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5G: ecco perché la Ue rischia di perdere la corsa

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Con l'approvazione, domani, della proposta 'Spectrum Frontiers, gli Usa saranno il primo paese al mondo ad aprire le bande ad alta frequenza per le reti e le applicazioni 5G.

Mentre l’Europa dovrà aspettare il 2020, se tutto va bene, gli Usa entreranno da domani nell’era del 5G con l’approvazione della proposta Spectrum Frontiers, con cui la Federal Communications Commission assegna alla banda larga wireless ben 14 GHz di spettro non licenziato che si troveranno per lo più nella parte alta e altissima dello spettro.

“Gli Stati Uniti saranno il primo paese al mondo ad aprire le bande ad alta frequenza per le reti e le applicazioni 5G e si tratta di un primato molto importante perché vuol dire che le aziende americane saranno le prime a partire”, ha detto il presidente della FCC, Tom  Wheeler.

Gli operatori americani – AT&T e Verizon – e altri provider hanno già iniziato i test sul 5G, ma gli Usa saranno il primo paese al mondo ad assegnare alla tecnologia le alte frequenze sopra i 24 Ghz. Si tratta, in particolare alle bande 28 GHz, 37 GHz, 39 GHz e 64-71 GHz che fino a poco tempo fa erano considerate inadatte ai servizi mobili perché, in sostanza, più è alta la frequenza di trasmissione, più teoricamente il raggio di copertura si accorcia.

Punti deboli che, secondo quanto affermato dal commissario FCC Mignon Clyburn sono stati trasformati  in punti di forza dagli ingegneri del settore che hanno trovato modo di costruire antenne dinamiche per sostenere le reti ad alta capacità. “Progressi che porteranno le reti 5G a offrire velocità di trasferimento dati molto più alte e una latenza notevolmente inferiore a quella offerta dagli attuali servizi mobili”.

Dalla tabella di marcia e dalle parole del presidente della FCC si comprende come gli Usa stiano adottando un approccio sostanzialmente diverso da quello europeo. Innanzitutto perché – dice Wheeler – la FCC non si occuperà di definire standard, cosa che dovrà essere fatta dal mercato: “deve essere la tecnologia a guidare la politica non viceversa”.

“E se qualcuno viene a dirvi che conosce nel dettaglio cosa offrirà il 5G, andate nella direzione opposta”, ha aggiunto Wheeler, sottolineando che “a differenza di altri paesi, gli Usa non passeranno i prossimi due-tre anni a studiare quello che il 5G dovrebbe essere, come dovrebbe funzionare, come assegnare lo spettro sulla base di questi presupposti. Il futuro – ha aggiunto –  ha un suo modo per inventarsi ed è preferibile lasciare il mercato libero di innovare che lasciare la definizione del futuro a regolatori e comitati”.

“Quello che faremo – ha detto ancora Wheeler – è rendere disponibile lo spettro e lasciare che sia il settore privato a produrre gli standard più adatti per quelle frequenze e quegli usi”.

Per gli Stati Uniti, la leadership nel 5G è una “priorità nazionale” e, come già avvenuto per il 4G, campo in cui hanno ampiamente surclassato la Ue, la FCC intende lasciare campo libero al mercato.

Un approccio sostanzialmente diverso, dicevamo, rispetto a quello della Ue, sempre troppo divisa e frammentata nei suoi nazionalismi. Gli Stati europei si sono presi infatti fino a metà 2020 (ma con la possibilità di rinviare al 2022) per il passaggio della banda 700 Mhz dalla Tv digitale alla banda larga wireless. Ieri, per altro, si è assistito a un pesante botta e risposta tra il vicepresidente della Commissione europea Andrus Ansip e il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle telecomunicazioni Antonello Giacomelli. Ad Ansip, che domani sarà in Italia e terrà un’audizione alla Camera (Commissioni riunite Trasporti, Attività produttive e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato) e ha affermato che l’Italia non può permettersi due anni di ritardo, Giacomelli ha risposto: “…Non c’è nessun ritardo dell’Italia sul passaggio delle frequenze 700Mhz alle tlc, ma una decisione presa all’unanimità dal Consiglio dei governi europei dello scorso 26 maggio, d’accordo nel fissare al 2022 la data ultima per il passaggio delle frequenze”.

Un clima, insomma, non proprio disteso e, all’orizzonte un ritardo enorme dell’Europa sul 5G. E così, mentre gli Usa pensano di poter partire coi primi servizi già nel 2018 – nello stesso anno partirà anche la Corea  – e Wheeler parla della decisione che verrà approvata domani come “la più importante che questa commissione prenderà quest’anno”, l’Europa probabilmente continuerà a ripetere quello che è ormai un mantra scaduto e cioè che ‘non possiamo perdere questo treno se vogliamo essere di nuovo leader’…