Internet delle cose: 50 mld di dispositivi connessi nel 2020. La Ue avvia consultazione

di Alessandra Talarico |

Già oggi, ogni cittadino Ue possiede in media 2 dispositivi connessi a internet. Nel 2015 ci saranno 25 miliardi di device connessi. La Commissione raccoglie pareri per elaborare una raccomandazione che sarà pronta entro la prossima estate.

IoT


Internet degli oggetti

In un futuro non troppo lontano, la maggior parte dei dispositivi che fanno parte della nostra vita quotidiana – telefoni, automobili, elettrodomestici, vestiti e persino alimenti – saranno connessi in rete attraverso chip intelligenti RFID e potranno rilevare e comunicare dati.

Il cosiddetto ‘internet delle cose’ (IoT, Internet of Things) solleva però diversi dubbi relativi alla privacy, dal momento che i dati elaborati e conservati da questi dispositivi attengono, tra l’altro, ai modelli comportamentali degli utenti, alle loro preferenze e alla loro ubicazione.

Per questo la Commissione europea ha lanciato una consultazione per raccogliere pareri su come elaborare un quadro che permetta di sfruttare le potenzialità economiche e sociali dell’IoT, garantendo un livello adeguato di controllo dei dispositivi e, quindi, il rispetto dei diritti della persona.

 

E non bisogna pensare che si sta parlando di uno scenario fantascientifico: già oggi, infatti, ogni individuo possiede in media almeno 2 oggetti collegati a internet e secondo recenti stime, il numero salirà a 7 entro il 2015, per un totale di 25 miliardi di dispositivi collegati con connessione senza fili nel mondo. Entro il 2020 il numero potrebbe raddoppiare a 50 miliardi.

 

Tra le applicazioni che rendono l’idea dei benefici legati all’internet delle cose e motivano l’impegno della Ue verso questo nuovo mercato, la Commissione spiega che, ad esempio, se una persona anziana dimentica di prendere una medicina essenziale, un messaggio d’allarme avverte dell’accaduto un familiare o un centro d’emergenza locale, in modo che qualcuno passi a vedere se va tutto bene. O ancora, l’automobile potrà controllare i suoi sistemi e comunicarci che è ora di passare dal meccanico, oppure potrà fare una deviazione consentendoci di evitare un potenziale ingorgo; lo smartphone potrà avvisarci che abbiamo dimenticato una finestra aperta o informarci che lo yoghurt in frigo è scaduto.

Funzioni, quindi, utili e neanche troppo invasive. Eppure, anche solo l’idea che saremo presto circondati da oggetti in grado di ‘prendere iniziative’ senza il nostro input a molti dà i brividi e solleva nell’opinione pubblica dubbi etici e giuridici.

Sono già molti gli ambiti in cui veniamo quotidianamente ‘spiati’ a nostra insaputa…se ci si mette anche il frigo? È questo che viene da pensare.

 

Ma da Bruxelles assicurano che il tutto avverrà nella massima sicurezza e nel pieno rispetto della vita privata e dei valori etici, in modo che il ‘cittadino medio’ abbia fiducia nella tecnologia e capisca che la tecnologia viene sviluppata solo per agevolare la quotidianità, non per invadere la nostra privacy.

 

La consultazione, che durerà fino al 12 luglio 2012, consentirà di elaborare un quadro etico-giuridico adeguato e di presentare una raccomandazione sull’internet delle cose entro l’estate 2013.

Già nel 2009, per altro, la Commissione aveva elaborato un ‘piano d’azione‘ su internet delle cose, consapevole che lo sviluppo del mercato debba avvenire in maniera ‘compatibile’ con “valori fondamentali quali il rispetto della vita privata e la tutela dei dati personali”.

 

documento di consultazione

 

video sull’internet delle cose

 

identificazione a radiofrequenza (RFID) e internet delle cose