L'intervento

5G, Roberto Viola (UE): “Avviate 147 sperimentazioni in Europa, attesi fino a 100 miliardi l’anno di investimenti privati entro il 2025”

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Il DG Connect Viola: “Saranno necessari investimenti privati nel 5G, per sviluppare non solo i servizi, ma anche l'ecosistema in cui il nuovo standard potrà prosperare. Per quanto riguarda l'Ue, stimiamo che la spesa proveniente dal settore privato ammonterà a 60-100 miliardi di euro l'anno nei prossimi cinque anni”.

Già entro la fine dell’anno in corso avremo modo di sperimentare i primi lanci commerciali della rete 5G in alcune delle principali città europee. Una tecnologia verso la quale nutriamo grandi aspettative, in termini di crescita economica e industriale, nuovi servizi, creazione di posti di lavoro e abitazione di ulteriore innovazione tecnologica.
La Commissione europea ha da tempo lanciato diverse iniziative di ricerca e innovazione, direttamente a supporto delle sperimentazioni delle reti 5G, cercando di accelerare lo sviluppo del nuovo standard con l’obiettivo di trarne i dovuti vantaggi in termini di competitività globale.

Come ha ricordato Roberto Viola, Direttore generale Directorate General Communication, Networks, Content and Technology (DG Connect) della Commissione europea, in un articolo su theparliamentmagazine.eu, testata d’informazione ed approfondimento del Parlamento europeo, “la Commissione lavora su questo da molti anni. Nel 2013, abbiamo lanciato un programma di ricerca su larga scala chiamato 5G Public-Private Partnership o 5G-PPP, il primo al mondo a sviluppare lo standard 5G come lo conosciamo attualmente. Con oltre 700 milioni di euro di investimenti pubblici, siamo stati in grado di mobilitare complessivamente 5 miliardi di euro, assicurando all’Europa una posizione di leader in termini di ricerca e sviluppo.
Abbiamo proposto il piano d’azione 5G nel 2016, in cui si invitavano le parti interessate e gli Stati membri a designare, per ogni Paese, almeno una città da abilitare al 5G entro il 2020, con l’obiettivo di lanciare le reti commerciali attivate entro il 2025.
L’anno scorso, inoltre, abbiamo creato l’Osservatorio europeo 5G per monitorare i progressi dei lanci commerciali, i risultati dei test cittadini e dei corridoi autostradali, perché oltre gli obiettivi sulla carta poi bisogna anche assicurarsi di essere sulla buona strada per raggiungerli”.

Ad oggi, ha annunciato Viola, “sono in corso 147 test 5G in giro per l’Europa, con un investimento totale di 1 miliardo di euro, inclusi 300 milioni di euro dal programma di ricerca Horizon 2020 dell’Unione”.

Uno standard, come ormai sappiamo bene, che offrirà connettività di alta qualità, di gran lunga superiore all’attuale miglior livello del 4G, in grado di soddisfare la nascente industria 4.0, i trasporti intelligenti, i veicoli connessi e a guida autonoma, le diverse applicazioni dell’intelligenza artificiale, del supercalcolo, dell’internet del futuro e dell’internet delle cose diffusa, delle smart cities e delle smart home.
Per l’anno prossimo, secondo dati dell’Unione europea, sono attese 6 miliardi di connessioni dell’Internet delle cose, per un giro di affari complessivo, tra infrastrutture, hardware, software e servizi, di 1.200 miliardi di dollari.
In Europa il mercato 5G dovrebbe raggiungere i 48 miliardi di dollari entro il 2025, secondo uno studio Research And Markets.

Ovviamente, le Istituzioni europee non possono fare tutto da sole, ha spiegato Viola, il 5G di cui disponiamo al momento non è ancora pronto per autostrade interattive (smart roads) ed interconnesse per il traffico veloce di auto a guida autonoma, o per far volare droni di servizio tra i palazzi. Ci vorrà del tempo, manca ancora un’infrastruttura adeguata e capillare, una copertura soddisfacente dei territori interessati.
E giustamente, il Direttore ha ricordato che il 5G non sarà rilevante tanto per gli smartphone e per il mercato consumer, quanto per l’industria e l’economia in generale.
Saranno necessari investimenti del settore privato nel 5G, per sviluppare non solo i servizi ma anche, altrettanto importante, l’ecosistema in cui il nuovo standard potrà prosperare.
Per quanto riguarda l’Unione europea, stimiamo che gli investimenti sul 5G provenienti dal settore privato ammonteranno a 60-100 miliardi di euro l’anno nei prossimi cinque anni”, ha precisato Viola.
“La tecnologia, nella sua forma più avanzata, sarà disponibile principalmente in aree con una forte domanda da parte delle imprese e dell’industria, il che significa che il 4G continuerà a svolgere un ruolo importante in parallelo per molti utenti”.
“I benefici che il 5G offre nelle applicazioni di alto valore come la guida automatica o le fabbriche intelligenti – ha continuato nel suo articolo il DG – determineranno in ultima analisi il ritmo del cambiamento, pertanto, lo sviluppo della tecnologia, delle applicazioni e dell’infrastruttura pubblica dovrà andare di pari passo”.

Le risorse private sono fondamentali per sviluppare un mercato europeo forte e vivace, in grado certamente di competere a livello globale, ma altrettanto importanti sono i fondi pubblici: “Molti dei servizi che 5G faciliteranno sono di interesse pubblico, motivo per cui miriamo ad aumentare le risorse pubbliche a partire dal nuovo piano di investimenti dell’Unione per programmi come Horizon Europe, il programma Digital Europe, CEF in Telecom e InvestEU”, ha evidenziato Viola.

Per l’affermarsi del 5G in Europa, però, non servono solo fondi e risorse da investire, perché sono anche altri i problemi da risolvere, non materiali, ma spesso politici, oltre che tecnici, di coordinamento, oltre che di sicurezza e infrastrutturali.
Viola a riguardo ha scritto: “Le preoccupazioni sulla sicurezza delle reti 5G hanno sollevato dubbi sull’autonomia strategica dell’Unione nello sviluppo della nuova tecnologia di rete ad alta velocità, ma la Commissione europea è stata pronta ad agire, pubblicando una raccomandazione per garantire una visione comune dei bisogni di sicurezza informatica delle reti 5G in tutta Europa.
Naturalmente, gli Stati membri sono responsabili della propria sicurezza nazionale, ma dobbiamo adottare un approccio comune per affrontare i rischi in modo da non frammentare il mercato unico europeo”.
Un invito a camminare tutti sulla stessa strada, insomma, ma che pare tutt’ora difficile, anche alla luce del recente voto al Parlamento europeo sulla tecnologia di rete da utilizzare per connettere i veicoli a guida autonoma, con l’Europa spaccata in due tra i fautori del 5G e del WiFi.
L’ha spuntata il 5G, ma è chiaro che manca ancora una visione comune sul futuro tecnologico, pur con un occhio di riguardo alla cosiddetta “biodiversità tecnologica”, che va sempre salvaguardata.
È la frammentazione, come ha detto Viola, assieme agli interessi di parte e le crisi politiche, a porre limiti continui alla nostra crescita, non altro.