La spesa in infrastrutture cloud aumenta a livello mondiale
Il mercato mondiale delle infrastrutture cloud continua a correre e nel 2025 è destinato a superare, per la prima volta, la soglia dei 400 miliardi di dollari di ricavi. A confermarlo sono le ultime stime di Synergy Research Group, che fotografano un settore non solo in piena espansione, ma anche sempre più centrale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa.
Nel secondo trimestre del 2025, la spesa globale per servizi cloud infrastrutturali ha raggiunto i 99 miliardi di dollari, con una crescita di oltre 20 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un incremento del 25% su base annua. Numeri che mostrano come, nonostante le dimensioni già colossali del mercato, la traiettoria resti fortemente positiva e anzi accelerata negli ultimi trimestri.
Settore in mano a tre Big Tech
La competizione rimane però altamente concentrata. A livello globale, è Amazon Web Services (AWS) a mantenere la leadership con una quota del 30% del mercato, grazie a una piattaforma che rappresenta ancora il pilastro più redditizio del gruppo fondato da Jeff Bezos.
Segue Microsoft Azure con il 20% e Google Cloud con il 13%. Insieme, i tre colossi statunitensi controllano oltre il 60% del mercato mondiale, lasciando ai concorrenti minori – come Alibaba Cloud, Oracle, IBM e Tencent – percentuali ridotte, spesso confinate a basse cifre a una sola cifra percentuale.
L’effetto AI sul cloud
Se il cloud è la nuova infrastruttura critica dell’economia digitale, l’intelligenza artificiale generativa sta diventando il principale motore della sua crescita. Secondo Synergy, i servizi cloud legati specificamente alla GenAI hanno registrato nel secondo trimestre del 2025 tassi di crescita compresi tra il 140% e il 180%.
“È un buon momento per essere un fornitore di servizi cloud”, ha commentato John Dinsdale, chief analyst di Synergy Research Group, “l’AI non solo traina l’espansione dei servizi dedicati, ma contribuisce anche a potenziare l’intero portafoglio di offerta cloud”.
Un settore strategico e conteso
Con il traguardo dei 400 miliardi di dollari in vista e una crescita a doppia cifra che non sembra rallentare, il cloud si conferma come uno dei settori più strategici dell’economia digitale globale.
Non sorprende quindi che la competizione tra i grandi player mondiali resti altissima, con investimenti miliardari destinati non solo a consolidare la leadership, ma anche a conquistare nuove quote in un mercato sempre più plasmato dalle esigenze dell’intelligenza artificiale.
Un problema enorme: la dipendenza
A leggere questi dati, c’è un evidente problema di concentrazione e dipendenza strategica: tre sole aziende americane – Amazon, Microsoft e Google – detengono oltre il 60% del mercato mondiale del cloud, con quote ben più elevate in Europa e in molti Paesi dove gli operatori locali hanno capacità limitate.
Basti pensare che, nonostante la rapida crescita del mercato cloud europeo, che nel 2024 ha raggiunto i 61 miliardi di euro, la quota detenuta dai provider continentali continua a rappresentare un modesto 15%.
Questo dominio degli hyperscalers pone almeno tre ordini di problemi:
- autonomia digitale – Se i dati di governi, imprese strategiche e cittadini risiedono su server controllati da aziende statunitensi, c’è un tema di autonomia e di applicazione di normative nazionali ed europee. Il Cloud Act americano, ad esempio, consente alle autorità statunitensi di accedere a dati archiviati da provider USA anche se conservati all’estero.
- concorrenza limitata – Con AWS al 30%, Azure al 20% e Google Cloud al 13%, lo spazio per operatori nazionali o europei si riduce drasticamente. Fortunatamente ci sono i player locali (come OVHcloud in Francia, Aruba e Engineering in Italia, o Deutsche Telekom in Germania) che pur subendo un danno da questa situazione si propongono come valida alternativa ed esempio concreto è il Sovereign European Cloud Application Programming Interface (SECA API) di Aruba, IONOS e Dynamo.
- prezzi e innovazione – Una concentrazione così elevata lascia poca pressione competitiva: le tre big hanno la forza di imporre condizioni contrattuali, prezzi e standard tecnologici, orientando il mercato in base ai propri interessi.
E l’Europa?
Proprio per rispondere a questa situazione, l’Unione europea ha promosso – ma senza successo – iniziative come Gaia-X, un progetto nato per sviluppare un ecosistema cloud federato e interoperabile, che garantisca standard comuni di trasparenza, portabilità e sovranità dei dati.
Gaia-X, di cui fanno parte numerosi provider italiani, procede però troppo a rilento e, nel frattempo, le aziende europee continuano a rivolgersi massicciamente agli hyperscalers per portare avanti il proprio business e restare competitive e per ragioni di affidabilità, scalabilità e costi.