OpenAI ha annunciato la creazione di un nuovo centro dati ad altissima capacità in Norvegia, denominato ‘Stargate’, che raggiungerà una potenza di 230 megawatt.
Il progetto, realizzato in collaborazione con la società norvegese di infrastrutture Green Mountain, rappresenta un punto di svolta nella strategia di espansione dell’infrastruttura globale di OpenAI, ponendo le basi per l’elaborazione su larga scala dei modelli avanzati di AI.
L’iniziativa, prevista per entrare in funzione nel 2028, è collocata nel sud-ovest della Norvegia, una regione nota per il suo utilizzo di energia rinnovabile, in particolare l’idroelettrico, aspetto cruciale per garantire un’impronta ambientale ridotta.
Il data center sarà anche integrato nella rete europea di supercalcolo e servirà da nodo strategico per ospitare sistemi AI di nuova generazione.
La decisione di situare Stargate in Norvegia riflette l’interesse crescente delle big tech per soluzioni energeticamente sostenibili, in un momento in cui la domanda computazionale delle AI generative aumenta vertiginosamente.
L’infrastruttura supporterà l’addestramento di modelli sempre più sofisticati e sarà progettata per essere modulare, permettendo espansioni successive senza dover ricostruire da zero. L’operazione consolida la presenza europea di OpenAI e testimonia una volontà concreta di decentralizzare il calcolo ad alte prestazioni al di fuori degli Stati Uniti.
Oltre all’aspetto energetico e tecnologico, l’iniziativa ha implicazioni strategiche per la sicurezza dei dati, la sovranità digitale europea e la resilienza delle reti AI.
Stargate rappresenta dunque un esempio emblematico della direzione che l’infrastruttura computazionale dell’AI sta intraprendendo: sostenibile, modulare, geopoliticamente distribuita e pronta a scalare verso livelli mai visti.
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I doppiatori si ribellano mentre l’AI minaccia l’industria del doppiaggio
Cresce la tensione tra i professionisti del doppiaggio e le aziende tecnologiche che stanno introducendo soluzioni basate su AI per la sostituzione delle voci umane nei contenuti audiovisivi.
Doppiatori di tutto il mondo stanno denunciando un cambiamento radicale nel settore, innescato dall’utilizzo sempre più diffuso di software in grado di replicare fedelmente le caratteristiche vocali umane.
Tali tecnologie consentono la creazione di doppiaggi multilingue in tempi record e a costi ridotti, minando l’occupazione degli attori vocali professionisti.
Numerose testimonianze raccolte indicano che gli artisti vocali si sentono espropriati della propria identità creativa, poiché molte aziende utilizzano le loro voci registrate in passato per addestrare algoritmi senza un consenso chiaro.
Alcuni contratti stipulati in precedenza non contemplavano la possibilità di un riutilizzo digitale, lasciando spazio a interpretazioni legali controverse. Le associazioni di categoria stanno cercando di aggiornare le tutele contrattuali e imporre limiti all’uso dell’AI nella localizzazione dei contenuti audiovisivi.
La questione è particolarmente sentita in Paesi dove il doppiaggio ha una lunga tradizione culturale, come Italia, Francia e Germania.
Qui, l’utilizzo di voci sintetiche rischia di appiattire la resa artistica, impoverendo l’esperienza narrativa. Tuttavia, le aziende che sviluppano AI difendono il loro operato sottolineando l’accessibilità e l’efficienza garantite dalla tecnologia, in particolare per le piccole produzioni.
Il dibattito rimane aperto, ma è chiaro che il settore del doppiaggio è a un punto di svolta cruciale: bilanciare innovazione tecnologica e diritti degli interpreti sarà fondamentale per il futuro dell’industria.
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