Giuseppe Dossetti

di di Fernando Bruno |

Un innovatore nella Democrazia Cristiana del dopoguerra

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Giuseppe Dossetti

Bollati Boringhieri editore

Pubblicato: febbraio 2014

Pagine: 352

ISBN: 8833972976

prezzo: 23,00

 

«Se Dossetti avesse continuato a fare politica, la DC si sarebbe spezzata». È l’explicit lapidario che Gianni Baget Bozzo, suo vecchio sodale, appose nel 1977 a una storia iniziata quattro decenni prima e conclusa da tempo.

 

Quando venivano scritte queste parole, Giuseppe Dossetti era ormai un monaco di sessantaquattro anni votato allo studio e alla preghiera, lontano dalla scena pubblica. Ma nell’immediato dopoguerra, da laico, fu il giovane protagonista di una stagione di rinnovamento che coinvolse le forze più vive del cattolicesimo politico italiano e il partito in cui, conflittualmente, cercarono rappresentanza.

 

Sembrava che di quel tentativo poi naufragato si conoscesse ogni singola mossa, ogni posizione in gioco, ogni retroscena. Non è così. Lo si scopre nel documentatissimo saggio di Fernando Bruno, che ha il merito di guardare all’intera vicenda da un punto di osservazione finora non abbastanza messo a profitto: la rivista «Cronache Sociali» (1947-51), organo politico quindicinale del gruppo dossettiano, ossia della sinistra democristiana nella sua espressione più alta e significativa.

 

Gli articoli di Dossetti, Lazzati, La Pira, Caffè, le grandi inchieste, l’osservatorio interno e internazionale erano modelli di un giornalismo civile, colto e incalzante, dove veniva allo scoperto l’alternativa alla leadership di De Gasperi. Tra lui e Dossetti la distanza di temperamento, di cultura politica, di visione del partito e dello Stato non avrebbe potuto essere maggiore. Al tatticismo degasperiano risucchiato nella «manovra governativa» e nel «patteggiamento di gabinetto», e sospinto a destra, Dossetti contrappose un’azione «formativa e suscitatrice, in strati sempre più vasti, di uno slancio collettivo vitale».

 

Le sue reiterate cooptazioni al vertice della Democrazia Cristiana, e le dimissioni che ogni volta ne seguirono, fino alle definitive del 1952, testimoniarono l’impossibilità di «agglutinare» due modi di intendere l’agire politico. Sappiamo quale prevalse e con quali conseguenze

 

Fernando Bruno, giornalista e saggista, lavora attualmente presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), dove si occupa dei mercati dell’audiovisivo. Esperto di diritto delle comunicazioni, e già membro del Consiglio Superiore delle Comunicazioni, ha rivestito in questo campo numerosi incarichi istituzionali. Tra i suoi libri: Editoria e radiotelevisione. Normativa nazionale e comunitaria (con Umberto Troiani, 1995) e Il nuovo ordinamento delle comunicazioni. Radiotelevisione, comunicazioni elettroniche, editoria (con Gilberto Nava, 2006), testo di riferimento per il settore. Ha collaborato ai volumi collettanei Dieci proposte/obiettivo per la riforma del sistema radiotelevisivo (a cura di Enzo Cheli e Paola M. Manacorda, 2006), Mezzi di comunicazione e riservatezza. Ordinamento comunitario e ordinamento interno (a cura di Alessandro Pace, Roberto Zaccaria e Giovanna De Minico, 2008) e La RAI prossima futura: «chi la governa e chi la paga». Il finanziamento del servizio pubblico: canone sì canone no, quale riforma? (a cura di Franco Sircana, 2008).

 

Flavio Fabbri