Una nuova frontiera della sicurezza digitale
La Commissione europea sta progressivamente cercando di escludere il colosso cinese Huawei dalla partecipazione allo sviluppo e alla manutenzione dei cavi sottomarini che collegano l’Unione europea ai paesi terzi.
Questa iniziativa, secondo quanto riportato da Théophane Hartmann in un articolo pubblicato su euractiv.com, si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione alla sicurezza delle infrastrutture digitali critiche e rappresenta un’evoluzione della Strategia europea in materia di cybersicurezza e sovranità tecnologica delineata oggi a Bruxelles.
Già bandita de facto dalle reti mobili 4G e 5G, in diversi Stati membri, Huawei si trova ora nel mirino anche per quanto riguarda le dorsali fisiche delle telecomunicazioni: i cavi sottomarini, che trasportano oltre il 98% del traffico internet globale.
Un settore strategico, che poco tempo fa ha visto un gruppo di importanti operatori del settore delle telecomunicazioni e delle infrastrutture digitali lanciare un appello all’Unione europea (Ue), al Regno Unito e alla NATO: proteggere i cavi sottomarini, la spina dorsale invisibile della nostra economia e comunicazione digitale.
Un’infrastruttura critica di estrema rilevanza geopolitica, che conta ormai 552 distinti cavi per 1,4 milioni di km di lunghezza complessiva, tale da registrare un incremento del 12% di data center sottomarini.

Il ruolo strategico dei cavi sottomarini
Spesso trascurati dall’opinione pubblica, i cavi sottomarini sono l’ossatura invisibile dell’economia digitale globale. Collegano continenti e alimentano le comunicazioni intercontinentali, la finanza, il cloud computing, e persino la trasmissione dei dati militari e diplomatici.
La loro sicurezza è diventata una priorità assoluta dopo diversi episodi di sabotaggio nel Mar Baltico, che hanno riacceso i timori di attacchi ibridi contro le infrastrutture critiche europee.
Il tema è stato anche ripreso all’interno della Strategia presentata oggi a Bruxelles in cui si chiede una più stretta collaborazione con i partner internazionali, storici e nuovi, per plasmare l’ecosistema digitale “occidentale” e rendere più forti, protette e resilienti le infrastrutture digitali strategiche, essenziali per consentire sviluppi in settori critici quali l’energia, i trasporti, la finanza e la sanità.
Tra queste, ovviamente le tecnologie emergenti, come l’IA, il 5G/6G, ma anche i semiconduttori e le tecnologie quantistiche.
Lo ha sottolineato in una nota Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione: “Le tecnologie digitali sono fondamentali anche per la difesa. Lo vediamo ovunque, dall’intelligenza artificiale sul campo di battaglia in Ucraina agli attacchi informatici sponsorizzati dallo Stato contro gli Stati membri dell’UE. La nostra nuova strategia chiede di rafforzare la capacità dell’Europa di difendersi dalle minacce digitali”.
Lo ha ribadito Henna Virkkunen, Vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia: “I paesi che padroneggiano l’IA e le tecnologie avanzate non solo ottengono un vantaggio economico decisivo, ma rafforzano anche la difesa e la sicurezza nazionali. Sebbene l’UE non risparmierà sforzi per rafforzare la sua competitività in questi settori, collaboreremo anche con i partner per sostenere le loro transizioni digitali. In effetti, nessun paese o regione può guidare la rivoluzione tecnologica da solo. E l’IA è troppo fondamentale perché il futuro dell’umanità possa essere ridotto a una ricerca di supremazia tra le potenze avanzate dell’IA. Nell’UE abbiamo molte competenze e soluzioni da offrire e una forte volontà politica di promuovere l’innovazione tecnologica e la sicurezza nell’UE e per i nostri alleati e partner. Oggi stiamo compiendo un passo decisivo nel rafforzare le nostre attuali collaborazioni e nella ricerca di nuovi partner”.
Nei documenti pubblicati oggi si fa riferimento direttamente alle partnership geostrategiche che l’Europa potrebbe portare avanti (2025-2030) con gli alleati USA, Giappone, Canada e Groenlandia nel quadrante artico: “La connettività artica riveste un’importanza strategica per l’Unione Europea.
Essa contribuirà a ridurre la latenza dei dati e a facilitare flussi informativi affidabili tra l’UE, la Groenlandia, il Canada, gli Stati Uniti e il Giappone, offrendo una rotta alternativa per i cavi sottomarini e rafforzando la sicurezza e la resilienza delle infrastrutture di comunicazione tra l’UE e i suoi partner.
L’Unione Europea collaborerà con i propri partner per sostenere progetti che promuovano lo sviluppo di nuove rotte di cavi sottomarini nella regione artica, sfruttando il meccanismo per collegare l’Europa (Connecting Europe Facility) al fine di catalizzare investimenti pubblici e privati”.
È in questo contesto che, secondo Euractiv, la Commissaria ha rilanciato e rafforzato una proposta originariamente avanzata dal suo predecessore Thierry Breton: ridurre drasticamente la dipendenza dell’Europa da fornitori “ad alto rischio” — espressione che nella retorica UE è ormai sinonimo di Huawei e ZTE.
Huawei (sempre) nel mirino di Bruxelles
Stando all’articolo, la nuova “Strategia Digitale Internazionale” adottata dalla Commissione prevede l’estensione del bando attualmente in vigore per le reti mobili anche all’infrastruttura sottomarina. A differenza di ZTE, che non è attiva in questo segmento, Huawei è un player globale tramite la sua controllata Huawei Marine Networks, oggi ribrandizzata come HMN Tech dopo la cessione parziale a Hengtong Group. Ciò rende l’azienda cinese il principale bersaglio del provvedimento europeo.
Per rendere operativa questa esclusione, Bruxelles propone la creazione di una conferenza annuale europea per il coordinamento dei percorsi dei cavi, la valutazione dei partner industriali e l’analisi dei modelli di finanziamento, con l’obiettivo di garantire “autonomia strategica e diversificazione dei fornitori”.
Una mossa geopolitica
La proposta arriva in un clima di forti tensioni geopolitiche. Le relazioni tra l’Ue e Huawei sono già compromesse da un recente scandalo di corruzione che coinvolge alcuni europarlamentari, mentre la Cina continua a rafforzare la propria presenza nelle infrastrutture digitali a livello globale come parte del progetto geopolitico della “Digital Silk Road”.
Nel mercato mondiale dei cavi sottomarini, quattro grandi operatori dominano la scena (che vede ormai altri Big cercare un posto al sole): la francese ASN (Alcatel Submarine Networks), la statunitense SubCom, la giapponese NEC e, appunto, la cinese HMN Tech. Una eventuale esclusione di Huawei dall’Europa aprirebbe nuove opportunità per gli operatori occidentali e asiatici non cinesi, ma potrebbe anche inasprire le tensioni con Pechino.
La svolta di Bruxelles segna un chiaro allineamento con le preoccupazioni espresse da Stati Uniti e alleati del G7 sul controllo delle infrastrutture critiche da parte di attori non affidabili.
Tuttavia, resta da vedere quale sarà la reazione della Cina e se l’Unione riuscirà a bilanciare l’imperativo della sicurezza con le esigenze industriali e diplomatiche.
Una cosa è certa: la geopolitica delle reti non è più solo una questione tecnica, ma una partita strategica in cui si decide l’autonomia, la resilienza e il futuro digitale dell’Europa.