“La sovranità digitale non può più essere considerata un tema marginale o confinato alla sfera normativa: è oggi un fattore determinante nelle scelte tecnologiche delle imprese e nella loro capacità di competere sui mercati. Le aziende non si limitano più a richiedere protezione, ma esigono certezze sulla localizzazione dei dati, chiarezza nelle responsabilità operative e garanzie di piena aderenza regolatoria. L’evoluzione fotografata dall’Osservatorio lo dimostra chiaramente: il Private Cloud registra una crescita del +23%, attestandosi a 1,39 miliardi di euro, spinta proprio dall’esigenza di maggior controllo e dal progressivo consolidarsi delle soluzioni di Cloud sovrano” – sottolinea Massimo Bandinelli, Marketing Manager di Aruba Cloud, a margine della presentazione dei risultati della sedicesima edizione dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano.
I nuovi risultati, presentati oggi nel corso del convegno “Cloud tra Intelligenza Artificiale e Sovranità: strategie e politiche industriali per un nuovo ecosistema digitale”, rafforzano il ruolo del Cloud quale pilastro dell’innovazione e infrastruttura strategica per la competitività del Paese.
“I risultati della nuova ricerca dell’Osservatorio confermano quanto sia ormai imprescindibile proporre servizi sovereign-by-design. Un approccio di questo tipo non è solo un requisito tecnico, ma diventa un vero fattore competitivo per le aziende: abilita le scelte strategiche future, genera valore concreto per l’impresa e per i suoi clienti, e consente di scalare, estendere l’infrastruttura e adeguarsi rapidamente a nuovi requisiti normativi. In altre parole, permette di evolvere con agilità quando le esigenze cambiano. Proporre questo modello implica fondare l’offerta su infrastrutture di proprietà, con data center localizzati esclusivamente in Europa, garantire una governance e un monitoraggio esercitati all’interno dell’Unione Europea e adottare architetture aperte e interoperabili, come previsto ad esempio anche dal progetto SECA API. In questo modo la conformità non è un requisito da aggiungere ex post, ma diventa un principio architetturale intrinseco, parte integrante del disegno dei servizi Cloud” aggiunge Bandinelli.
Tra le principali evidenze emerse, il mercato Cloud italiano raggiunge nel 2025 un valore complessivo di 8,13 miliardi di euro, con una crescita del +20% rispetto all’anno precedente. A trainare l’espansione è ancora una volta il Public & Hybrid Cloud, che si attesta a 5,83 miliardi (+21%). All’interno di questa componente, l’Infrastructure as a Service (IaaS) tocca i 2,63 miliardi (+23%), arrivando a rappresentare il 45% della spesa complessiva, sostenuta in particolare dalla diffusione di ambienti dedicati allo sviluppo di applicazioni di Intelligenza Artificiale.
Il Cloud, infatti, si conferma l’infrastruttura abilitante per l’Intelligenza Artificiale, capace di sostenerne la diffusione e di determinarne i modelli di adozione. Nel 2025, il 25% delle grandissime imprese dichiara di utilizzare API di AI-as-a-Service, il 23% adotta applicazioni pronte all’uso e il 16% impiega piattaforme per sviluppatori.
“L’Intelligenza Artificiale e il Cloud sono inseparabili. La nuvola è il motore che rende possibile l’AI, ma per coglierne i benefici le imprese devono imparare a coniugare innovazione e governance dei dati, superando i limiti legati a competenze e sicurezza che ancora oggi rappresentano un ostacolo” – afferma Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano – ”Permane un vuoto di governance preoccupante: il 59% delle organizzazioni non ha ancora introdotto policy per contrastare la perdita o l’uso improprio di informazioni sensibili da parte dei dipendenti che utilizzano strumenti di AI Generativa”.
Parallelamente, i dati dell’Osservatorio segnalano un rafforzamento dell’attenzione verso la sicurezza e la conformità normativa: il 72% delle imprese ha avviato progetti di cybersecurity e gestione dei rischi informatici, mentre il 39% ha concentrato i propri sforzi sull’adeguamento alle nuove direttive europee, tra cui NIS2, DORA e AI Act.
“In questo scenario i provider locali assumono un ruolo distintivo e strategico. Non siamo meri erogatori di servizi tecnologici, ma interpreti e mediatori che si muovono tra le esigenze specifiche dei mercati nazionali e i quadri normativi e di fiducia europei. In un contesto in cui il 46% delle grandi organizzazioni ha adottato strategie ibride e selettive, diventa essenziale offrire piattaforme capaci di garantire isolamento e protezione dei dati più sensibili, senza sacrificare scalabilità, interoperabilità e flessibilità, che restano elementi imprescindibili del paradigma Cloud” – commenta Bandinelli.
Infine, il report evidenzia un trend sempre più marcato: il 35% delle organizzazioni dichiara di valutare progetti di Cloud repatriation, in crescita rispetto al 20% del 2024.
“Sempre più realtà stanno passando dall’entusiasmo del “Cloud first” alla ricerca di soluzioni più mirate ed equilibrate. La Cloud repatriation rappresenta un’evoluzione verso una maggiore personalizzazione del servizio che rispecchia i principi di sovranità: non esiste un modello unico, ma la necessità di adattare le architetture IT agli obiettivi concreti di ciascuna organizzazione. Significa sviluppare soluzioni su misura, che possono tradursi nel riportare i workload in un Private Cloud dedicato oppure nell’integrare modelli ibridi con ambienti pubblici. L’approccio giusto è quello che assicura sovranità, e quindi controllo, performance e sostenibilità economica nel tempo” – conclude Bandinelli.
Per ulteriori dettagli: https://www.cloud.it/private-and-hybrid-cloud