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5G: per la Ue un tesoretto da 113 mld di euro. Ecco i settori che avranno più benefit

Completare la rete mobile 5G in tutti e 28 Stati della Ue entro il 2020 costerà all’incirca 56 miliardi di euro, ma i benefici che ne deriveranno sia in termini economici e occupazionali saranno notevoli: il 5G dovrebbe infatti creare 2,3 milioni di posti di lavoro e contribuire a generare un beneficio annuo di 113,1 miliardi di euro, con ricadute sull’economia per 141 miliardi.

Almeno è quello che rileva uno studio condotto per la Commissione europea da InterDigital Europe, Real Wireless, Tech4i2 e CONNECT (Trinity College Dublin) con l’obiettivo di identificare e quantificare benefici, impatti e requisiti tecnici del 5G e supportare così la pianificazione strategica per l’introduzione della tecnologia in tutta Europa.

La Ue non vuole perdere il treno del 5G ma viaggia ancora in netto ritardo rispetto alle altre maggiori economie mondiali. ecco perché la Commissione europea, nel suo ultimo connectivity package lanciato il 14 settembre ha posto l’ubiquità della connettività 5G in tutte le aree urbane e le principali strade e ferrovie tra le priorità strategiche per il 2025, insieme all’accesso a 1Gbps per tutti i principali motori socioeconomici (scuole, università, centri di ricerca, poli di trasporto, fornitori di servizi pubblici come ospedali e amministrazioni, e imprese basate sulle tecnologie digitali e l’accesso a una connettività che offra velocità di download di almeno 100 Mb/s per tutte le famiglie europee, nelle zone rurali o urbane.

Non dimentichiamo infatti che il 5G non riguarderà soltanto le comunicazioni tra persone, anzi: il 5G assicurerà la capacità necessaria per far fronte all’incremento del traffico wireless generato da umani e macchine e sarà uno dei fattori abilitanti della quarta rivoluzione industriale.

Il beneficio annuo combinato di 113 miliardi entro il 2025 identificato nello studio proviene da due raggruppamenti: benefici di prim’ordine in quattro industrie verticali, per un totale di 62,5 miliardi di euro e ed i benefici di secondo ordine in quattro “ambienti”, per un totale di € 50,6 miliardi di euro. Il 63% di questi benefici complessivi sarà per le imprese e il 37% per i consumatori e per la società.

I quattro settori verticali che si avvantaggeranno maggiormente della diffusione ubiqua del 5G, secondo lo studio, saranno: quello automobilistico, con vantaggi strategici stimati in 13,8 miliardi di euro; quello dei trasporti riuscirebbe a ottenere benefici per 5,1 miliardi di euro. Sanità e servizi pubblici potrebbero godere di vantaggi economici per 1,1 miliardi di euro e 775 milioni rispettivamente.

I 4 ambienti saranno quelli delle Smart City (8.1 miliardi di euro), Non-Urban (10,6 miliardi); Smart Homes (1,3 miliardi) e Workplace (30,6 miliardi)

Ma in che modo il 5G potrà davvero porre le basi per questa crescita?

Lo studio sottolinea che i benefici e le funzionalità della tecnologia mobile di prossima generazione sono estremamente ampi e variegati e ha identificato tre pilastri principali che potranno innescare i cambiamenti e lo sviluppo:

 

50Mbps ovunque – una copertura veramente ubiqua dovrebbe contribuire a superare il “digital divide” causato dalla scarsa copertura della banda larga.

Soluzioni scalabili per reti di sensori –  Il supporto per reti M2M/IoT su larga scala è una priorità per tutti i mercati verticali, in particolare, per quello automobilistico, per la sanità, i trasporti e le utilities.

Internet ultra-tattile – un salto di qualità che ha il potenziale di sbloccare applicazioni futuristiche quali, inclusi i cicli di rilevamento-risposta-attuazione in tempo reale e le interazioni uomo-dispositivo e dispositivo-dispositivo.

Per Alan Carlton, Vice Presidente di InterDigital Europe, l’obiettivo dello studio è quello di indagare su ciò che il 5G potrebbe in realtà significare per le industrie, tra cui il settore della telefonia mobile e così da fornire una base per i regolatori, altre autorità pubbliche e le varie parti interessate per pianificare le necessarie politiche in settori quali l’assegnazione dello spettro e la futura regolamentazione del mercato. “La chiave di tutto questo – ha spiegato – è di raggiungere il massimo beneficio, sia sociale ed economico”.

E farlo in fretta perché l’Europa è già indietro  di almeno due anni.

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