Galileo: nulla di fatto se non arriveranno altri fondi pubblici. L’allarme del ministro tedesco Tiefensee

di Alessandra Talarico |

Europa


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Si fa sempre più in salita il cammino del progetto di radionavigazione satellitare europeo Galileo, tanto che la presidenza tedesca dell’Unione europea ha confermato che chiederà un maggior impegno del settore pubblico nella sua fase di costruzione.

 

La crisi di quello che doveva rappresentare il primo esempio europeo di partnership pubblico-privato è sempre più profonda e difficilmente – ha confermato il ministro dei trasposti tedesco Wolfgang Tiefensee, “si riuscirà a giungere a un accordo con il consorzio” concessionario del sistema.

 

Le otto società concessionarie del sistema – AENA, Alcatel, EADS, Finmeccanica, Hispasat, Immarsat, TeleOp and Thales -non riescono infatti a trovare un accordo sulla condivisione dei rischi e non hanno ancora creato una singola compagnia che li raggruppi né eletto un negoziatore che rappresenti i consorzi nelle negoziazioni con il Galileo Joint Undertaking o il Galileo Supervisory Authority.

 

Difficile, dunque, credere che il sistema riuscirà a essere completamente operativo entro il 2011 e, mentre il budget continua a lievitare, c’è anche chi parla di dubbi emersi riguardo i profitti legati ai servizi. Come dire, chi acquisterebbe Pepsi se potesse avere Coca Cola gratis?. I servizi offerti tramite il sistema americano – che è stato però progettato per scopi militari e non civili come Galileo – sono gratuiti, come si prevede saranno quelli del sistema cinese ‘Beidou‘ – composto da 35 satelliti e che dovrebbe essere operativo già dal 2008, come doveva esserlo Galileo secondo i progetti iniziali.

 

Una bella grana, insomma, per un sistema che avrebbe dovuto sancire la fine della dipendenza dal sistema americano GPS, oltre che creare almeno 150 mila posti d lavoro, per un mercato di servizi e infrastrutture stimato in circa 275 miliardi di euro nel 2020.

 

Nel progetto iniziale, i costi totali del progetto erano stati stimati in 3,6 miliardi di euro: 1,5 miliardi di euro per la fase di definizione e preparazione del progetto  totalmente finanziati dal settore pubblico (ESA e Commissione); 2,1 miliardi di euro per la fase di lancio dal 2006 al 2008 ( di cui 1/3 dal settore pubblico, 2/3 dal settore privato).

In seguito, i costi avrebbero dovuto essere interamente a carico del settore privato.

 

La Commissione europea proporrà però che il settore pubblico si assuma di finanziare fino a 2,4 miliardi di euro aggiuntivi per assicurare il decollo del progetto entro il 2012, mentre si avvicina la scadenza dell’ultimatum del Commissario europeo ai trasporti, Jacques Barrot, che ha fissato per il 10 maggio il termine ultimo per la creazione della Galileo Operating Company e per la designazione del Ceo della compagnia, in grado di parlare e impegnarsi in suo nome senza il veto degli azionisti e ha anche avvisato che inizierà a valutare eventuali alternative per lo sviluppo del progetto, basate su una revisione tecnico-finanziaria del programma di gestione.

 

Il prossimo 7 giugno i ministri dei trasporti della Ue discuteranno delle possibili alternative per far sopravvivere quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’industria europea in uno scenario che sembra ancora tutt’altro che definito.

“Ci prepariamo – ha detto ancora Tiefensee – a una partnership pubblico-privato in cui la partecipazione pubblica si concentrerà nella fase di costruzione e quella privata nella fase operativa”.

  

Il sistema Galileo che a differenza del rivale Usa GPS e di quello russo Glonass è concepito da uno staff civile anziché militare –  sarà formato da 30 satelliti di cui 27 operativi e 3 di riserva.

 

Il sistema, spiegava Barrot poco più di un anno fa, “rappresenterà una rivoluzione tecnologica equivalente a quella generata dalla telefonia mobile. Questa avventura dimostra come l’Europa sappia mettere gli sforzi comuni a servizio di un’ambizione collettiva”.

 

Ma il sogno sembra sempre più lontano dal realizzarsi.

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