La sentenza

DSA, il Tribunale Ue annulla le decisioni sui contributi di vigilanza per Facebook, Instagram e TikTok

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Il Tribunale Ue ha annullato le decisioni della Commissione sui contributi di vigilanza imposti a Facebook, Instagram e TikTok per il 2023. La Corte ha, infatti, rilevato un vizio procedurale nella metodologia adottata da Bruxelles. Gli effetti delle decisioni restano però validi in via provvisoria, in attesa di nuove regole conformi al DSA.

Il Tribunale dell’Unione europea ha annullato le decisioni della Commissione che stabilivano l’ammontare del contributo di vigilanza da versare per il 2023 da parte di Facebook, Instagram e TikTok. Nonostante ciò, gli effetti delle decisioni restano provvisoriamente validi, in attesa che Bruxelles riveda le procedure.

Perché la Commissione chiedeva un contributo

Il Digital Services Act (DSA) affida alla Commissione europea il compito di vigilare sulle cosiddette piattaforme online di dimensioni molto grandi, ovvero i servizi con decine di milioni di utenti nell’Ue. Per finanziare questa attività, i colossi digitali devono versare ogni anno un contributo calcolato sul numero medio di utenti mensili.

Nel 2023 la Commissione ha designato Facebook e Instagram (Meta) e TikTok come piattaforme “molto grandi” e, a novembre, ha fissato l’importo del contributo di vigilanza da versare.

La contestazione di Meta e TikTok

Meta e TikTok hanno, però, impugnato le decisioni davanti al Tribunale Ue. La Corte ha dato loro ragione: la metodologia usata dalla Commissione per stimare il numero medio di utenti attivi è stata introdotta con una decisione di esecuzione, mentre avrebbe dovuto essere adottata tramite un atto delegato, come previsto dal DSA.

In altre parole, la Commissione ha scelto lo strumento normativo sbagliato.

Effetti temporanei

Nonostante l’annullamento, il Tribunale ha mantenuto provvisoriamente gli effetti delle decisioni. Questo per evitare un vuoto normativo e consentire alla Commissione di riformulare la metodologia in modo conforme al DSA, così da poter adottare nuove decisioni valide.

Questa situazione transitoria non potrà comunque superare i 12 mesi dal momento in cui le sentenze diventeranno definitive.

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