Criptovalute in Italia, l’Analisi dei flussi trimestrali inviati all’Organismo agenti e mediatori
Il mercato italiano delle criptovalute mostra segnali di raffreddamento. Nel secondo trimestre del 2025 il numero di italiani che detiene asset digitali è sceso del 20% rispetto ai tre mesi precedenti, attestandosi a 1,4 milioni di clienti.
In parallelo, il controvalore in euro delle criptovalute detenute si è ridotto del 22%, raggiungendo quota 1,9 miliardi di euro.
È quanto emerge dall’analisi dei flussi trimestrali inviati dai VASP (Virtual Asset Service Provider) all’Organismo agenti e mediatori (Oam).
Anche l’offerta risulta in contrazione: al 30 giugno 2025 il numero di VASP iscritti allo speciale Registro è diminuito dell’1%, passando da 140 a 138 operatori.
Contestualmente, i clienti trasmessi risultano in calo del 15%, mentre il numero di VASP che hanno effettivamente inviato il flusso segnaletico è sceso del 21%.
Nei confronti degli operatori inadempienti, l’Oam ha avviato procedure sanzionatorie.
Operazioni di conversione in forte flessione
Il ridimensionamento riguarda soprattutto le operazioni di conversione tra valute legali e valute virtuali.
Il controvalore delle transazioni è sceso del 45% per i passaggi da legale a virtuale e del 36% per quelli inversi. Anche il numero delle operazioni è in netto calo: -37% sia in entrata che in uscita.
Nel dettaglio, il decimo flusso informativo dell’Oam ha censito 2.142.384 clienti, dei quali il 65% (pari a 1.392.583) deteneva criptovalute in portafoglio a fine trimestre, per un controvalore di 1.968.309.575 euro. Il valore medio delle criptovalute detenute per cliente è quindi pari a 1.413,42 euro.
Le operazioni di conversione da valuta legale a virtuale sono state 2.838.461, con una media di 10 operazioni per cliente e un importo medio di 206,63 euro. Quelle da virtuale a legale sono state invece 2.133.166, con una media di 8,16 operazioni per cliente e un controvalore medio di 249,61 euro.
Paura delle tasse?
Come spiegato sul blog dello Studio La Porta “Dottori Commercialisti e Revisori Legali”, anche le novità fiscali introdotte quest’anno potrebbero avere un peso sull’andamento del mercato delle criptovalute in Italia.
La Legge di Bilancio 2025 (Legge n. 207/2024) ha introdotto un’importante novità per i detentori di cripto-attività: la possibilità di “affrancare” il valore dei propri asset pagando un’imposta sostitutiva del 18%.
Questa opzione consente di rivalutare il costo fiscale delle criptovalute possedute al 1° gennaio 2025, “una mossa strategica in vista dell’aumento dell’aliquota sulle plusvalenze al 33% a partire dal 2026“.
L’affrancamento consiste nel pagare un’imposta del 18% sul valore di mercato che le criptovalute avevano il 1° gennaio 2025 così “quel valore diventa il nuovo costo fiscalmente riconosciuto, riducendo l’importo della plusvalenza tassabile in caso di futura vendita“.
Il versamento dell’imposta sostitutiva è previsto entro il 1° dicembre 2025.
Un mercato concentrato in (pochi) grandi Exchange
L’offerta resta dominata dai grandi player: il 91,6% dei clienti opera su Exchange di grandi dimensioni, mentre solo l’8,26% utilizza piattaforme medie e appena lo 0,14% quelle piccole.
La concentrazione è evidente anche sui saldi detenuti: il 96,5% delle valute legali e il 76,2% delle valute virtuali si trovano presso Exchange di grandi dimensioni.
Non sorprende che l’87,1% delle conversioni da legale a virtuale e l’86,4% delle operazioni inverse siano effettuate attraverso i sette VASP maggiori, che continuano a trainare l’operatività sul mercato italiano.
Domanda criptovalute spinta da Generazione X e Millennials, tra Lazio e Lombardia
Dal lato della domanda, l’OAM sottolinea che la clientela più attiva resta la Generazione X (40-60 anni), seguita dai millennials (18-40 anni). Insieme, queste due fasce detengono oltre l’85% sia dei saldi totali in valute legali, sia del controvalore in euro delle valute virtuali, sia delle operazioni di conversione.
Meno rilevante il ruolo delle persone giuridiche: in totale ammontano a 2.201, e rappresentano solo lo 0,1% della clientela. Pur essendo marginali in termini numerici, detengono circa il 3% del controvalore complessivo delle criptovalute.
Sul fronte territoriale, i saldi e le operazioni si concentrano prevalentemente tra i clienti con residenza in Lombardia, Lazio e all’estero. Per le persone giuridiche, invece, il peso maggiore è al Nord Italia e all’estero, a conferma della maggiore penetrazione delle criptovalute nei contesti finanziari ed economici più avanzati del Paese.
Un mercato in cerca di stabilità
Il quadro tracciato dall’Oam per il secondo trimestre 2025 restituisce l’immagine di un mercato in contrazione, sia in termini di clienti attivi che di volumi. La concentrazione sui grandi Exchange e la forte dipendenza dalle generazioni centrali nella piramide delle età, ne evidenziano la fragilità strutturale, così come la scarsa incidenza delle persone giuridiche e la limitata diversificazione territoriale.
Le criptovalute in Italia restano dunque un fenomeno dominato da pochi grandi operatori e da una domanda ancora volatile, sensibile a oscillazioni di mercato, regolamentazioni e contesto macroeconomico. Siamo bel lontani, nel nostro Paese, dalla possibilità per le criptovalute di consolidarsi come asset stabile all’interno dell’ecosistema finanziario italiano.