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Sarà una tecnologia senza innovazione quella del 2026

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Una tecnologia in trincea, recintata, che verrà scambiata in base alle strategie nazionali e non più combinata nell’agorà della rete.

Una tecnologia in trincea, recintata, che verrà scambiata in base alle strategie nazionali e non più combinata nell’agorà della rete.

L’aura di costume che aveva accompagnato nei decenni scorsi l’irruzione di un nuovo modo di vivere con i sistemi digitale, caratterizzata non solo dai calcoli ma anche dalle forme di trasgressione e di universalismo che quei linguaggi sembravano trasmettere, si è smorzata.

Peter Thiel nel suo saggio ‘Momento Straussiano‘ scritto nel 2004, ma letto in Europa soltanto oggi, ci rivela che la tecnologia digitale è sempre stata una forma di combattimento ideologico, un modo per assicurare la sicurezza degli USA.

Il folklore vitalistico era pura propaganda

Le ultime posizioni dell’amministrazione americana ci fanno intendere che, più ancora dei venti di guerra che soffiano dal medio oriente e dall’Ucraina, è proprio il capitalismo atlantico che ha mutato bussola.

Quel processo circolare per cui le applicazioni della Silicon Valley si affermavano sul mercato in virtù di un’alta accessibilità ai loro codici operativi, che spingeva i programmatori di tutto il mondo a elaborare e sperimentare soluzioni innovative, sembra ormai sostituito con gli interessi  geo-economici locali che mirano a realizzare in proprio, senza più la frenesia intraprendente che abbiamo conosciuto nei decenni scorsi, ogni soluzione, centellinando le concessioni esterne e capitalizzando il più possibile i dati degli utenti.

La trattativa su Tik Tok ci dà il nuovo mood

La trattativa su Tik Tok, che vede il governo americano imporre una nazionalizzazione del ramo statunitense della piattaforma cinese, ci dà il mood di quanto si sta preparando.

Ogni sistema nazionale – USA, Cina, Russia, l’oriente arabico – si muove ormai con una bussola dual use, in cui ogni tecnologia ha sempre un risvolto militare e come tale viene gestita con una logica protettiva.

La riserva indiana di OpenAI

Ci chiederemo sempre di più chi siano i proprietari di quell’applicazione, di quella intelligenza artificiale, in quale sistema industriale è integrata, con quale strategia commerciale e geopolitica è gestita. OpenAI sembra anticipare i tempi e sta creando una vera riserva indiana, potremmo dire, in cui applicazioni commerciali e sistemi generativi creano una enclave commerciale tutelata, che concentra i dati e standardizza le soluzioni, limitando le forme di personalizzazione.

Cina e Russia nascono come sistemi centralizzati e stato-centrici, con marchi che rientrano nei confini dei propri apparati di sicurezza come il sistema Alibaba e appunto Tik Tok per i cinesi, o Telegram per la Russia.

Big Tech Usa più arroccate

Negli Usa, Google è al bordo di questa svolta. La sua cultura è universalistica, le sue applicazioni, come AI Overview e AI Mode, sono per loro natura globali, ma la guerra commerciale lo sta portando ad un’autarchia industriale  con i chip autoprodotti che inevitabilmente comporterà una geografia commerciale meno aperta.

Anche Meta sta arroccandosi nei propri confini, che a loro volta sono più coincidenti con quelli del paese di origine. Le strategie open source che erano state lanciate nei mesi scorsi per personalizzare gli LLM non trovano corrispondenza nell’organizzazione verticale dei dati e delle applicazioni.

I sauditi si stanno aggirando facendo shopping con i fondi sovrani e cercando spazi per irrobustire un apparato nazionale, rilevando quote di aziende tecnologiche così come comprano squadre di calcio: per entrare nei mercati locali.

Europa sospesa

L’Europa rimane da questo punto di vista sospesa. La sua strategia presuppone una liberalizzazione dei mercati, sia in entrata che in uscita, dove poi lavorare di fino sulle applicazioni. Ma ora si trova senza materia prima. Se le corporation americani e cinesi rifluiscono nei recinti  dei propri sistemi militari-industriali, riducendo la presenza nel vecchio continente solo ad uno scambio prodotti ditali in cambio di mano libera sui dati, si pone un problema serio: come trovare una propria sovranità digitale che sia anche efficiente e funzionale dal punto tecnologico?

Tecnologia con campioni nazionali?

In sostanza ritorna il solito dubbio: cercare di pompare campioni nazionali, o concentrarsi sui processi di decentramento delle tecnologie primarie come le intelligenze applicative e generative? E in questo secondo caso, come trovare interlocutori e partnership non subalterne? L’avvento dei World Model come sistemi operativi che modificano i meccanismi tradizionali dei LLM, perché integrano la conoscenza degli ambienti cognitivi alla semplice conoscenza mnemonica dei testi, apre uno spazio per i linguaggi complessi europei, come le memorie artistiche e gli archivi video.

La capacità di concentrare su questo passaggio la potenza di calcolo, che pure è ormai rilevante in Europa, deciderà della nostra indipendenza digitale.

Ma anche in questo caso sarà essenziale la lucida consapevolezza della propria funzione e della propria ambizione globale. E questa non si compra al mercato.

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