 della Svezia. La differenza rispetto agli altri paesi è dovuta alla minore capacità di creare occupazione digitale da parte delle PMI: in Italia il rapporto è 1 a 1, mentre in Francia è 1,8 (Digital Advisory Group).

 

Da un’analisi comparata delle performance delle aziende “digital intensive” è stato stimato che la web economy potrebbe contribuire alla crescita annua del Paese con un ulteriore 0,25% annuo rispetto ai trend attuali. Le potenzialità dell’economia digitale in Italia sono stimate a circa 25 miliardi di euro di PIL aggiuntivo entro il 2015 (anche se la crescita del GDP in generale è stata riveduta verso il basso da tutti gli osservatori statistici nazionali negli ultimi mesi).

 

Una delle trasformazioni importanti riguarda il rapporto fra vendite di PC e vendite di device mobili: già nel 2011 le vendite di smartphone a livello globale, hanno superato quelle dei Personal Computer: nel 2012 la spesa per gli smartphone è cresciuta del 36% rispetto al 2011, raggiungendo circa 300 miliardi di euro mentre quella per i PC è stata di circa 230 miliardi di euro (IDC, 2012).

 

Gli effetti negativi della congiuntura sfavorevole che ha investito l’economia globale, amplificati in Italia dal clima di incertezza politica e dalla scarsa fiducia dei mercati – aggiunge Radaelli – sono ormai drammaticamente tangibili nel vissuto quotidiano di imprese e cittadini, oltre che testimoniati dall’andamento di tutti i principali indicatori economici. Sebbene questo scenario non abbia risparmiato le imprese dell’Information & Communication Technology, vi sono evidenze ormai riconosciute che proprio in questo settore risiedono le risorse sulle quali fondare una strategia nazionale in grado di colmare il gap di competitività che affligge il nostro sistema Paese, rilanciare l’economia e avviare il percorso di uscita dalla crisi. La correlazione tra intensità tecnologica di imprese, famiglie e amministrazioni e gli indici di produttività di una comunità rappresenta il punto di partenza che ha dato il via alla definizione dell’Agenda Digitale europea. Nel nostro Paese purtroppo tarda ancora l’adozione di un progetto di ampio respiro caratterizzato da tempistiche certe, che sulla scia delle iniziative già intraprese in diversi Paesi europei, consenta all’Italia di recuperare le posizioni perse negli ultimi anni sfruttando appieno le straordinarie potenzialità offerte dalle tecnologie digitali. La promozione dello sviluppo del settore ICT come generatore di crescita, valore, competitività e sostenibilità è quindi un impegno fondamentale per tutti i soggetti che compongono questa filiera“.

 

ANITEC, conclude Radaelli, “fa di questo obiettivo uno degli elementi fondanti della propria missione. IDC Italia, socio ANITEC, con la redazione del presente rapporto offre, dal proprio punto di osservazione, una fotografia aggiornata delle ultime tendenze del mercato ICT in Italia. Lo studio, realizzato con competenza e professionalità, rappresenta un importante strumento di analisi e di riflessione e un valido contributo a sostegno della digitalizzazione del Paese“.