Cronache di (dis)servizio pubblico: privatizzare due reti Rai, soluzione fin troppo facile?  

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Mercato Tv

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Vito Nicola De Russis che si inserisce nel confronto aperto da Key4biz sul ruolo del servizio pubblico. Cosa cambiereste e come? La parola ai lettori…

 

Gentile Direttore,

 

la lettera di Remigio del Grosso, Vice Presidente CNU-AGCOM – Membro Comitato Scientifico Rai, pubblicata su key4biz dell’11 settembre (Leggi lettera), precisa nell’analisi della situazione della Rai, si concludeva con la ipotesi risolutiva del “problema” di lasciare la Tv pubblica con una rete sola finanziata dal “canone” versato dal popolo italiano. Il titolo, “Cronache di (dis)servizio pubblico: perché non privatizzare due reti Rai e finanziare solo la terza col canone?“, ne condensava l’articolo.

 

Purtroppo, anche di fronte a qualcosa di estremamente importante per la vita di un popolo, quale è, certamente, la “Libertà della Informazione” si presenta, per l’ennesima volta, la collaudata ricetta. Quella ricetta che, radicalizzando lo stato di fatto non certamente positivo, applica il “chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato” e assegna a “chi ha dato” la gestione della parte “male” e a “chi ha avuto” la gestione della parte “buona”. E’ la solita storia costruita col solito sistema. Si prende di mira un settore, lo si gestisce per raggiungere il massimo degrado possibile, si alimenta la informazione negativa e, quando “la pera è matura” si fa arrivare il salvatore della patria il quale consegna “le disgrazie” ai disgraziati, prende per se il fagotto dell’oro e ….. anche questa volta, come sempre, il gioco è fatto.

 

Siamo alla vigilia dell’avvento esclusivo del digitale terrestre. Sostiene lo scrivente che se vorrà ricevere qualche briciola di Informazione seria DOVRA’  pagarla. Pertanto: paga direttamente (canone) la rete Rai che resta; paga indirettamente (e copiosamente) la carta stampata attraverso il finanziamento pubblico; paga direttamente la copia cartacea del quotidiano che ritira dall’edicola; paga la informazione tramite il digitale terrestre. Non compra libri e/o riviste.  Non arrivando già ora a coprire le spese mensili (e non ha mutui in atto), quale spesa “deve” tagliare? Di sicuro pagherà il canone per non incrementare ai “fannulloni” la gioia che provano nel perseguitare in maniera molto pesante, (ed anche noiosamente), chi non paga il canone Rai perché, così facendo, loro (i fannulloni) “non disturbano” l’affollato settore degli evasori fiscali e dei falsificatori di bilanci societari. Di sicuro pagherà il finanziamento istituzionale dei produttori di giornali, sempre più affamati di “aiuti” finanziari statali. Non accenderà la Tv anche per ridurre gli effetti negativi dello stress per la pazzesca ricerca di un “raggio di luce” culturale-informativo. Saltuariamente pagherà all’edicola qualche copia di quotidiano.

 

Cosa resta?

 

Battere le mani per questo ulteriore degrado del livello della “convivenza civile” in questo Paese che già occupa stabilmente il fondo delle classifiche comunitarie.

 

Dimenticheremo subito l’Alitalia. Incontreremo, sempre più spesso, l’esercito in servizio di ordine pubblico. I passaggi dei bus pubblici oltrepasseranno (a Roma) gli attuali 60 minuti. I 15 minuti di ritardo dei treni sull’orario ufficiale, che ora vengono ritenuti “in orario”, subiranno un “ritocco” in aumento. Il prezzo in aumento del barile di petrolio continuerà a far aumentare immediatamente la benzina e continueranno a “dimenticarsi” le fasi discendenti. Idem per i cereali (con ogm e senza). Dimenticheremo la pestifera aria che respiriamo e che l’acqua è, ormai, una “normale” merce.

 

Perderemo sempre più la forza di reagire e, quindi, ………. .

 

Tempi bui.

 

Il saggio ci ricorda che nei tempi bui della fame e della miseria dell’ultima guerra (1939 -45) c’era chi si arricchiva con la borsa nera.

 

Resti la Rai a tre reti. Vadano in altri arenili gli attuali gestori. Si renda efficace il diritto di accesso riservando una delle tre reti ai soggetti che possono incidere ad elevare il livello della convivenza civile e ridurre la violenza sulla vita e sulla dignità  delle persone. Cessi il finanziamento pubblico della carta stampata e quelle risorse destinarle a opere di moralizzazione ed educazione alla convivenza civile. E’ intollerabile, disumano, diseducativo, immorale e vergognoso gratificare con la immunità i falsificatori di bilanci, gli evasori fiscali ed altri soggetti. E’ inqualificabile l’azione di gratificare i manager che “gestiscono al degrado” le aziende a loro affidate; ancora peggio e scandalosa se quella gratifica assume livelli inimmaginabili. Cessi il finanziamento pubblico ai partiti (finanziamento che, con l’avvento dell’euro: 1.1.2002) è passato da 800 lire per la durata della legislatura ad 1 euro a voto per 5 anni (per cui viene assicurato il finanziamento anche in presenza di interruzione della legislatura); decretato l’effetto retroattivo.

 

Sono alcune delle briciole di vita “nascosta” dai media privati e pubblici.

 

La rete Rai di accesso darebbe voce a chi oggi non ha voce di far conoscere quotidianamente questa realtà della società nella quale viviamo (senza aspettare l’uscita di un libro, vedi la “Casta “, che fa un bel fuoco pirotecnico).

 

 

Saluti

Vito Nicola De Russis

 

 

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