Banda larga: Confindustria, ‘Cipe sblocchi almeno parte dei fondi’. Scajola insiste, ‘Internet veloce per poter competere nella Ue’

di Raffaella Natale |

Italia


Banda Larga

S’è tornato a parlare di fondi Cipe per la banda larga in occasione del convegno “Nuove esigenze e opportunità nella gestione dell’ Ict: data center per il futuro“, promosso da Confindustria, che s’è tenuto oggi a Udine.

Per Gabriele Galateri, delegato di Confindustria per le comunicazioni e lo sviluppo delle reti broadband, “è importante che il prossimo Cipe sblocchi i finanziamenti previsti per il superamento del digital divide”.

Il problema – ha detto Galateri – è stato posto in maniera molto attiva. Sento indicazioni da parte di alcuni ministri che al prossimo Cipe potrebbe cominciare a passare qualche pezzo di questo progetto. Tutto ciò mi dà la speranza che il tema sia affrontato, sia pure con i tempi e con i modi che sono condizionati dalla situazione economica del Paese”.

Sul previsto stanziamento di 800 milioni da parte del Cipe, Galateri ha precisato che “il Comitato potrebbe cominciare con lo stanziare qualche tranche inferiore. Mi sembrerebbe molto importante partire – ha aggiunto Galateri – al di là del fatto che siano o meno disponibili tutti questi fondi perché si attiva un percorso a cui partecipano non soltanto il pubblico ma anche il privato, le Regioni e gli enti locali che secondo me – ha concluso il delegato di Confindustria – sono una componente fondamentale del progetto”.

 

Di banda larga è tornato a parlare ieri anche il Ministro Claudio Scajola citando gli i dati dell’Ocse.

Stando a queste cifre, ha precisato Scajola, “l’Italia crescerà dell’1,1% nel 2010. Noi, però, dobbiamo stimolarla di più questa crescita, perché se sarà davvero dell’1,1% impiegheremo quattro o cinque anni per tornare ai livelli del 2006. E’ troppo tempo”.

 

A conclusione del suo intervento, agli Stati Generali del Pdl di Imperia, il ministro è anche intervenuto sulla ripresa economica, avvertendo: “Ritengo che dobbiamo coniugare la salvezza dei conti pubblici con uno stimolo più forte alla ripresa, che significa, poi, far rientrare risorse, perché se cresce il Pil quello che metteremo sul tavolo avrà un costo inferiore”.

Secondo Scajola è indispensabile in quest’ottica puntare all’innovazione: “Bisogna guardare anche alla ricerca, alla banda larga e, quindi, internet veloce. In sostanza, dobbiamo metterci nelle condizioni che di fronte alla ripresa ci sia una possibilità più forte di competizione dell’Italia con gli altri Paesi”.

Il ministro ha concluso sostenendo: “Abbiamo significativi segnali di crescita sulla produzione, sugli ordinativi delle imprese, sulla fiducia dei cittadini. Stiamo uscendo da una crisi difficile, dove abbiamo retto meglio di altri Paesi. Tre mesi fa abbiamo sorpassato l’Inghilterra, il primo Paese industrializzato della storia; abbiamo tenuto i conti in regola e oggi si comincia a intravedere la ripresa”.

 

Il Ministro Renato Brunetta, parlando a Rtl, ha commentato: “Nessuno vuole una spesa senza rigore”, ma “si possono fare tantissime riforme a costo zero“.

A sostegno di questa tesi il numero uno di Palazzo Vidoni cita il caso delle cosiddette public utilities (gas, luce, acqua, nettezza urbana, etc.). Attualmente, ha precisato il ministro, “si tratta di prodotti forniti da ex municipalizzate monopoliste, concessionarie in monopolio: tutte di proprietà al 100, o quasi, di enti locali. E non brillano per efficienza. Il Governo ha detto che non possono più essere monopolisti e che devono aprirsi al mercato”. Un modo – secondo Brunetta – per eliminare i monopoli, per non sprecare più, per ottenere costi più bassi.

 

Secondo il ministro in questa logica bisogna muoversi: con “riforme che non costano ma fanno bene al Paese“. Così dunque le “8, 9, 10 polizie, che costano molto” e per le quali “c’è un’enorme riforma da fare“; così per l’introduzione della banda larga o per una modernizzazione della sanità.

Insomma, ha detto ancora Brunetta, in temi di crisi “tutti abbiamo condiviso le scelte dure di Tremonti e Berlusconi. Ma non esiste un partito della spesa. Si possono fare tantissime riforme a costo zero” e “non tutto può essere lasciato al gratta e vinci anti-evasione, per incentivare a farsi dare le ricevute: ci fa sorridere, recuperare qualche centinaio di milioni di euro, tutto bene, ma non solo di questo ha bisogno il Paese”.

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