eCommerce: solo il 29% delle aziende italiane investe in un negozio elettronico

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Business InternationalFiera Milano Media, ha presentato oggi la Survey  “E-Commerce: Scenari, Trend, Limiti ed Opportunità“, in occasione dell’E-Commerce Power, l’evento giunto alla terza edizione che ha ogni anno l’obiettivo di analizzare ed approfondire in modo critico e neutrale  l’andamento del commercio elettronico in Italia, principalmente attraverso il coinvolgimento di case study e testimonianze aziendali.

 

La Survey, che ha coinvolto 200 aziende italiane, si è proposta di evidenziare la propensione e la familiarità delle imprese italiane con il commercio elettronico al fine di arrivare ad indicare in concreto i trend e le nuove sfide strategiche del 2013, gli strumenti che i retailer saranno chiamati ad utilizzare per diminuire le barriere all’acquisto online e gli “e-commerce accelerator factor” dei prossimi anni.

 

E’ emerso come sempre un quadro costituito da luci e ombre. Le notizie positive sono che nonostante il negozio fisico risulti essere ancora il canale di vendita preferito dalle aziende (74%), l’on-line retail si va sempre più affermando attraverso le sue molteplici forme: Web – al 2° posto come canale di vendita con il 58% delle preferenze, Channel Shop (13%), Social Network (12%) e infine Mobile (9%).

 

Passando alle note dolenti, solo il 29% delle aziende dichiara di possedere ed utilizzare un negozio elettronico (“Users“). Tra le aziende invece che ancora non sono dotate di un punto vendita “elettronico”, il 34% dichiara di non aver intenzione di utilizzarne uno in futuro (“Never Users“), mentre il 37% prevede di implementarlo in futuro, ma non prima di 3 anni (“Next Users“).

 

Tra i Never Users, l’82% ha dichiarato quale principale motivazione al mancato utilizzo dell’e-Commerce il fatto di non trovarlo adatto e utile alla propria tipologia di business. In alcuni casi tuttavia questo dato risulta essere influenzato da una scarsa conoscenza da parte delle aziende stesse di potenzialità, opportunità e ambiti di applicazione attuali del commercio elettronico e dalla poca propensione a confrontarsi con benchmark esteri.

 

Per i Next Users invece il principale obiettivo legato alla decisione di utilizzare il commercio elettronico in un prossimo futuro resta quello del raggiungimento di particolari target di mercato (80%), seguito dalle finalità di incrementare la propensione all’acquisto e di diminuire i costi di struttura, promozione e rappresentanza. Si rivela dunque prevalente la percezione dell’e-Commerce come strumento in grado di  consentire un immediato ampliamento del mercato di riferimento e di raggiungere una clientela diversa e più ampia rispetto a quella raggiungibile con tool di vendita più tradizionali.

 

Infine tra gli Users si riscontra un allineamento con i Next Users in termini di percezione dei  benefici chiave generati dall’eCommerce, che si rivelano ancora una volta il raggiungimento di particolari target di mercato (67%) e la riduzione dei costi di struttura e promozione (62%).  In sintesi la vendita online, consentendo di abbattere alcuni costi tradizionali connessi alla vendita diretta al pubblico, si dimostra nei fatti un canale che permette un maggiore guadagno, che può tradursi in una riduzione dei prezzi per un prodotto più competitivo sul mercato.

 

Tra i principali ostacoli citati dagli Users c’è invece la difficoltà a raggiungere soddisfacenti tassi di conversione dei visitatori in clienti, legata soprattutto allo scetticismo dei consumatori verso forme di pagamento, garanzie di qualità sul prodotto, spedizioni e assistenza post-vendita (67%). La diffidenza verso il negozio virtuale e l’acquisto a distanza, senza poter “toccare con mano” il prodotto, costituisce una barriera che le aziende devono ancora riuscire ad abbattere.

 

Per aumentare il grado di fiducia nell’e-Commerce, appare necessario garantire al cliente un’esperienza di acquisto, ed eventualmente post-vendita, che sia eccellente, curando ogni dettaglio della vendita, dagli aspetti economici a quelli logistici (pagamenti, reclami, garanzie, tempi di spedizione, imballaggi solidi e integri, ecc.). Non mancano segnali incoraggianti in questo senso: il 59% degli Users dichiara infatti che destinerà una quota maggiore di budget per ottimizzare sviluppo ed implementazione di piattaforme e-Commerce nel 2013. Tra i canali in cui gli Users hanno intenzione di investire maggiormente nel prossimo anno figurano il Web (77%), i Social Media (65%), e il Mobile (54%).

 

Infine, altro dato interessante è quello relativo al fatturato proveniente da vendite online, che per il 60% delle aziende intervistate è inferiore al 10% del totale, risultato che evidenzia come anche tra gli Users ci sia un grosso potenziale non ancora sfruttato in relazione all’e-Commerce.

 

“ll numero degli italiani che acquistano online continua a crescere e aumentano per le aziende italiane le opportunità di business legate al commercio elettronico. La survey di Business International si è posta l’obiettivo di analizzare il mercato dal punto di vista delle aziende, per offrire un quadro il più possibile realistico ed imparziale di questo settore, che rappresenta come sappiamo una leva importante sulla strada della digitalizzazione e della crescita del nostro Paese. E’ emerso come le imprese italiane abbiano ancora un passo più lento rispetto ai consumatori nell’adozione di tale strumento, a dimostrazione di come gli individui siano più rapidi delle organizzazioni nell’adottare i benefici dell’innovazione,” ha dichiarato Antonio Greco, AD di Fiera Milano Media. “Abbiamo comunque rilevato anche dei segnali positivi, molte aziende hanno già compreso le potenzialità dell’e-Commerce e lo utilizzano sempre di più, ed altre si stanno attrezzando per recuperare il ritardo. Occorre però agire anche su quelle che sono rimaste ferme, condividendo casi di successo e promuovendo – in collaborazione con istituzioni, università, operatori, aziende e cittadini – una corretta informazione sui benefici che il commercio elettronico è in grado di apportare alla business community e, in generale, al Sistema socio-economico italiano”.